Capitolo XI

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CAPITOLO 11

Louis si svegliò molto presto, quella mattina. Sapeva che suo padre avrebbe iniziato alle cinque il suo turno di lavoro e voleva a tutti costi parlargli. Così, dopo aver baciato nuovamente Harry sulle labbra, Louis uscì dalla sua camera e scese velocemente le scale, recandosi in cucina dove suo padre stava bevendo il suo caffè.

"Louis" lo salutò Mark. "Che ci fai già sveglio?" domandò.

"Ho bisogno di parlarti urgentemente" affermò severo, sedendosi di fronte a lui.

"Urgentemente" ripeté. "Immagino si tratti di Harry" disse.

"Ehm, sì" annuì, un po' imbarazzato.

"Tutto bene, tra di voi?" chiese. "Anche se non me lo hai detto chiaramente, ho notato il vostro avvicinamento."

"Oh, sì. Volevamo aspettare a dirvelo, in realtà, per tenervi lontano da queste faccende adolescenziali. Ma ci possiamo definire una coppia, ecco" borbottò, arrossendo.

Mark sorrise. "Sei riuscito a conquistarlo, allora!" esclamò.

"Ci sto lavorando" arricciò il naso. "Diciamo che devo ancora aggiustare un paio di cose. Ma comunque sia, credo che il grosso sia stato fatto" annuì.

"Sei felice con lui?" chiese a quel punto.

Louis rise. "Mai stato così felice, papà" sussurrò. "Credo di aver trovato la mia pace."

"Questo mi rende fiero e orgoglioso di te" asserì. "E... ho trovato un'altra cosa, molto interessante, nel cassetto del tuo comodino."

Louis assottigliò gli occhi. "Frughi nelle mie cose?" chiese.

"Scherzi?" ridacchiò. "Sono entrato in camera tua, quando sono tornato dalla cena con Anne e non c'eri, ovviamente. Eri da Harry e... il tuo cassetto era aperto e ho visto quello stemma..." Louis impallidì notevolmente. "Hai fatto domanda per entrare all'accademia militare" disse.

Louis si schiarì nervosamente la voce. "E-ecco... durante l'allenamento di calcio, l'allenatore ci ha detto che alcuni di noi avrebbero potuto accedere a, uhm, q-quel college" balbettò. "E... uhm, l'ho fatta solo per togliermi lo scrupolo, non ci sto davvero pensando" mentì spudoratamente.

Mark alzò un sopracciglio. "Certo" rispose scettico.

"Non dirlo a nessuno" lo pregò subito dopo. "Ti prego."

"Okay, okay" alzò le mani. "Me lo tengo per me."

"Comunque sia, non volevo parlarti né della mia relazione con Harry, né della mia domanda all'accademia" disse, improvvisamente più severo.

"E di cosa, allora?" chiese.

"Harry vuole andare da uno psicologo."

"Come?" chiese perplesso.

"Dice di essere stanco di avere sempre paura" spiegò.

"Pensavo andasse meglio" affermò. "Mi sembrava rilassato, già da prima della gita."

"E' quello che credevo anch'io, ma mi ha detto che sono diversi giorni che continua a sentirsi osservato, seguito ovunque. Vede il volto di Ben dappertutto" sospirò. "Sono preoccupato."

"Dopo ciò che gli ha fatto, è normale esserne un po' ossessionato" Mark sospirò. "Ti darò il numero del miglior psicologo della centrale."

"Il problema è che non credo ne sia ossessionato" affermò. "Harry stesso si ritiene un pazzo perché crede queste cose. Dice di vedere una macchina rossa che lo segue ovunque, una macchina che ho visto io stesso, sotto casa nostra diverse volte. E anche a scuola, quando sono andato a prenderlo."

You drive me crazyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora