Capitolo 43

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È ancora tra le mie braccia, piccola e pallida, che lotta per liberarsi dalla mia stretta.

-Lasciami andare.- geme e stringe le mani a pugno, facendo diventare le nocche bianche.

Avvicino le mie labbra al suo lobo, soffio e vedo la pelle d'oca farsi spazio su di lei.

Si immobilizza e il suo petto si alza e si abbassa ad un ritmo irregolare.

-Vuoi davvero che io ti lasci andare? Eh, piccola April, vuoi questo?- sussurro, passando le mani tra i suoi ricci.

Non risponde e mi spinge via, liberandosi.

Guarda Dakota e Calum, tirando verso il basso la felpa.

-Non mi sento molto bene.- si porta una mano davanti alle labbra e una sulla pancia, andando verso il bagno.

La donna si alza e corre vicino a lei, passando il braccio dietro i suoi fianchi.

Apre la porta del piccolo bagno e sbuffa, chiudendo gli occhi.

-Mi fa male.- dice a Dakota, che la aiuta a chinarsi.

-Calmati, stai tranquilla e respira.- gli accarezza la testa e mi avvicino, mettendomi dietro di lei.

Stringe la mano di lei e rigetta quel poco che ha mangiato.

-Tutto bene?- chiedo.

-Oh, una favola.- risponde la riccia, sarcastica, prima di chinarsi ancora una volta.

Dopo poco, si sciaqua la bocca e si siede a terra, sbuffando e mettendosi le mani nei capelli.

-Vuoi qualcosa da- inizia lei, ma viene interrotta dalla ragazza a terra.

-Voglio dormire.- sussurra e si asciuga una lacrima.

-Ti porto io.- la guardo e mi abbasso.

-Se non fossi così debole te lo impedirei prendendoti a insulti e a pugni.- sorride appena e la prendo in braccio.

Getta le braccia al mio collo e sospira.

-Mi è mancato il tuo profumo, lo sai?- passa le labbra sul mio collo e inspira.

-Mi sei mancata anche tu.- stringo la presa sulle sue cosce e sorride.

-Mi puoi spiegare cosa succede?- chiedo in un sussurro.

-È successa una cosa che ti rovinerá la vita, per questo devi andartene.- scuoto la testa e entro nel corridoio buio.

-Non posso, qualsiasi cosa sia, si può superare.- sbuffa e mi accarezza il collo.

-Non si supera.- le sue labbra si posano appena sopra la mia clavicola e morde, lasciando il segno della sua dentatura.

-Non si può fare niente per questo, se non accettarlo.- termina, mentre con un piccolo calcio apro la porta della camera.

-Lo accetterò, qualsiasi cosa sia.- succhia avidamente e cerco di trattenere un gemito.

-No.- sussurra e accarezza il piccolo succhiotto.

-Ho sonno.- continua e mi abbasso per appoggiarla sul materasso.

La aiuto a sistemarsi sotto le coperte, spostandogli le gambe magre e pallide per farla stare comoda.

Abbasso il cuscino e sorride.

-Mi stai trattando come se fossi...- esita e la guardo.

-Ti sto trattando come faccio sempre.- affermo, duro.

Lei annuisce e si accoccola, attorcigliandosi nel piumone.

Mi siedo di fianco e lei e sorrido, accarezzandogli lo zigomo.

Mi prende una mano e giocherella, intrecciando le nostre dita.

Sbadiglia e avvicino il mio viso contro il suo.

Le sue ciglia lunghe mi solleticano la guancia, mentre le sue dita vagano sul mio collo.

-Buon riposo piccola April.- gli lascio un piccolo bacio sulle labbra e mi alzo.

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Siamo per l'ennesima volta tutti in quel salotto.

Tutti tranne April, che dorme ancora.

Dakota sta parlando di lei.

-Lei è diventata una ragazza forte nel momento in cui è successa quella cosa.- sbuffo e incrocio le braccia al petto.

Parlano ancora di questa strana e misteriosa cosa, irritandomi.

Insomma, ho il diritto di saperlo.

-Forte è sinonimo di acida? Perchè lo è con me.- sputo e bevo un sorso di thè verde, preparato dalla donna.

-No, lei non è acida.- mi guarda e sorride appena.

-E allora perchè non mi dice più "ti amo"?- alzo le mani in aria e faccio il gesto delle virgolette con le due dita.

-Sai Luke, non te lo dice più perchè ammettere di amare qualcuno è un po' come affermare che quella persona è diventata il tuo punto debole.- risponde.

Quindi io sarei il suo punto debole?

Calum annuisce e Dakota incrocia le braccia al petto.

Un urlettino interrompe il monotono silenzio della stanza.

Ci alziamo tutti e corriamo verso la camera della ragazza.

-State qui.- ci blocca la donna quando arriviamo davanti alla porta, ma poi guarda il neozelandese e sorride -Tu puoi venire se vuoi.- il mio amico annuisce ed entrano.

Me ne resto lì.

Appoggio il viso contro la porta e ascolto i loro discorsi.

Devo sapere.

-Io ho avuto un incubo.- dice lei -Sempre quello?- la voce della donna è acuta -Sempre quello.- singhiozza e sospira.

-E nel tuo incubo, lui è il carnefice e tu la vittima?- chiede lei.

Penso sia una psicologa o una cosa del genre, visto tutte quelle riflessioni.

-Esatto.- singhiozza ancora più forte, e vorrei solo abbracciarla, dirle che va tutto bene perchè io starò con lei, sempre.

Solo che non ho ancora capito qual'è il suo incubo.

-È tanto brutto questo incubo?- chiede.

-Il peggiore.- sussurra e premo la guancia sul legno, cercando di ascoltare meglio.

-Quindi...- non termina la frase.

Apro leggermente la porta e la guardo.

È in lacrime, seduta e con la schiena appoggiata sui cuscini.

Calum è seduto al fianco di Dakota, sul materasso.

Tutti gli occhi sono puntati su di lei, in attesa.

-Quindi si,- chiude gli occhi e sospira.

-Luke è il mio peggior incubo.-

Ma ciao.

Beh, penso che questo sia un capitolo fondamentale per la storia.

E niente, ci ho messo un po' per scriverlo, quindi spero vi piaccia.

Se volete, ho messo una foto di April nei media del capitolo 42, quindi tornate indietro a vederla.

Aggiorneró più spesso, lo prometto bellezze.

Baci baci.

-Andrea.

Stay with me || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora