1) Guai in vista

273 14 1
                                    

Pov Artemisia
Mi svegliai di soprassalto con la mia bussola interiore che dava di matto. Fino a pochi secondi prima ero comodamente sdraiata sul morbido letto d'erba verde smeraldo che circondava il lago della mia proprietà, immersa in un bellissimo sogno. Sognavo di essere a caccia con la mia fedelissima lupa Maya e stavamo rincorrendo un grosso cervo, che sarebbe diventato la nostra cena. Arco in mano e freccia incoccata, pronta per essere scoccata in direzione della nostra preda. D'un tratto tutto si fece buio; il vento si alzò forte portando con sé dell'aria talmente gelida da salirmi lungo la schiena e rimanere al livello dell'encefalo, come un avvoltoio appollaiato su un ramo sopra ad una carcassa, in attesa. Il cervo scappato in preda a qualche primordiale paura in cerca di salvezza da un nemico invisibile. L'erba piegata dal vento forte che la stava gelando a tempo record. Le fronde e gli alberi sfrustati dal vento forte, quasi velesse spezzarli. Nuvole nere coprivano il sole annunciando un forte temporale o una bufera. Le prime gocce di pioggia, grandi come chicchi di caffè, iniziarono a cadere. Color del sangue. Dense e calde come il sangue appena stillato. Anche l'odore era ferroso.
Non era pioggia. Era sangue a tutti gli effetti. E stava contaminando tutto. Sembrava sgorgare dappertutto. Anche dagli alberi, feriti dal forte vento che li aveva piegati sottomettendoli alla propria volontà, sgorgavano fiumi di sangue rosso cremisi. E tutto intorno una risata agghiacciante, divertita, trasportata dal vento, serpeggiava tra le foglie, i fili d'erba, lungo le rocce, reclamando altro sangue e morte.
Pochi secondi e tutto finí. Pochi istanti di terrore, ma bastò a destarmi del tutto con la pelle d'oca sulle braccia e un formicolio alla base della nuca.
Mi guardai attorno per cercare la fonte del vento o tracce del sogno ancora vivido e impresso nella mia mente. Tremendamente vivido e reale per essere solo un normale sogno. Ma tutto sembrava tranquillo.
Il sole spendeva alto nel cielo come in una tranquillissima giornata estiva. Non c'erano tracce di nuvole e l'aria era calda ma piacevole al tatto.
Convinta fosse stato un semplicissimo incubo dovuto ai brutti ricordi del passato, mi accoccolai contro la lupa dal setoso pelo bianco a fianco a me, mia compagna di vita e avventure, per riprendere a sonnecchiare, ma tirai una capocciata contro il tronco di un albero.
A quel punto decisi di alzarmi per andare a preparare una tazza di the e calmare il senso di irrequietezza che mi attanaglia lo stomaco, tanto la fantasia di riprendere a dormire era svanita. Mi girai verso nord pronta a incamminarmi, massaggiandomi la parte lesa, ma non feci che un passo: la mia maestosa villa era sparita!
Al suo posto si ergeva un grande, grigio e vecchio castello di mattoni dalle finestre colorate e dall'aria terribilmente familiare.
Mi pizzicai il braccio per accertarmi di non essermelo immaginato e, nel caso, per svegliarmi dall'ipotetica fantasia, col solo risultato di ricavare un livido e il dolore causato dall'azione, convincendomi a quel punto che quel luogo per niente mancato era reale.
Poi mi guardai attorno, sperando di sbagliarmi, e trovai a sinistra un lago, da cui fece capolino un tentacolo, e tutto intorno una foresta buia e inquietante. Al confine della foresta vi era una casetta in legno e paglia, nella quale sapevo abitasse il guardacaccia del castello, e al lato opposto un grosso albero tutto storto e bitorzoluto il quale si scrolló le foglie di dosso come infastidito, muovendo i rami e facendo volare via tutti i corvi appollaiati sopra : il Platano Picchiatore.
Dinanzi a me si stagliava la scuola di magia e stregoneria scozzese che tutti gli anni accoglieva decine di nuovi studenti dal potenziale magico e diplomava giovani e abili maghi formati : Hogwarts.

- Ma come diamine ci sono finita ad Hogwarts? -

?: - A questa domanda potrei rispondere io, signorina Black-

La risposta giunse dalle mie spalle. Mi girai di scatto, estraendo dal fodero al mio fianco la spada di metallo argentato con arabeschi d'oro e una gemma nera e viola al centro dell'elsa, puntandola alla gola del mio interlocutore incappucciato alle mie spalle. E che era riuscito a prendermi alla sprovvista riuscendo a farmi prendere un colpo, maledizione!

HP ~ Nuovo nemico: Tutti allerta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora