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Un rapporto tossico è un legame che abbiamo con qualcuno da cui non riusciamo a staccarci. È un'unione molto forte, intensa e al tempo stesso distruttiva.
Le persone che causano danni al proprio partner - intenzionalmente o meno - spesso possiedono una motivazione per il loro comportamento, anche se è subconscia. Forse in passato erano in una relazione tossica, forse non hanno ricevuto un'educazione tenera e amorevole. Probabilmente sono state vittime di bullismo a scuola o magari soffrono di una malattia mentale non diagnosticata, come la depressione, l'ansia, il disturbo bipolare o di un problema alimentare. Insomma, qualsiasi forma di trauma.
Se una relazione smette di portare gioia e invece fa sentire tristi, arrabbiati, ansiosi o rassegnati, potrebbe essere tossica. Ci si potrebbe anche ritrovare molto invidiosi di coppie felici.
Anche i cambiamenti negativi nella salute mentale, nella personalità o nell'autostima di uno dei partner, solitamente quello che subisce la relazione e gli abusi psicologici e verbali sono tutte "bandiere rosse". Questi mutamenti potrebbero essere identificabili in condizioni clinicamente diagnosticabili (depressione, ansia o disturbi alimentari) o nel nervosismo e nel disagio, specialmente quando si è con il proprio partner.
Ci si potrebbe anche sentire a disagio nel fare le cose nel proprio tempo libero, perché si ha la percezione di doversi occupare per forza e sempre del partner. Ci si allontana dagli amici e dalla famiglia, dedicandosi completamente ai bisogni del partner mentre quelli personali passano in secondo piano.
Louis Tomlinson, ventotto anni e originario dello Yorkshire, ha vissuto un rapporto tossico per anni senza mai rendersene conto.
Non è mai stato capace di riconoscere quelle "bandiere rosse" all'interno della relazione che stava vivendo con Jason.
Sta iniziando a prendere coscienza della situazione dannosa in cui si trovava solo adesso che è di nuovo single e cerca di farlo in modo razionale, mantenendo la calma, perchè non riesce a capacitarsi di come tutto quanto sia potuto sfuggirgli dalle mani così facilmente,prendendo completamente il sopravvento su di lui.
Sono trascorsi esattamente due mesi dal momento in cui, rientrando a casa dopo aver finito il suo turno di lavoro prima del previsto, ha scoperto che Jason lo stava tradendo.
Il suo ormai ex stava consumando un rapporto con un altro uomo proprio sul loro divano e Louis aveva girato i tacchi ed era uscito dall'appartamento che condividevano senza nemmeno dargli il tempo di spiegare.
Successivamente si è fatto spedire tutte le sue cose all'appartamento di Niall, il suo migliore amico, che lo ha gentilmente ospitato per un paio di settimane aiutandolo a cercare una nuova sistemazione il più lontano possibile da Jason.
Nonostante siano già passati sessantadue giorni, Louis fatica ancora a riprendersi. Si è preso qualche giorno di vacanza dal negozio in cui lavora e trascorre il tempo dormendo sul divano e alternando crisi di pianto a barattoli di gelato che consuma ascoltando musica deprimente e guardando film drammatici e romantici.
Il suo frigo è vuoto, così come lo è la dispensa. Non esce di casa, non cucina più pasti caldi, aspetta che Niall gli faccia visita quando ha del tempo libero e si nutre del cibo spazzatura che il suo migliore amico gli porta. Sul pavimento del salotto vi sono numerose lattine vuote di birra e Red Bull, sacchetti di patatine accartocciati, posaceneri pieni, fazzoletti appallottolati bagnati delle sue lacrime che hanno reso i suoi occhi arrossati e gonfi.
Amava Jason con tutto se stesso, è stato la sua prima relazione seria e immaginava con lui un matrimonio, dei figli, una casa tutta loro che non fosse in affitto, un cane magari. E' sempre stato romantico, un sognatore, sentimentale, innamorato dell'amore.
Non era mai stato tradito prima e non aveva minimamente idea di quanto potesse far male:  è come se una lama affilata gli avesse trafitto il cuore. Il dolore è così forte e insopportabile che in alcuni momenti vorrebbe solo morire per mettere fine a tutta questa sofferenza che lo logora dall'interno e gli impedisce di respirare. Non sta rimanendo più niente di lui, si sente solo un sacco di carne vuoto , incapace di provare qualsiasi altra emozione al di fuori della rabbia e del dolore.
Niall ha deciso di lasciargli un po' di tempo per fargli assimilare il tutto e perché sa bene quanto tende a voler rimanere da solo quando si tratta di delusioni d'amore, ma due mesi gli sembrano decisamente troppi quindi, per la prima volta, decide di far uso della copia della chiave dell'appartamento del suo amico che gli è stata data il giorno stesso in cui Louis si è trasferito lì.
Quando entra in casa, deve prestare particolarmente attenzione a dove mette i piedi perchè le luci sono spente e le tende sono chiuse. Colpisce le lattine vuote cercando di creare un percorso in mezzo a tutta quella spazzatura.
Louis è sdraiato a pancia sotto sul divano, come sempre, mentre l'unico suono che si sente proviene dal giradischi vintage che si trova sullo scaffale vicino alla tv, attualmente spenta.
Sta ascoltando 'Call Out My Name' di The Weeknd, di nuovo.
Niall è delicato quando gli tocca la spalla, non è nemmeno sicuro che lo abbia sentito entrare e non vuole spaventarlo dal momento che qualsiasi cosa potrebbe farlo reagire con una crisi di pianto.
«Lou» lo chiama utilizzando un tono di voce pacato, come se si stesse rivolgendo ad un animale spaventato che non vuole far scappare.
«Mmh.»
«Lou, non puoi continuare così» gli sposta i capelli dalla fronte, soffermandosi ad accarezzargli il viso con il dorso della mano, come farebbe una madre con il proprio figlio. La barba incolta è ormai pungente contro la sua pelle. Lo sente mugolare sofferente, contrariato, senza forze.
«Coraggio, alzati. Hai bisogno di farti una doccia e di mangiare qualcosa, devi farti la barba e pulire questo porcile» continuando a farsi spazio tra i fazzoletti sporchi e i sacchetti di patatine, cammina fino alla grande finestra per poter aprire le tende con un rapido movimento.
«Cazzo, Niall! Fottiti, stronzo» Louis tenta in qualche modo di coprirsi il viso con un cuscino per ripararsi dalla luce del sole che gli arriva dritta negli occhi.
«Hai anche tu gli occhi azzurri, dovresti saperlo che fa un male cane! Cretino» continua, con tono aggressivo.
Tutte parole sprecate, considerando che Niall si aggira per il piccolo appartamento indisturbato come se fosse casa sua per aprire tutte le tende e iniziare a riordinare qualcosa. Trova un rotolo di sacchetti della spazzatura in un cassetto in cucina, ne stacca uno e raccoglie qualche lattina.
«Non te lo dirò di nuovo, Lou. Vai a farti una doccia oppure aiutami con questa merda, ma alzati da quel cazzo di divano che ormai i cuscini hanno l'impronta del tuo corpo», non lo guarda nemmeno ma capisce che sta alzando gli occhi al cielo dal modo in cui sbuffa infastidito e davvero tanto irritato.
Rilascia un sospiro, deve stare calmo.
«Louis!»
«Okay! Ho capito, cazzo.»
Alzandosi dal divano, Louis ha un giramento di testa così forte che lo porta a ricadere sui cuscini non più tanto morbidi con un tonfo. E' debole, stremato, gli viene un accenno di vertigini se prova a guardare in basso verso la direzione in cui Niall si è accovacciato. Il secondo tentativo, dopo qualche secondo, gli va meglio: è solo leggermente stordito e barcolla appena, deve sorreggersi contro la parete ma riesce a raggiungere il bagno.
Vorrebbe farsi un bagno caldo, la schiuma alla vaniglia lo aiuterebbe a rilassarsi e distendere i muscoli, ma poi si sentirebbe in colpa perchè Niall dovrebbe pulire il suo disordine tutto da solo e non è giusto nei suoi confronti perché lo ha sempre visto come il fratello che non ha mai avuto.
E' cresciuto praticamente da solo, non ha mai avuto fratelli o sorelle, suo padre è in galera fin da quando ne ha memoria e sua madre, purtroppo, se n'è andata quando lui era solo un ragazzino a causa del cancro e quindi è rimasto in custodia dai suoi nonni materni finchè non ha raggiunto la maggiore età. Ha conosciuto Niall quando ha iniziato il liceo ed è stato l'unico in grado di aiutarlo a risollevarsi facendolo uscire da quello stato di depressione in cui si trovava. Senza di lui, non sarebbe arrivato da nessuna parte.
Gli è sempre rimasto accanto, lo ha convinto ad iniziare una terapia da uno psicologo, lo ha supportato in tutte le sue scelte, lo ha sempre rispettato e gli ha dato consigli preziosi.
Passandosi le mani sul viso stanco cerca di darsi una svegliata, sente Niall nell'altra stanza imprecare ogni volta che da una lattina esce qualche goccia di birra che macchia il parquet. Deve decisamente andarlo ad aiutare.
Opta per una doccia veloce, quindi apre l'acqua calda e si spoglia evitando assolutamente di guardare lo specchio posto sopra al lavandino. Se dovesse vedere il riflesso del suo corpo nudo, sarebbe devastante.
Non si è mai piaciuto: ha le spalle troppo strette, il sedere troppo grande, le cosce troppo grasse, e quel filo di pancia poi...
Non è nemmeno alto, raggiunge a malapena i centosessantotto centimetri, il che è vergognoso. Non apprezza nemmeno il suo viso, pensa che le sue labbra siano troppo sottili e che il suo naso sia sproporzionato.
L'unico elemento che ama del suo aspetto sono gli occhi. Non sono blu come quelli di Niall, i suoi sono cerulei. Le iridi variano alternandosi fra un azzurro acceso, vivace, cristallino e pieno di vitalità ad un grigio decisamente più cupo, malinconico, triste. Li ha presi da sua madre, gli basta iniziare la giornata guardando il riflesso dei suoi occhi sullo sportello in acciaio lucido del microonde quando si prepara la colazione per sentirla lì con lui.
«Ma Cristo! Sacchetto del cazzo.»
Dopo l'ennesimo urlo da parte di Niall, si decide ad entrare nella doccia. Il getto di acqua calda lo colpisce direttamente sulla nuca, e lui chiude gli occhi per potersi godere la sensazione dei muscoli delle spalle che pian piano si distendono facendolo sentire come un ghiacciolo esposto al sole. Versa qualche goccia di sapone alla menta sulla spugna, non tocca mai il suo corpo con le mani, non vuole sentire le imperfezioni sotto ai palmi, e si insapona rapidamente perché persino essere completamente nudo lo fa sentire a disagio.
Disprezza il suo fisico, se non si dà una mossa potrebbe mettersi a piangere per il forte senso di disgusto che prova. Tiene gli occhi chiusi per la maggior parte del tempo, anche quando si massaggia la cute per insaponare i capelli con lo shampoo, aprendoli solo per girare le manopole dell'acqua quando ha finito la doccia.
Niall bussa alla porta dando un paio di colpi con le nocche, questo lo porta ad afferrare un asciugamano per asciugarsi come meglio può prima di lanciarlo sul pavimento accanto alla tuta dell'Adidas che ha indossato per tutta la settimana ventiquattr'ore su ventiquattro.
«Boo, tutto okay? Sei lì dentro da un po'» Niall suona preoccupato.
«Tranquillo, torna di là. Ora esco. Stavo solo pensando.»
Sentendo i passi del suo migliore amico allontanarsi, esce dal bagno completamente nudo e si infila silenziosamente nella sua camera da letto, in cui avrà dormito si e no un paio di volte in un mese e mezzo. Non è ancora pronto per dormire da solo in un letto matrimoniale, non vuole sentire l'altra metà vuota e fredda. Ci ha provato più di una volta ma si è sempre ritrovato a piangere rannicchiato in un angolo con il cuscino stretto al petto avvolto dal silenzio tombale di quell'appartamento che ancora non sente suo.
Si infila un'altra tuta, questa volta della Nike, mettendo dei calzini in spugna ai piedi per non congelarsi le dita. Pur avendo il riscaldamento acceso, fa comunque freddo in casa sua. E' comprensibile considerando che ormai la fine di Novembre è vicina.
Niall ha riempito un sacco della spazzatura quando lo raggiunge in salotto, e ne sta già utilizzando un altro per raccogliere i fazzoletti.
«Lascia stare, Neil. Finisco io più tardi. Vieni a sederti con me» con un cenno della testa indica la cucina, che è separata dal salotto per via di un grande arco e un basso gradino.
L'appartamento è davvero piccolo, ma lo ha voluto appositamente così per contrastare la sensazione di solitudine. Ha vissuto con Jason per due anni, si era abituato alla presenza di un'altra persona in casa, avevano anche gli orari di lavoro simili quindi tornavano a casa quasi nello stesso momento. Di solito il primo a rientrare era Jason, iniziava a cucinare la cena e ad apparecchiare la tavola e poi dopo mezz'ora tornava anche Louis e prendeva lui il comando ai fornelli per non far affaticare troppo il suo compagno.
I pasti erano praticamente sempre fit: petto di pollo, insalata, pesce, verdure.
Jason gli permetteva raramente di assumere carboidrati, gli chiedeva di tenersi in forma per lui, andavano in palestra insieme nei fine settimana quando non dovevano lavorare, seguivano una dieta, e se Louis si concedeva qualche sgarro gli veniva rinfacciato per giorni e gli veniva fatto notare ogni difetto del suo corpo.
Fino a due mesi fa avrebbe giustificato questi comportamenti da parte del suo ex, era davvero convinto che si trattasse di amore e non di un qualcosa di malsano, sbagliato e distruttivo. Fatica tuttora a crederci, una parte di lui rifiuta ancora di accettare la realtà dei fatti, ma Niall riesce a tenerlo con i piedi per terra la maggior parte delle volte in cui si trova a pensare cose del genere.
«E' assurdo il fatto che in questa casa la birra non manchi mai. Mi stai diventato alcolizzato, Lou?»
Niall è visibilmente sollevato quando trova una lattina di Guinness nella porta del frigorifero. Dato che è l'ultima gli spetta di diritto, perché è la birra che viene dal suo stesso paese: l'Irlanda.
Prende posto al tavolo da pranzo, preoccupandosi di prendere anche una Tennent's per Louis.
«Sto bevendo più del solito e del normale, ma non sono ancora da mandare agli alcolisti anonimi» Louis incrocia le braccia al petto, fingendosi offeso.
Si siede accanto a Niall, facendo stridere la sedia sul pavimento quando la trascina senza sollevarla.
E' stanco, mentalmente sfinito. Appoggia un gomito sul legno scuro del tavolo e fa scivolare pigramente la mano sotto al mento accasciandosi privo di energie.
«Ti stai rovinando per niente, Louis. Jason ne ne vale la pena, credimi. Devi reagire, andare avanti, così come sta facendo lui. Non puoi piangerti addosso per sempre.»
«Non ce la faccio.»
«Devi farcela, invece. Non esci da questo posto da giorni, non vai nemmeno più a lavorare, stai diventando pallido come un fantasma. Ed è tutto inutile! Ciò che stai facendo adesso non risolverà il problema. Quel che è fatto, è fatto. Trovare qualcosa che ti tenga la mente occupata ti aiuterebbe tantissimo. Andiamo al cinema, o al parco, oppure al club di sera come facevamo prima che tu iniziassi il processo di demolizione con quell'elemento. Fidati di me.»
Non si sente pronto, a dire il vero. Ha bisogno di altro tempo, deve affrontare le cose con calma, deve ancora assimilare.
Prende un sorso di birra, il liquido freddo gli scorre giù per la gola dandogli un senso momentaneo di tranquillità, solo per un breve istante il dolore passa in secondo piano.
«Ho ancora due giorni di pausa da lavoro. Voglio passarli in santa pace, voglio essere libero di piangermi addosso quanto mi pare. Ti voglio bene, ma mi sembra una gran cazzata la tua idea. Non ho bisogno di rimorchiare altre persone, c'è ancora lui nella mia testa e sto davvero provando a metterlo da parte ma ho i miei tempi e devono essere rispettati. Lo sai che ci metto sempre tanto in queste situazioni, ma passerà. Come sempre» con tono sconfitto, prende un altro lungo sorso di birra. Continua ad osservare il suo migliore amico, che si passa le dita fra i capelli castani mentre riflette.
«Be', come vuoi. Non voglio forzarti nelle cose. Sei sempre stato particolare. Dammi il tuo telefono, per favore.»
Il sorriso di Niall è nervoso, la sua richiesta invece è abbastanza strana.
«Perchè?»
«Dammelo e basta» si alza dalla sedia portando con sé la lattina di birra, ormai conosce Louis quasi più di se stesso quindi sa bene dove tiene l'iPhone.
In silenzio, va a prendere il telefono dal cassetto del comodino accanto al letto. Louis è solito chiuderlo lì dentro quando vuole estraniarsi dal mondo e non deve essere disturbato. In circostanze normali, invece, lo ha sempre con sé ed è come un prolungamento del suo corpo. La password è una banale ripetizione del numero zero, Niall gli ha detto per mesi di cambiarla ma sono rare le volte in cui viene ascoltato. La prima cosa che fa è eliminare qualsiasi traccia di Jason su quel dispositivo, poi installa un'applicazione di incontri. Un lato divertente di Louis è la sua curiosità, non cancellerà mai quell'applicazione senza averla prima provata, è forse la persona più curiosa che Niall conosca. Invece di rimettere il telefono nel cassetto lo porta con sé in salotto e lo appoggia sul tavolino da tè. Come si aspettava, Louis lo raggiunge con aria scettica e sblocca subito il telefono, per poi aprire la nuova applicazione.
«Che cazzo è?»
«Scoprilo. Io devo andare, domani ti porto un po' di spesa perché il tuo frigo sta piangendo. Riprenditi, okay?»
Niall gli lascia una pacca amichevole sulla spalla, che li porta ad abbracciarsi. Il modo in cui Louis si accoccola nascondendo il viso nell'incavo del suo collo lo tenta a non andarsene da lì, è difficile, vorrebbe rimanere con lui a rassicurarlo e dargli forza ma è sbagliato. Non può stargli sempre appiccicato, altrimenti invece di aiutarlo peggiorerebbe solo la situazione.
«A domani, Boo» si allontana per primo, camminando poi verso la porta.
«Ciao, Neil.»
Louis è così malinconico mentre lo saluta. Se ne sta in piedi ad agitare tristemente la mano che a malapena sbuca fuori dalle maniche troppo lunghe della tuta.
Appena rimane da solo, si siede sul divano e solleva le gambe sul tavolino posto lì di fronte. Apre di nuovo l'applicazione sul suo iPhone, e scopre che prima di tutto deve creare un profilo altrimenti non può fare assolutamente niente.
Scrive quindi il suo nome, la sua età, da dove viene, e carica un selfie per l'immagine del profilo. Una volta completate tutte le procedure, come selezionare il suo sesso, il suo orientamento sessuale e cose di minore importanza come l'altezza, riesce a dare la conferma finale e la pagina del suo profilo viene caricata davanti ai suoi occhi. A quel punto, andando nella home per capirci qualcosa, si rende conto che quella è un'app di incontri e allora si chiede se dovrebbe cambiare la sua foto dato che ha utilizzato il primo selfie che ha visto nel suo rullino fotografico in cui sembra più giovane, ha i capelli arruffati e sta facendo davvero il broncio. Aveva mandato quella foto a Niall qualche mese prima quando avevano programmato un'uscita che poi però lui aveva dovuto annullare a causa di Jason che, geloso, gli aveva proibito di uscire. Quel selfie con lo sguardo da cane bastonato gli era stato d'aiuto per farsi perdonare da Niall, funziona sempre.
Non fa in tempo nemmeno a provare di cambiare quella foto, perchè gli arriva un messaggio da parte di un certo Rory che ha quasi cinquant'anni e che senza problemi fa un commento davvero poco carino su come gli sbatterebbe il cazzo in faccia. Louis è schifato. Blocca subito quell'uomo, esce dall'applicazione e lancia il telefono in mezzo ai cuscini del divano.
Deve finire di pulire la casa, deve darsi una sistemata, ha bisogno di riprendersi e il primo passo è dividere le lattine dai sacchetti di patatine facendo la raccolta differenziata.
Impiega un paio di ore a raccogliere tutta la roba, dividerla nei diversi sacchi dell'immondizia, scendere in strada a buttarli negli appositi bidoni, pulire il pavimento con i prodotti per il legno, arieggiare la stanza aprendo la finestra, togliere le federe dei cuscini del divano e lavarle in lavatrice per poi stenderle sullo stendino in terrazzo. Si concede una sigaretta dopo essersi rasato la barba, riprendendo in mano il telefono.
Esce sul terrazzo per non spargere la cenere in casa, tiene la sigaretta ferma fra le labbra e rapidamente scorre con il polpastrello del pollice tutti i messaggi ricevuti su quell'applicazione in poche ore. La maggior parte sono a sfondo sessuale, li odia.
Con uno sbuffo chiude quell'applicazione abominevole e tiene premuta l'icona con l'intenzione di eliminarla e mandare a quel paese Niall con tanto di insulti. Proprio in quel momento un ulteriore messaggio compare sotto forma di notifica nella parte alta dello schermo.

Don't let it break your heart, babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora