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Hariq guardò Augy che stava disteso sul divano, mentre cambiava i canali alla televisione, in una sequenza infinita.

-Non possiamo nemmeno uscire?- gli chiese sbuffando, mettendosi davanti e strappandogli il telecomando dalle mani.

-No, te l'ha spiegato Hon. Sarebbe pericoloso.-

Il moro spense la televisione. -Mi sento in prigione!-

Augy si mise seduto. -Ci sarebbero molte cose da fare, per non annoiarsi...- Il tono suadente e malizioso fece di nuovo lo stesso effetto di qualche ora prima. Sentiva i pantaloni stringergli, e il membro dolorante che voleva essere a tutti i costi "liberato" da quella costrizione.

Emise un grugnito e disse qualche parola in arabo.

-Oh, su! Rilassati. Sappiamo entrambi che effetto ti fanno le mie parole, i miei sguardi e il mio tocco. Quindi, la storiellina dell'etero lasciamola per tuo padre.-

-Io non sono gay! Non ho pulsioni "diverse"...da quelle "normali"...-

Augy alzò un sopracciglio. -Ne ho visti di repressi, ma tu li batti tutti.- Fece una risatina. -Spiegami perché ti ecciti quando sei vicino a me, o ti tocco, o parliamo di sesso?-

-Perché è da parecchio che non lo faccio...-

-È una scusa e lo sai anche tu. Non regge. Ora ragiona un attimo: sei in America, avresti potuto trovare una qualsiasi donna per "sfogare le tue pulsioni etero", eppure non lo hai fatto. Perché?-

Hariq aprì la bocca per rispondere ma la richiuse.

-Con le donne che hai scopato, glielo hai mai messo dietro?- continuò Augy senza attendere risposta. -È lo stesso, solo che noi uomini godiamo pure quando veniamo stimolati nel modo giusto.-

Tutte quelle informazioni stavano confondendo il moro. Gli arrivavano immagini del ragazzo che aveva davanti, con il sedere per aria, mentre lui gli entrava dentro con furia. Scosse il capo infastidito. Lanciò il telecomando sul divano e andò a chiudersi nella stanza in cui si era trovato quella mattina, sbattendo la porta. Si chiuse a chiave dentro, e portò una mano sull'erezione che aveva nei pantaloni stretti.

Aprì il bottone che li chiudeva, li tolse e si liberò anche della felpa.

Quasi di corsa, si fiondò dentro il bagno e si mise sotto la doccia, aprendo il getto dell'acqua fredda.

Per qualche istante gli sembrò che l'erezione scemasse, finché il pensiero del culo sodo di Augy gli ripiombò nella mente. Di nuovo, le immagini di poco prima percorsero i movimenti, le sculacciate che gli avrebbe dato su quelle natiche, i segni rossi dei morsi sulla schiena.

Senza nemmeno accorgersene, aveva portato la mano al membro e aveva iniziato a masturbarsi con furia. Gli vennero in mente alcune cose che non aveva mai fatto con le donne con cui aveva scopato. Immaginò un frustino e Augy legato. Lui che lo frustava, fino a godere di quei gemiti.

Pochi istanti dopo scoppiò, spruzzando il suo liquido verso il basso che si mescolò con l'acqua della doccia. Brividi di ogni genere gli attraversarono il corpo. Quelli dell'orgasmo, e quelli del freddo, poiché iniziava a congelare. Regolò l'acqua tiepida, si sciacquò e uscì.

Diede un'occhiata alla sua immagine riflessa allo specchio. Stava impazzendo.

Non era possibile che lui fosse gay. Nella sua vita, aveva fatto sesso con sole donne. Anche se molte volte aveva desiderato e preso quei corpi da dietro. Quando lo faceva, si sentiva bene, completo, e anche se capitava che ad alcune non piacesse, per farlo contento, gli concedevano tutto. Il suo conto in banca gli permetteva ogni cosa.

Ed ora succedeva questo.

Si passò una mano fra i capelli, e si guardò nuovamente allo specchio.

Aveva gli occhi lucidi di eccitazione, e sentiva il membro ancora semi eretto.

Si asciugò velocemente e rimise i pantaloni con la felpa.

Andò a sedersi sul bordo del letto, e ripensò alle immagini che gli si erano affacciate alla mente.

E se fosse solo stato lo sfizio del momento?

Forse, se si fosse tolto la curiosità, poi sarebbe riuscito a tornare alla sua normale vita.

Cosa c'era di male a scopare un culo? Indifferentemente a che sesso appartenesse.

Si alzò di scatto e si mise a guardare dentro l'armadio, dove trovò alcune cinture di cuoio.

Ne piegò una tra le mani e la fece schioccare. Il rumore gli diede un brivido e sentì di nuovo il membro irrigidirsi.

Spalancò la porta, lasciandola aperta e camminò quasi furioso verso Augy.

Lo trovò nella stessa posizione, sembrava che stesse riflettendo.

Alzò gli occhi dispiaciuti verso Hariq. -Senti, scusa. Io non volevo importunarti.-

-Non me ne fraga un cazzo, ora!- rispose duramente, avvicinandosi e prendendolo per un braccio con una mano. Poi gli fece vedere la cintura. -Hai mai fatto...?-

Augy annuì guardando la cintura, poi Hariq e di nuovo la cintura.

-Bene!- Ringhiò il moro, trascinando l'altro dietro di sé.

-Ma... Ma tu...-

-Ma io un cazzo!- sibilò. -Ora...- lanciandolo sul letto, -spogliati e mettiti a quattro zampe!-

Augy per un secondo tremò.

Voleva sì, che l'altro si svegliasse, ma non così, non in quel modo rude e autoritario.

Si alzò dal letto e andò verso la porta. -Scordatelo! Io sarò anche un gigolò, ma scelgo da me i miei clienti. Non sono la puttana di tutti... e certi tuoi modi, usali con le tue di puttane! Farò anche un lavoro che non comprendi, ma ho una dignità. Vaffanculo!- e uscì sbattendo la porta, con tutta la forza che aveva.

Il colpo alla porta fece vibrare Hariq, che si risvegliò da quella sorta di frenesia che gli era entrata nel sangue.

Lascio cadere la cintura e si portò entrambe le mani al volto.

Che diavolo gli era saltato in mente?

Honey Rock *Investigation Agency 1*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora