Derry, 20 giugno 1989
Per qualche strano motivo penso di star simpatica a Henry, Henry Bowers. Questo nome pronunciato tra i più giovani nella comunità di Derry non suona bene. I ragazzini hanno paura di lui e degli altri tre che gli fanno da spalla. Dovrei dunque ritenermi fortunata? Forse mi ha in simpatia solo perché nelle ultime verifiche in classe l'ho fatto copiare. Ho ancora forti dubbi su di lui, eppure...
Se c'era una cosa che Henry Bowers non aveva mai capito, e forse non l'avrebbe compresa nemmeno con molteplici ripetizioni, era il perché le ragazze usassero diari o quadernetti per annotare cose di cui poi avrebbero spettegolato non appena avessero avuto occasione di vedersi. Henry frequentava molto Derry, ma non soltanto i Barren o il centro della città o le periferie; Henry come It conosceva benissimo la piantina della città, forse questo sarebbe stato (anche se un po' irrilevante) uno dei motivi per cui la perfida creatura l'avrebbe scelto come propria pedina personale in quel di agosto, quando avrebbe ucciso pure suo padre, addossandosi conseguentemente colpe che non aveva, come gli omicidi degli altri ragazzini scomparsi. Sarebbe stato additato come il "mostro di Derry" qualche tempo dopo.
Perché Henry Bowers si stava preoccupando di un diario? Semplice: da quando aveva preso a frequentare la nuova "comara" che avrebbe introdotto nella sua banda di teppisti, ma con una certa discrezione, le si era avvicinato così tanto da chiedersi che tipo potesse essere fuori dall'aula scolastica. Alice, al contrario, non era il tipo che avresti visto facilmente in giro per la città. Le uniche volte che girava era spesso di corsa, d'estate la si poteva vedere scorrere sui suoi street roller skates sfrecciando a tutta velocità, così veloce da "fondersi con il vento" come diceva lei. La corsa sui pattini erano anche un suo modo di sfogare ulteriormente l'ansia e le frustrazioni, quelle corse le davano un senso di brio e libertà. Il suo diario era sempre con lei, ovunque andasse, non lo dimenticava mai a casa. Lo portava nella borsa, ma non lo perse in una di quelle corse da una parte all'altra della città: era ancora giugno quando annotò, tra le pagine in fondo, una delle esperienze più forti che potesse aver mai vissuto sulla propria pelle. Ce n'erano di diverse ma Henry si sarebbe soffermato su una in particolare...e per comprenderne il motivo non serviva un genio; Alice descrisse la sua prima volta, così come viene comunemente definita sia dai giovani che dagli adulti. Ci mise più del dovuto a scrivere e descrivere tutto, riportando quasi ogni particolare, con talmente tanta dovizia che alla fine, rileggendo e contemplando, Henry si sarebbe mostrato d'accordo sul definirlo un tema da dieci e lode. Ovviamente la lode (lui) se la sarebbe auto-assegnata basandosi esclusivamente sulle sue convinzioni, soltanto per i preliminari. Di opinione diversa era Alice, poche righe sotto dopo le prime che ebbe letto (saltando l'introduzione alla vicenda), definì Henry poco delicato e un po' troppo materiale "...dopotutto è Henry Bowers" scrisse, Henry arricciò il naso e corrugò la fronte, lasciandosi scappare una smorfia di noia. Quelle tre piccole facciate a righe le lesse e rilesse così tante volte da averle presumibilmente imparate a memoria; le pagine successive non lo avrebbero entusiasmato allo stesso modo.
Quando Henry trovò quel diario rimase abbastanza stupito dalle parole forti che erano riportate dentro, aveva scoperto che qualcun'altro si trascinava dietro un macigno pesante quanto il suo o forse qualcosa di più. Eppure Alice non aveva mai dato a vederlo, quando la vedeva arrivare a scuola aveva sempre un'aria abbastanza tranquilla, una persona mite, che preferisce stare nel suo ma altrettanto condivide volentieri momenti con altre persone. Leggere quelle pagine gli aveva mosso qualcosa dentro, cosa non lo sapeva, Henry non aveva mai avuto percezione di se stesso, almeno non in modo così tattico come invece lo aveva Alice. Alice era perfettamente capace di ascoltare il proprio corpo e la propria anima, è come se la perdita della madre oltre a farle maturare un certo senso di responsabilità verso il mondo ed i ruoli che avrebbe avuto nella vita, le avesse fatto dono della capacità di perdonare quanto successo. Contrariamente ad Henry che invece non avrebbe mai perdonato l'abbandono di sua madre e odiava suo padre, lo odiava ma un po' gli voleva anche bene, anche se quest'ultimo sentimento era sopraffatto dalla rabbia che gli ribolliva dentro. Ora capiva perché quella ragazza non veniva più di tanto toccata dai suoi atteggiamenti rozzi e impertinenti. Alice aveva problemi ben più seri a cui far fronte ogni giorno. Gli dispiaceva aver letto il suo diario senza il suo permesso, Alice glielo avrebbe perdonato, a patto che non ne parlasse con nessuno dei suoi amici ed altre persone. Non ci contava più di tanto, dopotutto si trattava di Henry Bowers.
All'inizio dell'anno scolastico Henry non aveva notato quella ragazza ed Alice non aveva notato lui, o meglio, sapevano entrambi di essere nella stessa classe, ma nessuno dei due ha dato peso alla cosa fino al giorno in cui Henry le aveva fatto cascare i libri dell'armadietto e lei gli aveva suonato un calcio negli stinchi per ripicca. E mentre il mondo sembrava impegnato a odiare Henry Bowers (e viceversa), Alice Taylor era occupata a non farsi consumare da sentimenti grigi che avrebbero potuto annebbiarle il cervello: quel maledetto pagliaccio non l'avrebbe avuta, mai! Era ostinata a non cadere nella trappola di It che già una volta aveva provato ad adescarla, soggiogandola proprio con i ricordi di sua madre, rievocando la sua figura e la sua voce. Alice però non c'era cascata, anche se sfuggirgli era stato difficile. Con il clown non era finita lì: aveva avuto modo di origliare una discussione tra i Perdenti un pomeriggio, alcuni di loro lo avevano detto che It si era manifestato in diverse forme, a Bill era toccato vedere George.
Derry, agosto 1987 ore 10:15
Ricordo il lenzuolo bianco su cui era poggiato un copriletto azzurro pastello, copriva le gambe della mia mamma. La mia povera mamma. Era ridotta in un modo davvero indicibile... completamente dimagrita, uno scheletro, le ossa le si potevano vedere oltre la pelle ormai molliccia e cadente. Quella pelle giallastra e gli occhi infossati, le guance completamente scavate... La mia mamma non era più la mia mamma, la mia non c'era più e quello non era il suo corpo. Per non parlare dei capelli, i suoi capelli biondi erano tutti caduti...gliene erano rimasti pochi in testa. Pochissime ciocche. I suoi occhi erano spenti. Poi è volata via...
Questo fu quanto Alice avrebbe raccontato ad Henry qualche tempo dopo che la scuola sarebbe finita. Cominciarono ad uscire verso la seconda metà di giugno, uscite non proprio frequenti.
Derry, agosto 1988
È un anno, ma a me sembra sia passata una vita intera. A volte poco, altre che il tempo si sia fermato e non sia mai continuato. Io proseguo il mio cammino nella vita, non so più da dove prendo quel poco coraggio che ho per raccogliermi quando cado e andare avanti. Era forse questa la forza che avevi tu, mamma?
Interruppe per qualche secondo la scrittura, un piccolo sorriso le era comparso sul viso. La mano riprese a scorrere morbida sulla pagina del diario. Quel diario era la sua certezza, "...il porto sicuro dove poter lasciare quello che dentro mi farebbe morire. Non voglio che questa negatività mi corroda, non voglio morire consumata dalla rabbia..." scriveva Alice sulle pagine del suo diario, al termine ogni pensiero, riportandolo come una sorta di mantra. E It conosceva quei pensieri, aveva già scrutato nella mente fragile di quella ragazzina.
A volte ho paura di quello che potrebbe succedermi, sparire da un momento all'altro senza aver portato al termine nulla di concreto. Ho paura, soprattutto ora che ho ricominciato a prendere tra le mani la mia vita...
Alice aveva paura di ricadere in quell'abisso profondo e nero che l'aveva risucchiata tempo prima. Non avrebbe mai parlato del suo cuore spezzato, piuttosto avrebbe detto che quel vuoto lasciato dalla morte di sua madre era un vuoto che niente e nessuno avrebbe mai potuto colmare, avere una simile consapevolezza la faceva morire -per l'ennesima volta- dentro. Di questo ne aveva parlato con Henry (senza però entrare troppo nel dettaglio); ora un po' cominciava a capire quella ragazza e probabilmente anche il motivo per cui iniziava a sentire di dover passare più tempo possibile con lei. No, Henry non avrebbe mai detto di essersene innamorato, nemmeno che provasse qualcosa per lei. Non subito, non in quel momento. Anzi, Henry non avrebbe proprio saputo spiegarlo, sapeva soltanto che non aveva mai avuto un minimo di stima per qualcuno che non fosse del suo stesso sesso. Le donne erano solo oggetti del piacere, no? Era questo che aveva imparato da suo padre, e ciò veniva confermato dalle ragazze con cui precedentemente aveva avuto a che fare, piuttosto frivole. Da un lato non gliene fregava un accidenti se fossero solo disposte ad assecondare le sue richieste, qualunque cosa fosse, dall'altro lato questo cominciava a dargli noia. Con Alice era diverso, Alice aveva un temperamento completamente opposto al suo: era razionale e molto riflessiva, questo suo essere tranquilla veniva ben compensato dalla scaltrezza e risolutezza qual ora la situazione lo richiedesse. Lontano dai loro occhi, da ogni angolo razionale che potesse far parte di loro, perpetuo, germogliava quel qualcosa che ad Henry fino ad allora era sconosciuto, e questo lo spaventava, ma al contempo gli dava un misto di sensazioni tra gioia, paura, dubbio.
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"Like lambs to a slaughter..." | IT - 2 0 1 7
FanfictionTra l'autunno del 1988 e l'estate del 1989 Derry, cittadina del Maine, è protagonista di misteriose sparizioni ed efferati crimini. Alice Taylor, quindicenne all'epoca dei fatti, racconta di quell'estate nel suo diario.