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Quando aprì il suo armadietto i libri da usare per le lezioni di quel giorno erano come spariti. Sbatté le palpebre un paio di volte. Scosse la testa pensando di averli lasciati nella borsa, ma ricordava benissimo di averli messi nell'armadietto prima di uscire da scuola. Le sue mani continuavano a cercare in quell'angusto spazio metallico, senza però trovare niente...niente che non potesse essere stato preso da qualcuno. Ma chi? Gretta Keene? Ne dubitava, non aveva rapporti con quella gallina anche se qualche volta delle occhiatacce erano scappate da parte di entrambe.

«Hey amico da quando sei diventato così studioso?» 

«Non lo so Vic, forse da...» 

Accostando l'anta del suo armadietto e volgendo altrove lo sguardo vide che accanto a lei c'era un ragazzo non più alto di un metro e settantotto circa. Al lobo sinistro portava un sottile orecchino d'argento a forma circolare. Questi aprì uno degli armadietti da cui caddero dei libri 

«...Ora!» disse, lasciando che un sorriso beffardo gli aleggiasse sul volto. 

Oh cazzo i miei libri! pensò lei, sgranando appena gli occhi. 

Altri ragazzi scoppiarono a ridere; forse non era la peggiore delle bravate ma ciò che lasciava leggermente sconvolta Alice era che, dopo quell'episodio, potessero verificarsene altri. 

E... No! Diavolo no! Non voglio essere io il suo prossimo bersaglio! continuava a ripetere nella propria mente. 

Prima che potesse azzardare una parola contro di lui, un'altra voce maschile echeggiò nel corridoio 

«Hey faccia da ebete! Ti sei messo a studiare o hai trovato qualcun'altro che faccia i compiti al posto tuo?!» la voce era quella di un ragazzino dai capelli scuri e gli occhiali spessi come i maniglioni che sono incorporati alle porte delle uscite di sicurezza, anche se l'unica cosa sicura era una sfuriata da parte dell'altro. 

«Richie boccaccia Tozier?!» ringhiò Henry portando subito l'attenzione su di lui. Richie prese a correre più veloce che poteva, scansando maldestramente gli altri ragazzi che sostavano nel corridoio. 

Henry aveva preso a corrergli dietro ma non proseguì più di quanto fece il fuggiasco perché la campanella era suonata e dovevano andare in classe. Alice ne aveva approfittato per recuperare i libri, fortunatamente non si erano rovinati. Almeno Bowers aveva avuto il buon senso di non lasciarci ricordini sopra, come attaccarci le caccole del naso o chissà quale altra schifezza. I maschi erano tanto fessi quanto schifosi e da Henry Bowers non si sarebbe aspettata altro. Se a farle un dispetto fosse stata Gretta forse tra le pagine dei libri ci avrebbe nascosto un assorbente su cui avrebbe scritto qualche parolaccia o chissà che altro. Scosse testa e spalle, contorcendo la faccia in un'espressione di disgusto.

Qualche minuto prima che la docente entrasse Alice era già seduta al banco, stava per tirare fuori i quaderni ma vide Henry dirigersi verso di lei e per precauzione spostò la borsa trasferendola dalle proprie gambe a terra, tenendola tra queste ed afferrandone la cinghia con le mani. Henry poggiò entrambe le mani sul suo banco chinandosi di poco e guardandola dritto negli occhi. 

«Il finocchio che prima era seduto qui ora non c'è ed è passato avanti, ma questo non significa che non ti chiederò di farmi copiare. Capito?». 

Alice rispose prontamente tirandogli un calcio sulla tibia procurandogli abbastanza dolore e lasciandogli un livido piccolo come un bottone. 

«Impara a chiedere e forse ti faccio copiare! Capito?» rispose con la stessa insolenza con cui Bowers si era palesato a lei.  «Ora porta quel tuo culo flaccido sulla tua sedia e non provare a darmi altre seccature!» finì di intimargli lei. 

Henry non fiatò, ma la sua espressione rabbiosa era sufficiente a farle capire che prima o poi (ma più prima che poi) gliel'avrebbe fatta pagare. E forse anche più di qualche libro nascosto. 

«Psss! Hey! Psssss!» 

Ecco che la chiamavano di nuovo, si voltò a vedere se fosse ancora Henry ma non era lui. Lui era seduto, zitto e fumante di rabbia. Dietro di lui un ragazzo con i capelli corvini lunghi fin sopra la spalla si era alzato di poco trascinando appena il busto sul banco e, poggiandosi su un braccio, sussurrò: 

«Io sono Patrick, ciao ciao!» le fece l'occhiolino ridendo, una risata lievemente inquietante quanto subdola. 

Alice non gli diede confidenza.

Quale altro anno di merda mi attende?

Davanti l'uscita dell'istituto Richie Tozier, Eddie Kapsbrak e Bill Denbrough discutevano su quanto successo quella mattina...

«Non so Richie credo tu sia impazzito!» esclamò Eddie. 

«Ah ma sta zitto! Alla fine non mi ha nemmeno preso quello scemo!» ribatté Richie con un sorriso sornione stampato sulla faccia. 

Se Henry fosse stato nei paraggi e lo avesse sentito glielo avrebbe fatto sparire con un pugno ben piantato sulla bocca. Udirono la porta aprirsi, videro Alice 

«Hey!» Richie avanzò qualche passo verso di lei. 

«Stai bene? Ho visto Bowers correrti dietro e...» 

Richie scosse una mano come per cacciare via quel pensiero di Bowers che lo rincorreva 

«È tutto ok sorella! Sai...» cominciò, aggiustandosi gli spallacci dello zaino «vedere una bella ragazza in difficoltà fa risvegliare in me un certo istinto di protezione!» ammiccò, sotto gli sguardi non troppo increduli di Eddie e Bill, al quale scappò una risatina. 

Sul viso di Alice comparve un sorriso radioso da farle arrossire lievemente le gote 

«Grazie mille» 

«S...s...s...spera c...c...che non t...t...tornino p...più a f...f...f...farlo» balbettò Bill, quasi rassegnato all'idea che invece avrebbero avuto ancora un lungo anno da condividerci. 

Bill poi non era del miglior umore da ottobre, quando Georgie scomparve. In quel momento Alice realizzò di stare conversando con il fratello di quel piccoletto portato via dalla corrente giù nel tombino fognario. Non sapeva se porgere o meno le condoglianze fosse opportuno, ma nel dubbio espresse comunque il suo dispiacere e prima che potesse parlare Bill avvertì quel briciolo di compassione ed apprensione nei suoi occhi. Fece un sorriso timido, schivo e quasi privo di ogni intenzione di sentir parlare ancora di Georgie; il pensiero della sua morte non aveva avuto pietà per la sua mente, non voleva lasciare andare via quell'ingiustificato senso di colpa. 

«Ora vado, grazie di nuovo ragazzi e...fate attenzione a quella canaglia di Bowers.» quelle parole furono pronunciate con un sincero interessamento. 

Camminando lungo il marciapiede che l'avrebbe condotta verso casa Alice ripensava a quella buffa uscita di Richie, lui inseguito da Henry e lei che aveva osato tirargli un calcio sulla tibia. Quel pensiero la faceva ridere, ma se avesse continuato a ricordare lo sguardo con cui poi l'aveva fulminata subito dopo in classe... erano state circostanze fortunate, niente di più.

"Like lambs to a slaughter..." | IT - 2 0 1 7Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora