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Avevano preso un taxi e si erano avviati verso un ristorante informale.

Un semplice ristorante arabo. Con a capo due uomini.

Anche loro immigrati, anche loro gay, anche loro scappati da una terra dove li avrebbero uccisi.

Quando videro Namur, lo salutarono abbracciandolo e Hon vide, sulle mani sinistre di entrambi, delle fedi.

Sorrise. Erano fuggiti per potersi amare e sposare, come molte altre coppie.

Li sentì parlare sommessamente in arabo, ma non riuscì a comprendere tutto il discorso, perché stavano usando un qualche dialetto.

I due uomini lo fissarono con le braccia incrociate sul petto.

Poi li portarono in una sorta di retro, dove c'era un ufficio.

-Lui è mio fratello Marawagh, e lui suo marito Awla.-

Dentro di sé traduceva, il fratello era "Astuto" e l'altro era "Primo".

-Sono Hon- disse dando loro la mano. "Se vi è più facile possiamo parlare tranquillamente in arabo, magari vi fa meno soggezione una puttana..." continuò, calcando sull'ultima parola, che aveva sentito pronunciare da uno dei tre, poco prima di arrivare là.

Awla arrossì piegando la testa.

"Non vi preoccupate, ho sentito offese peggiori..." sorrise tranquillo mentre si sedeva su un divanetto, senza essere stato invitato a farlo. "Allora, che ruolo dovrei avere, oltre quello di assistente personale, guardia del corpo, e finto fidanzato per ventiquattro ore su ventiquattro, in un tempo indefinito?"

Aveva elegantemente accavallato le gambe e portato le braccia, allargandole, sullo schienale del divano. -Chi sta cercando di attentare alla tua vita? Iniziamo da quello. Uhmm, aspetta... forse tuo padre, perché sei diventato famoso, e il tuo nome associato al suo, infanga il fatto di essere un vero macho... e svaluta le sue quindici figlie, con i suoi dodici figli.- Guardò attentamente tutti e tre, che erano sorpresi. -Non penserete sul serio, che siete gli unici ad essere arrivati informati? Anche se è la prima volta, che qualcuno dà il suo vero nome all'inizio.- Fece un sorriso divertito. -Nel mio curriculum, non c'è scritto che ho il porto d'armi e di solito la gente si spaventa, se lo viene a sapere...-

-Che studi hai fatto?- chiese incuriosito Marawagh.

-Ah! Ecco la domanda giusta...- rise tranquillo. -A cui non so ancora se rispondervi. Sul mio curriculum c'è scritto che ho una laurea breve, ma non in cosa mi sia laureato...- Squadrò ancora gli uomini sorpresi davanti a sé.

Aveva ventotto anni, ma era più sveglio di quanto immaginassero.

-Questa "Puttana",- rispose con un falsissimo sorriso dolce. -Saprebbe mettervi k.o. in dieci minuti o seguirvi senza essere notato, o ancora, capire molte più informazioni di quante me ne abbiate date fino ad ora!- Scrutò Awla. -Ah, giusto perché lo sappiate, il vostro cameriere vi sta fottendo soldi dalla cassa, mentre alcuni clienti vi stanno tenendo d'occhio. E sanno che lui ed io siamo qui... quindi ora ditemi in che merda mi avete immischiato!-

Namur sorrise, facendo scomparire dal viso la preoccupazione che aveva avuto fin poco prima.

-Senti...- riprese Hon dopo un lungo silenzio. -Non è perché non mi fido di tuo fratello e di suo marito, ma è il posto che non mi fa sentire a mio agio. Andiamo da me, almeno giochiamo sul mio terreno.-

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Presero un taxi e poco dopo si trovarono davanti a un palazzo vecchio stile.

Ma completamente rimodernato al suo interno.

-Fa ciò che ti dico senza fare domande, ok?- gli disse, prendendo il proprio cellulare e mettendolo dentro la cassetta della posta.

Namur alzò le spalle e vi mise anche il suo.

Poi salirono le scale e andarono al secondo piano.

-Sì, ho le mie fobie. Non amo gli ascensori, preferisco le scale.-

L'uomo dietro di lui sorrise.

Dalla tasca, Hon, estrasse una tessera magnetica, simile a quella degli alberghi. Poi inserì un codice su un pannello vicino alla porta ed entrò.

-Augy?- Gridò appena entrato, ma del coinquilino non c'era traccia.

Una palla di pelo grigia gli si fiondò sulle spalle.

-Lui è Sweety- spiegò a Namur. Fece un grattino al gatto e s'incamminò verso il soggiorno.

Il suo ospite era notevolmente sorpreso.

-Ho molte manie. Sono fobico su alcune cose... Diversi anni fa ho avuto uno stalker e da quella volta ora faccio attenzione a ogni cosa... La cassetta della posta, non fa passare le frequenze dei cellulari. In casa, ogni tre settimane faccio venire alcuni amici a controllare che non ci siano microspie e telecamere, anche se non portiamo mai qui i nostri clienti. E per tua informazione, sono un criminologo, specializzato in cinesica. -

-Hai anche una memoria fotografica...-

-Fra le altre cose. -

Honey Rock *Investigation Agency 1*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora