11) Ci siamo quasi, ci sono fasi

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* linguaggio volgare, accenni sessuali *

Futura's POV

La luce che filtrava dalla persiana semi - aperta della camera di Fabrizio mi ferì gli occhi, costringendomi a serrarli.

Mugolai infastidita, riaprendoli lentamente e allungando una mano, per cercarlo. Lui non era lì, ma il letto era ancora tiepido, segno che doveva essersi alzato da poco.

Mi presi un momento, per riflettere sugli avvenimenti delle ultime ore, e sulla giornata che avrei affrontato a breve. Era giovedì, e mancavano poco più di ventiquattr'ore alla prima data del tour di Fabrizio, a cui avrei assistito da spettatrice privilegiata. Sorrisi a quel pensiero.

- Fab? Fabrizio? - lo chiamai a bassa voce, ancora impastata dal sonno.

- Piccolé, te sei svejata?

Mi misi seduta, alzando gli occhi. Lui era comparso sulla soglia, e mi stava fissando con un sorriso a trentadue denti. Doveva già essersi lavato e vestito, come testimoniavano i suoi vestiti. Jeans neri e stretti, strappati sulle ginocchia, e la felpa bianca coi disegni neri, che indossava anche nelle foto promozionali del CD. Questa era sbottonata all'altezza dello stomaco, e sotto portava una semplice t-shirt nera, molto aderente.

Il mio corpo, nonostante tutto, continuava a reagire, e sentii un brivido corrermi giù per la schiena.

- Ciao, Fab... - mormorai ancora mezza addormentata.

Lui mi rivolse un tenero sorriso, camminando velocemente verso il letto e poggiando da una parte il vassoio che reggeva tra le grandi mani tatuate. Quelle mani...

"No, ok... Futura, fai la brava... controllati, su..."

Fabrizio si sedette sul bordo del letto e allungò un braccio, traendomi a sé.

- 'Giorno, bimba... dormivi come n'angelo, e quinni nun t'ho svejata, sa'? - mormorò a bassa voce, carezzandomi piano la schiena, prima di scostarmi da sé, e puntare i suoi occhi nei miei, sempre con quell'affascinante sorriso a piegargli le belle labbra carnose - 'Nto sei bella... - sussurrò ancora con voce tenera, prima di prendermi il viso tra le mani e piegarsi leggermente in avanti, sfiorandomi le labbra con un bacio delicato. Gli allacciai le braccia attorno al collo, abbandonandomi contro di lui con un sospiro - ... piccola, 'nto sei tenera... - fece piano, lasciandomi una carezza sulla guancia, poi premette maggiormente le labbra sulle mie, dischiudendole appena e insinuando lentamente la lingua nella mia bocca.

Sospirai ancora, ricambiando il bacio. Era un bacio lento e molto dolce e, me ne ero accorta molto bene, Fabrizio non si azzardava a toccarmi da nessuna parte.

La notte precedente, le cose si erano fatte un filino incandescenti, ci eravamo scambiati dei baci più profondi e appassionati, in cucina, dopo che mi ero svegliata urlando, in preda a orribili incubi che, ringraziando il cielo, avevo completamente rimosso, anche se potevo benissimo immaginare di cosa si trattasse. Anche allora, per quanto gli fossi praticamente saltata in braccio e premuta contro, Fabrizio si era limitato ad accarezzarmi la schiena, poi i capelli, ma nulla di più. Mi aveva tirato una pacca sul sedere, d'accordo, ma non aveva indugiato, né lì né altrove.

E questo, non aveva fatto altro che alimentare i miei sentimenti per lui, d'amore e di stima, facendoli crescere a dismisura.

Fabrizio si staccò da me, sistemandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio, mentre continuava a sorridermi.

- Sai che t'ho portato 'a colazione a letto, piccolé? Popo come 'a principessina che sei, sa'?

Sentii le guance andare a fuoco e, per una volta, decisi di pensare meno e agire di più. Per questa ragione, allungai appena una mano, un po' incerta, verso il suo viso, lasciandogli una carezza sulla guancia, ridacchiando per la sensazione nient'affatto fastidiosa della sua barba che mi pizzicava i polpastrelli. Poi chiusi gli occhi e tornai a baciarlo, con totale abbandono. Ma la paura rimaneva, silenziosa e crudele, non mi lasciava scampo, mi s'insinuava sotto pelle, divorandomi poco alla volta.

Intimacy {Sequel of Hypochondria; COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora