CAPITOLO 8
Louis colpì ancora una volta il sacco da boxe di fronte a sé, con forza, molleggiando diverse volte sulle gambe.
Ben mi picchiava.
Un altro colpo fece ondeggiare fin troppo la catena che manteneva il sacco, ma Louis non se ne curò. Continuò a colpirlo con forza, ignorando il fastidio alla gamba che, in teoria, avrebbe dovuto mettere a riposo.
Voleva violentarlo.
Il sacco, a quel punto, fu scosso dai colpi di Louis fino a livelli inimmaginabili. Lo colpiva, con tutta la rabbia che aveva in corpo, non fermandosi nemmeno un attimo, senza dargli un secondo di tregua.
Continuò ad odiarlo, ad immaginarsi di avere di fronte a sé Ben Winston fino a che, alla fine, non fece rompere il gancio che manteneva il sacco che aveva appeso nel suo garage e che, a sua volta, cadde a terra rovinosamente.
Louis rimase a fissarlo con il fiatone, sudato e gocciolante. Ma niente. La rabbia era ancora lì.
"Non vorrei trovarmi al posto di quel sacco."
La voce ironica di suo padre, gli fece puntare lo sguardo verso l'ingresso del garage. Louis sospirò, andandosi a sedere su una sedia e afferrando la bottiglietta d'acqua ai suoi piedi per poterne prendere un sorso. "Sto solo cercando di tenermi impegnato" si giustificò.
"Dovresti mettere a riposo la gamba" lo riprese.
"La mia gamba sta bene" alzò le spalle.
"Forse la tua gamba sì, ma tu non tanto. Vero?" gli domandò, avvicinandosi a lui.
"Forse" Louis abbassò la testa. "Ti è mai capitato di non avere la più pallida idea di cosa fare per risolvere una situazione?" domandò.
"Quasi ogni giorno da quando ti ho adottato" ridacchiò.
Louis rise leggermente, giocando con l'etichetta attaccata alla bottiglietta d'acqua. "Ti ho complicato l'esistenza, eh?"
"Sì" arricciò il naso. "Ma me l'hai ancora migliorata" disse, sorridendogli.
Louis gli sorrise, leggermente imbarazzato. "Sto cercando di essere come te" sussurrò ad un certo punto. "Vorrei tanto aiutare come fai tu, essere coraggioso e buono come te. Ma mi sembra di non riuscire nemmeno a proteggere le persone che amo. Mi sembra di non riuscire ad aiutare nemmeno loro."
"Hai solo vent'anni" lo rincuorò. "E' normale avere difficoltà, ne abbiamo noi adesso alla nostra età! Se magari, ci rendessi partecipi..."
"Vorrei, ma non è una mia scelta" sospirò. "E ho paura di alzare un polverone per qualcosa che non posso comprendere a fondo."
"Riguarda Harry, vero?" domandò serio.
Louis alzò lo sguardo sgranato su di lui. "Perché l'hai detto?" chiese.
"Louis, sono un poliziotto" gli ricordò. "Certe cose, le capisco. Certe reazioni, certi sguardi, li vedo ogni giorno. E vivendoci a stretto contatto, era impossibile non rendersene conto."
Louis sbuffò. "L'avevi capito?"
"Avevo parecchi sospetti, sì. Non parlava mai dell'incidente, anzi. Quel discorso lo evitava come la peste. Saltava in aria ogni qual volta qualcuno lo toccava, era sempre sulla difensiva. Sono comportamenti di chi ha subito violenze, fisiche o sessuali" spiegò. "Quindi, la domanda è, Harry ha subito una cosa del genere?" domandò, serio come poche volte l'aveva veramente visto.
Louis scosse la testa. "No" rispose. Mark sospirò di sollievo, mettendosi una mano sul petto. "Ma hanno tentato. Almeno, da quel che mi dice."
Mark socchiuse gli occhi, sbuffando. Poi, si lasciò cadere sulla sedia accanto a lui. "Merda" sospirò.
STAI LEGGENDO
You drive me crazy
FanfictionHarry/Louis | Stepbrothers!AU. Hatetolove!AU Harry e Louis non si sono mai sopportati, essendo troppo diversi tra loro. Il primo, il classico ragazzo con i voti alti, bello, fidanzato con il Quaterback della squadra, perfetto in due parole. Il secon...