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Si misero seduti su due poltroncine ad un tavolino con una bottiglia di champagne e due bicchieri.

-Festeggiamo qualcosa?- Gli chiese Alan.

-La nostra conoscenza?- rispose l'uomo sorridendo, anche se dentro di se ribolliva.

Rabbia, fastidio, ed una punta di odio. Non per quell'omega, ma per la situazione in cui Jason, suo fratello, lo aveva cacciato.

Sapeva gia che Alan aveva un figlio, sapeva praticamente tutto di lui, anche che era stato adottato da Dominick.

E quando era finito sul giornale, Jason era saltato su e aveva fatto il matto, più del solito.

Jack aveva aspettato di calmasse e poi lo aveva fissato.

E là era uscito tutto.

7 anni prima si era approfittato di un omega in calore, riempiendolo del suo seme. E il risultato era un figlio senza nome.

Non lo aveva mai cercato, e se ne era fregato sia dell'omega che del cucciolo. Finché lo aveva visto su quella foto, con il suo nuovo cognome. Allora era esploso, ora gli interessava di lui e di quel figlio.

Jason pensava solo al conto in banca dell'omega, e non a quel figlio.

Jack non voleva essere coinvolto in tutto quello, ma era stato convinto dalle velate minacce del fratello, su alcuni "lavori" ben retribuiti, che aveva avuto in appalto.

Emise uno sbuffo che fece sorridere Alan.

-Immagino di non essere l'unico ad essere stato "obbligato dalle circostanze" a questo incontro...-

Jack lo fissò sorpreso.

Non pensava che per lui fosse un obbligo, ma che si divertisse, che fosse frivolo e libertino.

Socchiuse gli occhi. -Con quanti uomini sei stato?- Gli chiese diretto.

Alan spalancò gli occhi sorpreso a quella domanda. Poi un rossore si diffuse sulle sue guance, e uno sguardo furente lo colpì. -Credo che la serata termini qui. Grazie del cocktail...- Sibilò alzandosi e avviandosi verso l'uscita.

Jack ringhiò, Alan non era un omega che si concedeva facilmente. Le bugie del fratello iniziavano a venire a galla.

"Ti giuro è una puttanella, che va con tutti, nemmeno sono sicuro di essere il padre del bambino...ma devo esserne sicuro...per questo mi servi tu...voglio fare il test di paternità..." Gli aveva detto.

Ma le parole e le azioni dell'omega, lo stavano smentendo.

Si alzò con calma e uscì all'esterno, e lo vide fermo mentre respirava e fissava verso l'alto. Stava aspettando un taxi, probabilmente.

Gli si avvicinò. -Scusa...- Gli disse da dietro le spalle.

-Scuse accettate...addio...-Mormorò Alan.

A Jack non bastavano quelle parole e gli mise una mano sulla spalla girandolo verso di se.

Gli occhi erano pieni di lacrime, che scendevano lente e i esorabili sul suo viso.

-Lasciami solo...-Soffio l'omega.

-Mi...mi...dispiace...veramente...- Mormorò allungando anche l'altro braccio e stringendolo al suo petto.

La vulnerabilità dell'altro lo aveva colpito. Sembrava fiero, altezzoso e snob. Ma era una facciata dietro la quale si nascondeva, per colpa di gente simile a lui. Che giudicava.

Alan annui, asciugandosi gli occhi con una mano poi si voltò sentendo arrivare una macchina e vedendo il taxi si allontanò.

-Alan...-Lo richiamò.

-Sì, Jack?-

-Permettimi di farmi perdonare...- Gli disse alle spalle. -Facciamo un'altra serata...per favore...non voglio che tu creda io sia un vero stronzo...ma che lo sono solo in parte...-

Alan sorrise a quelle parole. Voltò la testa e lo guardò per qualche istante. -Chiamami domani...ne riparliamo...-Gli disse entrando nella macchina e lanciandogli uno sguardo.

Son Of The OmegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora