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Tornò nel suo appartamento e si preparò. Mise velocemente degli abiti casual per l'aperitivo informale, in un noto locale della zona di Manhattan.

Pantaloni scuri, camicia azzurra e un maglione dal tono blu scuro.

Uno stile semplice, che metteva in risalto la sua pelle chiara, gli occhi neri e i capelli biondissimi, quasi bianchi.

Era uno strano miscuglio.

Sua madre diceva che la sua bisnonna fosse una cherokee, suo nonno invece, tedesco. Poi aveva un bisnonno giapponese, e infine, una delle nonne era francese.

Sua madre lavorava come traduttrice per una nota azienda commerciale, e conosceva più di venti lingue straniere. Lui ne aveva assimilate quasi una decina in maniera perfetta, delle altre aveva un'infarinatura.

Il padre era stato un poliziotto, ma morì in servizio, quando sua madre era incinta di sette mesi.

Non erano benestanti, ma vivevano tranquilli, con sua madre che lavorava e l'assegno mensile dell'assicurazione di suo padre. Senza agi, ma neanche con l'acqua alla gola.

I problemi arrivarono quando andò all'università, e per mantenere le spese extra, era stato obbligato a trovare lavoro.

I guadagni però erano miseri e la sua propensione a flirtare con clienti gay, lo aveva messo in pericolo più di una volta.

La sua bellezza colpì uno dei dirigenti dell'agenzia di accompagnatori, che gli disse di fare un provino. E ora, dopo anni, era al suo massimo successo. Aveva finito velocemente la laurea breve, e di nascosto, da chiunque scriveva romanzi, si auto-pubblicava con il suo vero nome, come se fosse uno pseudonimo. Solo il suo nome.

Sua madre gliene aveva dato uno quasi ridicolo, che per molti anni aveva odiato, perché a scuola suscitava molta ilarità.

Ma da adulto, come ora, lo adorava.

Honey Rock.

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Susy, sua madre.

Sorrise dolcemente, come ogni volta che la pensava.

Era una fervente cattolica cristiana. Un tempo, trascorreva ogni domenica in chiesa: confessioni, preghiere.

Nell'esatto momento in cui Hon fece coming out, i parrocchiani lo additarono scandalizzati, per non dire poi, che il prete suggerì a sua madre, di non portarlo in chiesa perché era contro natura.

La sua risposta era stata dura sibilante e l'aveva sentita tutta la chiesa.

-Mio figlio è una creatura di Dio! Dio ama tutti i suoi figli e dovrebbe odiare i preti pedofili piuttosto che un ragazzo adolescente che non fa male a nessuno, ma rispetta solo la parola del Signore. "ama il tuo prossimo come te stesso..."-

Aveva ammutolito tutti.

Si era alzata con sdegno, aveva preso Hon sottobraccio, fissando tutti con disgusto ed era uscita. Da allora, non mise più piede in una chiesa.

Pregava comunque, ma lo faceva all'interno della sua casa.

La madre, aveva accettato bene il suo "lavoro".

"Se ti rende felice, le mie opinioni non ti servono..." gli aveva detto abbracciandolo.

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Hon uscì velocemente, prese un taxi e si fece portare al locale.

Era il primo appuntamento e se non gli sarebbe piaciuto, lo avrebbe passato a qualche novellino. Altrimenti, qualche uscita ce l'avrebbe fatta.

Diede il suo nome, o meglio, diede il nome con cui era conosciuto, e lo fecero passare, indicandogli un tavolo dove stava già seduto un altro uomo.

Iniziò a osservarlo da lontano.

Aveva un'aura di potere, un atteggiamento sofisticato, sprizzava sensualità da ogni poro.

Con la pelle dorata e i capelli di un nero corvino.

Gli occhi, non riusciva a vederli bene da quella distanza, e le luci soffuse del locale non aiutavano.

Camminò lento, sapeva che l'altro stava guardando ogni suo movimento.

Una volta, Augy gli aveva detto che sembrava un gatto quando camminava.

Il giorno dopo era rientrato con un bellissimo gattino, un blue russian, per studiarne gli effettivi movimenti.

Ed ora, quel micino era viziatissimo dai due coinquilini. Viveva nella bambagia.

Honey Rock *Investigation Agency 1*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora