Capitolo 2.

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2. 

Entro in radio e ci sono Aaron, Gary, Caleb e Isadora..stanno preparando tutto per l'intervista. «Buongiorno a tutti!» dico io,

«Buongiorno Roxy, come stai? Agitata?», arrossisco subito, mannaggia a Isadora che mi mette sempre in imbarazzo,

«Agitata per cosa?» risponde acido Caleb. Io e Caleb siamo stati insieme gli ultimi due anni di liceo, è passato un anno e non se n'è ancora fatta una ragione!

«Roxane deve intervistare quel figaccione di Dwayne stamattina» risponde Isadora con eccitazione, se prima ero rossa, ora lo sono ancora di più, ma che diavolo le è preso? Proprio nel momento in cui Caleb stava per aprire bocca per dirne quattro su di lui, entra Dwayne e tutta la radio si zittisce. I ragazzi gentilmente salutano e poi mi lasciano sola con lui. Di solito le gestisco da sola le interviste, ma questa mattina sono parecchio nervosa, e non so se riesco a farcela da sola, soprattutto senza fare nessuna gaff, pregherò che tutto vada per il meglio. Mi porge la mano

«Ciao, io sono Dwayne James.», gli stringo la mano e divento all'istante rossa come un pomodoro

«C-c-ciao io sono Roxane Smith, tanto piacere. Q-questa mattina ti intervisterò io.» non ho mai balbettato in tutta la mia vita, e devo iniziare proprio ora?! Sono troppo impacciata, e lui lo nota. Annuisce e accenna un sorriso. Penso sia abituato alle donne che si intrappettano mentre gli parlano o alle donne che se lo mangiano con gli occhi. Ecco, io vorrei tanto mangiarlo con gli occhi, ma in questo momento l'unica cosa che si può capire dai miei occhi è che sono letteralmente TER-RO-RIZ-ZA-TA. Cerco velocemente il foglio dove ci sono scritte le domande da porgli, e inizio. Man mano che gli faccio le domande, acquisto sempre più sicurezza, fino ad avere completa padronanza della situazione.

«L'ultimo tuo singolo ha come titolo "Together forever" a che cosa ti sei ispirato?» è l'ultima domanda che gli faccio, ma in un qualche modo sento che l'ho toccato nel profondo; in effetti è una domanda molto personale, ed io inizio a sentirmi a disagio.  

«Scrissi questa canzone qualche anno fa,» inizia lui, «Avevo all'incirca 18 anni quando la scrissi. Ero appena stato lasciato dalla ragazza che amavo. Ero distrutto, non sapevo più che cosa fare. Suonavo già, cantavo cover di qualsiasi canzone a me piacesse, ma non ne avevo mai scritto una. In quel momento sentii un formicolio strano al cuore, sentivo che era il momento giusto per scrivere una storia, la mia storia. In fondo i cantanti scrivono canzoni basandosi sulla loro esperienza personale no?»

«Beh, non tutti.» lo interrompo io, ma riprende subito a parlare,

«Sì certo, non tutti. Ma in quel momento sapevo che avrei dovuto sfogare tutto ciò che avevo dentro, così iniziai a scrivere e a scrivere. Ci misi un po' prima di finire quel testo. Ci misi tanto perché continuavo a cambiare le strofe. Inizialmente parlava del dolore che in quel momento stavo provando, in un secondo momento l'ho cambiata scrivendo che la amavo ancora e la rivolevo con me eccetera eccetera, in un terzo momento l'ho trasformata in una canzone piena di insulti e non era carino quindi la eliminai subito, ed infine - la versione che ora è uscita nel singolo - scrissi questa versione nella quale prendo in modo positivo la rottura, e racconto quanto mi abbia fatto crescere quella relazione andata male, e che la prossima volta che avrei trovato una donna da amare, l'avrei fatto per sempre. »

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