Capitolo 9

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Nicolas fissa la porta per qualche istante e poi mi chiede:

"Dove sta andando? Non la segui?"

Sospiro prendendo la mia borsa e rispondo:

"È andata a dimostrare che sto sbagliando. Mi dispiace, ma ora devo tornare a casa."

"Sì, certo. Questi sono della tua sorella." - mi passa la cartella firmata. - "Mi sono permesso di mettere dentro un paio di numeri. La possono aiutare." Era così presa dal correre da Tyler che non ha più pensato di prendere i documenti.

"Grazie."

La prendo e vado a chiamare l'ascensore. Quando esco dall'ospedale mi prendo un secondo per prendere una boccata d'aria. Non mi è mai piaciuto litigare con mia sorella. Abbiamo avuto una infanzia felice, ma certe volte volte rimanevamo a casa con la babysitter perché nostri genitori lavoravano, e passavamo tutto il tempo insieme.

Faccio un altro respiro e chiamò un taxi. Non pensavo che questa giornata potesse andare così male. Quando arrivò a casa è ormai notte fonda, fortunatamente domani è domenica, così potrò andare alla spiaggia. Mi faccio una doccia e preparo una bella tazza di tè. Vado a sedermi sul divano e prendo la cartella di Jess per vedere cosa hanno scritto i medici. Più leggo, più capisco quanto la mia assenza abbia influito sulla vita di Jess. Se solo sapessi come sarebbe andata, non sarei mai partita. O l'avrei portata con me. Anche se in verità glielo avevo proposto, ma lei rifiutò. Diceva che almeno una di noi doveva restare con i genitori, perché, cito testualmente: "Hanno raggiunto quell'età in quale hanno bisogno di esser tenuti d'occhio. Come gli adolescenti!". Sapevo benissimo che sarebbe stata dura per nostri genitori averci entrambe lontane, così non ho insistito. Ma se solo...

Suono del campanello mi costringe a tornare sul pianeta terra. Controllo dallo spioncino. Jess... Apro la porta e la guardo per qualche istante. La visione non è dei migliori: il mascara colato, occhi rossi e capelli in disordine. Mi sposto di lato per farla entrare senza dire niente. Mentre lei si accomoda sul divano, vado in cucina a mettere l'acqua per il tè. Nel mentre passo in bagno a prendere lo struccante e un pettine. Dopo aver sistemato il tutto sul vassoio torno in salotto. Jessica è rimasta nella stessa posizione da quando si è seduta: le braccia conserte, sguardo perso nel vuoto e le lacrime che continuano a scendere. Si dondola avanti e indietro e non riesco a capire se è perché ha bisogno di una dose o perché è triste.

Appoggio il vassoio sul tavolino e mi siedo davanti a lei. Le porgo il pettine, ma lei non ci fa caso, ancora persa nei suoi pensieri. Così le prendo una ciocca e pian piano la pettino, poi prendo un dischetto e lo struccante e le tolgo il trucco colato. Finalmente lei mi guarda e ne approfitto per darle la tazza di tè. Le faccio un piccolo sorriso e riprendo a struccarla. Lei fa qualche sorso e lo sguardo si perde di nuovo nel vuoto. Dopo aver finito, vado a riempire la vasca e prendo un pigiama pulito.

"Tesoro, ti va di fare un bagno?" - le chiedo sussurrando.

Jessica sbatte le palpebre cercando di tornare coi piedi per terra, dopo qualche secondo annuisce e mi segue in bagno. Le do un po' di privacy e quando sento che è entrata nella vasca, mi avvicino al bordo. Prendo la spugna e gliela passo sulla schiena.

"Ti ricordi quando mamma e papà erano via per lavoro e noi giocavamo in giardino, te in qualche modo riuscivi sempre a sporcarti di fango. Nonostante avessimo il prato e clima era caldo, tu aprivi l'acqua e scavavi le buche per creare la tua palude personale."

"Hai deciso di farmi rivivere le sensazioni del passato per farmi ricordare qualcosa?" - mi chiede con un tono acido.

"Lo capirai tra poco. Dicevo, dopo che ti eri fatta la tua spa improvvisata, la tata doveva farti il bagno, ma ti rifiutavi categoricamente. Sei sempre stata una bambina bravissima, ma nel momento di fare il bagno ti trasformavi in una bestia indomabile..."

Is It Love? Owen [Fanfiction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora