Era l'autunno del 1988 quando George Denbrough scomparve, un colpo durissimo per Sharon Denbrough che non arrivò mai a metabolizzare la perdita del figlioletto, intanto a Bill la morte del fratellino pesava come il più pesante dei macigni che il suo cuore e la sua mente potessero reggere. A volte non sai davvero cosa ti fa andare avanti avrebbe detto Alice. Con Bill avevano in comune la perdita di una persona cara, la scrittura e quella testa sempre piena di ricordi, rimorsi e domande del tipo cosa avrei potuto fare e cosa non ho fatto per impedirlo? Si incrociavano spesso nei corridoi della scuola, ma non ebbero mai modo di scambiare una parola. 

Ad ogni modo, Alice trovava simpatico quel gruppetto di nanerottoli che aveva pochi anni di differenza con lei; ci fu un giorno in cui si ritrovò a difendere due di loro: Ben Hanscom e Beverly Marsh, entrambi nel mirino di Bowers. Il primo fece in tempo a scamparla, lei e Henry stavano discutendo (piuttosto animatamente) quando Alice da lontano vide arrivare Ben pronto a dirigersi verso la classe del corso che avrebbe frequentato. Sgranò gli occhi nel vederlo, Henry se ne accorse e prima che potesse girarsi a guardare, Alice riportò l'attenzione su di lui quando questi le domandò come mai avesse fatto una simile faccia: era chiaro che aveva visto qualcuno arrivare, ma Alice rispose prontamente che erano le stupidaggini che si faceva uscire di bocca a lasciarla allibita (in realtà Alice non sarebbe mai rimasta di sasso di fronte ad un discorso di Henry, dopotutto se aveva un certo tipo di fama e delle fonti lo confermavano...). 

Ben si accorse solo dopo qualche minuto che quell'orrenda triglia bionda era di Henry, ma era anche curioso di sapere in che modo stesse importunando un'altra povera ragazza (dopo Bverly, chissà quante ne importunava quel Bowers). Alice prese a gesticolare e parlare insieme in una pantomima alquanto ridicola, cogliendo l'opportunità per far segno con la mano a Ben di andarsene in aula prima che il suo peggiore ed affezionato incubo potesse girarsi e beccarlo. A quel punto non avrebbe potuto fare molto, se non avesse voluto prenderle anche lei. Per quanto riguarda Beverly...in quell'occasione non ci fu una discussione, ma un vero e proprio litigio, in cui entrambi avevano alzato la voce e anche le mani. Alice beccò Henry e Belch scrivere su un assorbente ancora immacolato insulti sessisti di ogni tipo, imbucandolo nell'armadietto della Marsh. 

Questo potrebbe sembrare il minimo della bravata, ma fecero di peggio: dopo l'ora di educazione fisica, i ragazzi e le ragazze furono invitati (per buona norma) a radunarsi nei rispettivi spogliatoi per fare la doccia e rivestirsi; Henry e il suo compare Belch, ne approfittarono di quell'ora per andare nello spogliatoio delle ragazze, prendere la biancheria della Marsh e nasconderla in diversi angoli della scuola, le avrebbero poi detto che quello era giocare a nascondino ma ad un livello più avanzato, ed Henry ribattezzò quel gioco con il nome di indovina dov'è nascosto. È davvero umiliante per una ragazza così giovane come Beverly essere vittima di simili beffe di pessimo gusto. Alice non era amica di Beverly, non sapeva nemmeno se le sarebbe andata a genio, se avessero potuto provare simpatia reciproca, ma quando accadevano cose simili sentire empatia e solidarietà era il minimo. 

Quando la cosa fu scoperta, le altre ragazze ebbero un po' da ridere e un po' si trattennero, Henry era imprevedibile e avrebbe potuto manomettere anche la loro di biancheria: se una era definita la troietta dell'istituto o della città, ciò non significava che le altre fossero fuori pericolo. Beverly incassò il colpo, accusandolo, ma stette zitta e non si fece gonfiare gli occhi per il pianto. A gonfiarla di botte ci avrebbe pensato suo padre a casa. Alice non sapeva della vita di Beverly, sicuramente percepiva cosa volesse dire essere vista come una poco di buono quando in realtà non era così. Su di lei non vennero mai scaricati particolari pesi, ma essendo lei una ragazza sapeva e capiva benissimo quale schifo si portava dentro l'altra. 

Così decise di ricambiare il favore ad Henry; il martedì seguente, durante l'ora di ginnastica, prese i vestiti del bullo (mutande comprese) e li sparpagliò su per lo scorri-mano di ferro della scalinata che riportava su verso le aule, perfettamente distanziati, le scarpe erano in cima alle scale. La parte migliore fu riservata alle mutande. Passarono dieci minuti buoni prima che Henry si rendesse conto che le sue cose erano sparite, che si erano volatilizzate come per magia. Alice e Beverly stettero acquattate in cima alle scale, nascoste dalle sbarre di ferro della ringhiera, ridacchiando e cercando di soffocare quelle risatine. Ad un certo punto, Vic, che si era già rivestito, fece caso ad un paio di calze gettate a terra in maniera quasi simmetrica, conducendo verso l'uscita del corridoio che portava agli spogliatoi, proseguendo vide anche la cintura, poi salendo le scale anche i pantaloni e la t-shirt, appese allo scorri-mano come se qualcuno le avesse stese lì di proposito. Prima di buttare un piede sulle scale, corse di nuovo nello spogliatoio precipitandosi verso Henry informandolo della bravata. 

Henry sbuffò, emettendo un grugnito di rabbia. Era come un toro imbufalito pronto ad incornare lo stronzo che si era permesso di fargliela. Ancora con l'accappatoio addosso, rimise soltanto le scarpe usate per la lezione, facendo lo stesso percorso di Victor, ed i suoi occhi constatarono che sì i suoi vestiti erano stati trasportati su per le scale. Voci femminili venivano da sopra, ridevano, e quando Henry alzò la testa per guardare di chi si trattasse... 

«La troia!» esclamò, con gli occhi iniettati di sangue e una rabbia che, fosse stato una calamità naturale, si sarebbe sicuramente trattato di un'eruzione vulcanica violenta «No! Le troie! Voi due!» urlò imbestialito.

 Alice e Beverly ridevano, quasi avevano le lacrime agli occhi, ma guardando la rabbia che animava Henry un'improvvisa scossa di preoccupazione tuonò in entrambe. 

«Voi due siete morte! Vi uccido luride schifose stronze!» continuava ad urlare. 

Beverly guardò preoccupata Alice, la quale si rialzò in piedi. 

«Tu! Tu domani non farti vedere in classe hai capito strega senza palle?!» 

(Lei) andò in cima alle scale 

«Io non le ho perché sono una ragazza, la tua scusa invece qual è, genio?» 

Prese le sue mutande e gliele mostrò, prima il davanti dove aveva scritto dove sono? chiaramente riferito alle sue di palle, poi gliele tirò con la stessa nonchalance con cui la gente tirerebbe riso e confetti ad un matrimonio. Finirono dritte sulla faccia di Henry che se le tolse subito, girandole e rigirandole maldestramente tra le mani, fissò per qualche secondo il retro, dove lesse la firma di quella stronza a cui l'avrebbe fatta pagare. Eccome se gliel'avrebbe fatta pagare. 

"Like lambs to a slaughter..." | IT - 2 0 1 7Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora