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-Ma con tanti... dovevi scegliere proprio "lui"?- Hon guardò il gigoló che Augy aveva chiamato.

-Cos'ha che non va?- Il suo amico sembrava sorpreso.

Hon si passò una mano sul volto. -Da dove vuoi che inizio?- chiese, ma non gli lasciò il tempo di parlare. -A parte che è un emerito stronzo, e che forse ha più malattie veneree di una prostituta di strada, ma parla come un adolescente e non sa comportarsi in pubblico!-

Augy fece un sorrisino divertito. -E se ti dicessi che la sua è una facciata? Per questo di solito si prende gli uomini anziani, che tutti gli altri rifiutano.-

Hon alzò un sopracciglio. -Rimarrei della stessa opinione.-

-Vorrei ricordarvi che io sono qui!- Il ragazzo in questione fissava i due, noncurante di ciò che stavano dicendo della sua persona.

Hon lo fissò. -Spero tu abbia uno smoking.- Poi si voltò verso il suo coinquilino. -Spero che tu sappia cosa stai facendo...-

-Honey, ho mai errato prima?-

Hon incrociò le braccia sul petto, riflettendo su quelle parole.

Anche se le mosse del suo amico non avevano il minimo senso logico, usciva sempre pulito da ogni situazione, usando solo l'istinto. Alla fine annuì con la fronte corrugata ed emise un sospiro.

-Ok. Gli hai detto tutto?-

-Sì, so tutto e ho accettato- rispose il ragazzo.

-Potrebbe essere pericoloso- lo avvisò il biondo.

Il giovane alzò lo sguardo su di lui. Fino a quel momento era rimasto inespressivo ma ora divenne attento.

Due gemme blu lo fissavano seriamente.

-Non sono uno sprovveduto. Ho accettato, sapendo ogni rischio e pericolo. Amo l'adrenalina, ma amo di più la mia vita. Quindi stai tranquillo, che io e il vostro arabo rimarremo in perfetta salute.-

Hon guardò a fondo in quello sguardo, e in ogni microespressione del suo volto. Forse lo aveva giudicato male. Era molto più sveglio di quanto pensasse.

Augy osservò il suo amico, che si stava rendendo conto che la facciata del giovane davanti a loro, era appunto una facciata, costruita negli anni come "arma" di difesa.

Lo aveva conosciuto all'università, per un caso della vita. Facevano corsi differenti, ma avevano parlato molte volte e a lungo, fin quando non lo ritrovò in agenzia, dove sembrava tutt'altra persona.

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-Il soprannome "Ice" non lo voglio, se vuoi lavorare per me. Voglio il tuo vero nome!-

Il giovane alzò gli occhi al cielo. -Chiamatemi come vi pare, ma il mio vero nome rimarrà solo mio.-

Hon strinse gli occhi. -Se non so chi sei, l'affare non si conclude e quella è la porta- e indicò con la mano l'uscita dell'ufficio in cui si trovavano.

Il giovane si alzò di scatto, fece tre passi in direzione dell'uscita, mise la mano sulla maniglia, ma si fermò.

Voleva veramente continuare con quella vita? O preferiva iniziarne una nuova, pulita, come investigatore privato?

Si voltò di scatto e tornò davanti al biondo.

-Giulio. Mi chiamo Giulio Benedetti- disse infine, allungando la mano verso Hon.

Augy sorrise. Sapeva che i suoi due amici si sarebbero piaciuti in qualche modo.

-Augy, fai preparare il contratto per Giulio. Credo che rimarrà con noi molto a lungo.-

-In che veste?- Chiese l'amico.

-Finchè non farà l'esame per investigatore privato, quindi in veste di body-guard. Nel frattempo farà i suoi studi, ed i nostri, affiancando noi ed altri investigatori.-

Augy annuì uscendo dalla stanza.

-Devo lasciare il lavoro da gigolò?-

-Quella è una tua scelta. Io l'ho lasciato, Augy è ancora indeciso, tu fai come ti pare. Ma le due cose non devono scontrarsi.-

Giulio annuì sorridendo. -Sei il primo che non mi fa domande idiote sulle mie origini.-

-Perchè la gente di solito non ragiona prima di aprire bocca. Hai un nome ed un cognome tipicamente italiani, ma non hai l'accento, quindi per logica è probabile che i tuoi nonni siano immigrati qui, e i tuoi abbiano mantenuto alcune tradizioni. Ma con te molte sono andate perse.-

Il giovane aveva la bocca aperta. Hon aveva azzeccato tutto.

-Tranquillo, ti ci abituerai. Su di me è riuscito a capire perfino di uno dei miei bis-nonni irlandesi...-

Giulio alzò un sopracciglio ironicamente. -Forse per il colore rossiccio dei tuoi capelli?-

Augy sbuffò. -Andatevene a fanculo, entrambi! Non tutti gli irlandesi hanno i capelli rossi!-

-Ma hanno un rosso tipico, è indistinguibile. Fa parte del DNA.-

-Beh, il cognome poi...- continuò Giulio. -Augostin O'moore! Non è che puoi farti passare per uno spagnolo.-

Hon ridacchiò.

-Preferivo poco fa, quando vi credevate a vicenda degli stronzi!- replicò fintamente offeso.

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Namur guardò i suoi fratelli.

-Sei sicuro?- gli chiese Hariq.

-Mai stato più sicuro in vita mia. Tu prenderai le redini della mia azienda come amministratore delegato. Lui sarà il tuo vice, ma si occuperà della parte contabile- disse indicando anche Marawagh. -E io prenderò in mano la dirigenza dell'agenzia investigativa con Hon che si occuperà dei casi, mentre io della parte amministrativa.-

I due annuirono e a turno approvarono le sue scelte e le sue idee.

Poi, il più giovane dei tre, mostrò loro le cose che aveva preparato per il party, e il tema per la beneficenza che aveva scelto.

Associazioni gay, per aiutare e salvare le persone nei paesi dove, amare le persone del proprio sesso, veniva considerato un reato.

Namur sorrise. -Stiamo dichiarando guerra al nostro paese?-

-No, non al paese, solo a chi vuol mantenere una chiusura mentale.-

I due fratelli si strinsero al giovane.

Namur guardò Hariq. -Ora tocca a te. Allora, con Augy?-

-Con lui cosa? Non abbiamo fatto nulla.-

-E che cazzo aspetti?- chiese Marawagh.

Honey Rock *Investigation Agency 1*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora