𝟯𝟵 | 𝗟𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮 𝘁𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗵𝗲𝗿ò 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘂𝗻 𝗮𝗿𝗿𝗼𝘀𝘁𝗼.

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𝗝𝗔𝗠𝗘𝗦

Sento un piede arrivarmi poco delicatamente sul sedere.
Mugolo di dolore e tento di allontanarmi, ma nel girarmi casco giù dal letto.
Apro gli occhi di scatto e mi metto a sedere, massaggiandomi una chiappa.
Guardo Brianna sdraiata in obliquo, che occupa tutto il letto.

La passione per il sumo non è finita.

Detesto svegliarmi con lei vicino, perché puntualmente mi butta fuori dal letto.
Letteralmente.

Decido di vendicarmi.
Vado in camera di Connor e prendo una di quelle trombette da stadio, poi torno in camera mia.
La porto vicino alla faccia di Brianna e suono.
Lei grida spaventata, io che non mi aspettavo questa reazione grido spaventato, e la signora Porter, la mia vicina, grida spaventata.

Una volta che ci siamo calmati tutti, Brianna mi fissa sconvolta. «Fammi capire, ma quante volte sei caduto dal seggiolone quando eri piccolo?»

La guardo male. «Solo due volte, a differenza tua.»

Lei assottiglia gli occhi. «E con questo cosa vorresti dire? Dal seggiolone non sono mai caduta.»

Sorrido, perfido. «Vuoi dirmi che la tua è tutta roba naturale?»

«Intendi la mia bellezza?»

«Intendo la tua stupidità.»

Spalanca la bocca, offesa, e velocemente afferra un cuscino e me lo lancia in faccia, centrandomi in pieno.

Scoppio a ridere, poi mi avvicino al letto. Mi abbasso per lasciarle un bacio sulla guancia e poi la spingo giù dal letto.

Scoppio a ridere. «Ma buongiorno. La prossima volta che dormiremo insieme ti legherò come un arrosto, così ti stai ferma.»

«Davvero simpatico, non è colpa mia se il mio subconscio, nel sonno, mi suggerisce di menarti. E poi, il subconscio ha sempre ragione, quindi avrai fatto qualcosa per meritartelo.»

Alzo un sopracciglio. «Del tipo?»

Lei si guarda un momento intorno. «Non avevi detto che mi avresti svegliata con la colazione a letto? Io non vedo nessun pancake. Vedi? Il mio subconscio l'aveva predetto. Mai contraddire il subconscio.»

Alzo gli occhi al cielo. «Se solo avessi avuto un risveglio migliore te li avrei fatti.»

Bry si alza dal pavimento. «Ho un'idea. Tu mi dirai cosa fare, e i pancakes li preparerò io.»

La guardo dubbioso, e anche un po' spaventato. «Ne sei sicura?»

«Certo!»

Andiamo in cucina.

Tiro fuori tutti gli ingredienti e mi preparo al disastro. Mentalmente mi faccio il segno della croce.

Lascio che Brianna si avvicini al tavolo. Ha già tutti gli ingredienti pesati, non dovrebbe fare un disastro, no? Insomma, deve solo mescolare.

«Allora, per prima cosa devi rompere l'uovo nella ciotola.»

Vedo che prende l'uovo e lo lancia, letteralmente, nella ciotola.

Beh, in effetti ha rotto l'uovo nella ciotola.

Mi sbatto una mano sulla fronte. «Lo sai, vero, che il guscio dell'uovo non è commestibile?»

Mi guarda confusa. «Ah, davvero?»

Oddio, sarà un disastro.

Tolgo i pezzi di guscio dalla ciotola e poi la lascio procedere, perché capisco dai suoi occhi che ci tiene.

«Okay, ora devi aggiungere lo zucchero e mischiare con una forchetta.»

Brianna segue le mie istruzioni alla lettera e, stranamente, questo passaggio prosegue senza danni.

Sorrido, un po' sollevato.
«Bene, ora prendi la farina e il lievito e aggiungili. Poi mescola piano, altrimenti la farina esce dalla ciotola.»

Lei lo fa e poi mi guarda. «Così?»

Annuisco e mi avvicino per abbracciarla da dietro. Le bacio la guancia e poi appoggio il mento sulla sua spalla.

«Pensavo sarebbe andata peggio.»

Lei mi tira una piccola gomitata sul fianco. «Ragazzo di poca fede.»

Scoppio a ridere.
«Ora, poco alla volta, aggiungi il latte, continuando a mescolare.»

Aspettiamo che l'impasto diventi omogeneo. «Bene, ora dobbiamo solo cuocerli.»

Entrambi ci giriamo a guardare la padella che avevamo già messo sui fornelli.

«Mh» fa Brianna. «Forse è meglio se li cuoci tu.»

Annuisco. «Si, forse è meglio.»

«Decisamente.»

⸻ ❝ ❞ ⸻

Apro la porta di casa, pregando vivamente che non ci sia nessuno. Le mie speranze vengono spazzate via quando entro in cucina, dove vedo i miei genitori, la mia migliore amica e mio cugino seduti intorno al tavolo.

Mia mamma indica l'unico posto vuoto. «Prego, tesoro. Siediti.»

Mi avvicino lentamente, valutando l'idea di gettarmi dalla finestra e di correre via attraversando il prato.

Nah, se mi dovessi fare male mancherei a James.

Mi siedo, titubante. «Si?»

Carly, di cui poi mi vendicherò, sorride in modo inquietante. «Allora, come è andata?»

A pensare al weekend appena trascorso sorrido involontariamente. «Bene.»

Mia madre mi fissa. «Non sei incinta, vero?»

Alzo gli occhi al cielo. «No mamma. Sappiamo come funzionano queste cose, siamo stati attenti.»

Mio padre e mio cugino spalancano gli occhi.
Papà sembra stia per avere un infarto. «Come siete stati attenti? Quindi vuol dire che avete fatto qualcosa?»

Rido istericamente. «No, ma va. Ti sembra?»

Mio cugino mi fissa. «Avete fatto qualcosa.»
E dal suo tono si capisce che non è una domanda, bensì un'affermazione.

Inizio a sudare - e per una volta non per il caldo - e una gocciolina mi scende persino dalla fronte.

Sorrido nervosamente. «Beh, vorrei davvero stare qua a chiacchierare con voi, ma devo proprio andare.» E prima di finire di parlare, sono già in piedi.

Mia mamma tenta di fermarmi. «Aspetta! Non ci hai detto praticamente niente...»

Tiro fuori il telefono dalla tasca. «Oh, mi stanno chiamando!»

Mentre mi porto il telefono all'orecchio, questo inizia a suonare davvero.

C'è un momento di silenzio in cui tutti mi guardano male, dato che ho mentito per poter evitare il loro assurdo e imbarazzante interrogatorio.

Alzo le spalle. «Oh, beh, è proprio destino. A mai più.»

Salgo velocemente le scale e rispondo alla chiamata. È James.

«I miei hanno iniziato a farmi un sacco di domande. Ho detto loro che dovevo chiamarti perché avevo dimenticato di dirti una cosa importantissima per poter fuggire.»

Scoppio a ridere. «Io ho finito che mi stavano chiamando quando tu mi hai chiamata davvero. Mi hai salvata dalle grinfie della mia genitrice, grazie.»

«Non c'è di che. Comunque, è vero che mi sono dimenticato di dirti una cosa. O meglio, chiederti. Tu dici che dovremmo fare una cena tutti insieme appassionatamente dato che ora siamo ufficialmente una coppia?»

«Prepariamoci alle nostre madri che daranno il peggio di loro.»

«Non avevi detto che avevi la licenza da prete? Possiamo esorcizzarle.»

«Io ci sto. Ordino su Amazon altre croci, le altre le ho usate tutte per Amanda.»

«Aspetta, sei seria? Sei da rinchiudere.»

«Esagerato.»

Mai andare dal tatuatore se la sfiga ti perseguitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora