{1-1} Un Giorno Come Tanti?

63 9 0
                                    

Era un giorno come tanti...
La sfiga volle che nacqui tra quei pochi appartenenti al 10%, cioè come semplice umano, perciò fui costretto a frequentare una scuola relativamente normale; in più alcuni miei compagni avevano qualche capacità particolare, non tanto utile per fare l'eroe, ma almeno era qualcosa; uffa.
In ogni caso, mi chiamo Carlo, ho quattordici anni e questo è l'inizio delle mie avventure.
Stavo andando a scuola camminando tranquillo come sempre, col cappuccio, a testa bassa, mentre sentivo la musica. A metà strada presi un vicolo stretto come scorciatoia, per perdere meno tempo possibile.
Feci un grosso sbaglio...
Mi trovai un palo davanti alla faccia che mi stese per terra. Qualcuno mi aveva colpito di proposito. Quando aprii gli occhi, mi risvegliai in una stanza buia legato ad uno strano macchinario. Ovviamente la prima cosa che mi venne in mente fu che ero stato rapito da qualche maniaco e perciò dovevo chiamare la polizia, anche se ero nell'impossibilità di farlo. In ogni caso non era un maniaco che mi aveva rapito, bensì una tizia che avevo già visto da qualche parte. Le chiesi cosa stesse succedendo e feci altre mille domande, ma mi rispose di non preoccuparmi e che era normale che fossi confuso, mi avrebbe spiegato tutto successivamente. Borbottava qualcosa ad altre persone, tipo: "È quello giusto, forse il migliore di quelli che abbiamo scelto, il prescelto in grado di comandare e di vincere questa guerra", una cosa del genere. Dopo quelle parole, accese la macchina. A quel punto mi disse: "Dimmi chi vorresti tanto essere, dimmi quale capacità, quale abilità vorresti avere, dimmi come saresti voluto nascere se avessi potuto decidere". Ero più confuso di prima. Pensai a lungo: mi sarebbe piaciuto essere un sacco di cose! Ma decisi di scegliere qualcosa di utile, più che divertente, qualcosa di originale... decisi di voler essere un Signore del Tempo, un gallifreyano! Sta di fatto che ero ancora confuso, ma gli comunicai la mia scelta, digitò un po' su una tastiera collegata alla macchina, e... luce accecante. Mi si era chiuso un vetro davanti ed era comparsa una luce accecante a tratti verdognola, rossiccia e bluastra. Sentivo una strana sensazione, mi bruciava tutto, energia che circolava in tutto il mio corpo. Persi i sensi. Mi risvegliai su un letto, con attorno questa tizia e le altre persone. Decise di spiegarmi tutto e disse che era la direttrice della Branca Italiana di un'associazione segreta di maghi, alieni, inumani, scienziati, eroi, mutanti, umani semplici ecc. che cercava persone giovani in grado di portare l'ordine e salvare il mondo dalla controparte di questa associazione, creata per contrastarci e portare il caos, creata da coloro che volevano distruggere tutto, che non avevano a cuore né il pianeta, né le specie che lo abitano. Cercava giovani aiutanti svegli e determinati che dessero una mano agli eroi che ormai non bastavano.
Le due associazioni si chiamavano AGE (Associazione di Giovani Eroi) e AGO (Armata di Giovani Oppressori), ma venivano comunemente chiamate "Rightorder" e "Badcaos". Precisò che la macchina funzionava proprio grazie all'energia fornita dalla magia, dai poteri e tutto il resto, ma anche dalla scienza, per questo vedevo luci di diversi colori, cioè raggi gamma, raggi infrarossi, raggi ultravioletti ecc. E che inoltre poteva fornire qualsiasi capacità a chi sceglievano, cambiando il DNA stesso della persona, ma che se uno sceglieva ad esempio una magia o un superpotere, era costretto ad accontentarsi della capacità casuale che gli capitava, che comunque era forte e complicata, ma poteva anche essere fortunato e ricevere un potere molto forte già esistente.
Infine disse: "Devi sapere, che ormai il nostro mondo è in pericolo! In questo universo, e sulla nostra stessa Terra, esistono tante realtà. Noi le sfruttiamo per creare eroi maturi che salvino il mondo da coloro, poco maturi, che vogliono distruggerlo. Una lotta tra giovani, e non solo, perché siete voi il futuro!" Quasi mi commossi. In ogni caso mi disse che ero libero, finalmente, ma che non dovevo dire niente a nessuno, riguardo questa associazione. Aggiunse che mi avrebbe fatto conoscere altri come me presto, coetanei che magari già conoscevo e che avrebbero collaborato con me. Ero un po' frastornato e stanco perciò decisi di tornare a casa. Tutto il processo era durato circa un'ora e mezza/due ore. Ma non era finita qua... dovevo spiegare ai miei come mai non fossi a scuola!

In Another Universe... Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora