𝟮𝟱 | 𝗠𝗮𝗻𝗻𝗮𝗴𝗴𝗶𝗮 𝗮 𝗺𝗶𝗮 𝗺𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗲 𝗮𝗶 𝘀𝘂𝗼𝗶 𝗮𝗯𝗯𝗿𝗮𝗰𝗰𝗶 𝗸𝗶𝗹𝗹𝗲𝗿.

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«Ho un'idea!» esclama James, alzandosi a sedere di scatto sul mio letto.

Alzo la testa dal cuscino. «E sarebbe?»

Mette una mano sul mio braccio e inizia a scuotermi come una pignatta. «Organizziamo un pizza party!» urla.

Stacco la sua mano dal mio braccio e gli lancio un'occhiata assassina. «Smettila di scuotermi, non sono una pignatta.»

«Scusa» farfuglia. «Comunque», riprende a parlare, «organizziamo un fantastico pizza party. Io, tu, Connor e Sky» propone. «Tu che ne pensi?» mi chiede.

Faccio finta di pensarci su, anche se so già la risposta, e poi mi alzo di scatto sul letto e mi metto in piedi. «E pizza party sia!» urlo, per poi saltare e buttarmi come un lottatore di sumo su James, che si lamenta di dolore.

«Sei più pesante di tre ore di matematica di fila a scuola» mugola, tentando di spostarmi da sopra di lui.

«Vaffanculo, non sono così pesante» ribatto.

«Penso che mi si siano incrinate tutte e ventisei le costole.»

«Deficiente, le costole nel corpo umano sono ventiquattro, non ventisei. Come hai passato l'anno lo sai solo tu.»

«Guarda non ti chiedono il numero delle costole» precisa, provando a spingermi via, ma io mi ributto di nuovo sopra di lui.

«Va beh, torniamo al pizza party. Quando e dove lo facciamo?» chiedo, non vedendo l'ora.

Io sono sempre felice quando si tratta di cibo.

«Domani sera. Devo distrarmi dalla rottura» dice, per niente sofferente della sua scelta.

«Ho un'idea» dico, «facciamolo a casa mia. Invito anche Carly.»

James mi guarda, rassegnato all'idea di riuscire a spostarmi. «E dopo stasera i tuoi, anzi, tua madre, ti darà il permesso?»

Sorrido. «I miei genitori non alzano quasi mai la voce con me. Quando succede si sentono in colpa. Certo, mi mettono in punizione e quant'altro, ma quando mi urlano contro cercano in tutti i modi di farsi perdonare, anche se la colpa è mia.»

James mi guarda confuso. «Davvero?»

Mi alzo da sopra di lui. «Seguimi» gli dico, e non gli do il tempo di ribattere che lo afferro dal polso e lo trascino in cucina.

Appena entro mia madre mi fissa, e dal suo sguardo intuisco già cosa mi vuole dire. Si alza di fretta e si avvicina a me, poi mi abbraccia e inizia a dondolarsi da una parte all'altra.

Adesso sono io quella con le costole incrinate.
Mannaggia a mia mamma e ai suoi abbracci killer.

«Scusa, tesoro, scusa», inizia a dire, «sono gli ormoni della gravidanza che mi causano un sacco di sbalzi d'umore e così ho detto quelle cose.» Si stacca da me e mi preme le mani sulle guance. «Sai che non le penso davvero, vero? Mi dispiace davvero tanto.» Mi riabbraccia.

Guardo James e gli faccio un occhiolino, poi mi stacco dall'abbraccio di mia mamma per guardarla in faccia. «Non preoccuparti, mamma. Capisco che sei nervosa a causa della gravidanza.»
Mi rendo conto di quello che ho detto e mi gratto la fronte con l'unghia dell'indice destro. «Cioè no, non lo capisco, non sono mai rimasta incinta, ma posso immaginarlo. Ma sai che ti dico? Tu e papà presto avrete poco tempo da dedicare al vostro matrimonio, dato che state per avere un altro bambino e ormai siete abituati a me che ormai sono grande e autonoma.»

Mio padre inarca un sopracciglio. «Grande e autonoma?»

Lo guardo, poi alzo gli occhi al cielo e torno a guardare mia mamma. «Ormai siete abituati a essere genitori di una figlia che non si sveglia nel pieno della notte strillando e non ho bisogno di essere imboccata o essere cambiata il pannolino, ma presto ritornerete a fare tutte queste cose.» Prendo fiato da questo discorso filosofico.

Beh, non proprio filosofico.

Riprendo a parlare. «Quindi, stavo pensando, perché domani pomeriggio non uscite un po'? Fate quelle cose che fanno le coppie sposate e magari uscite a cena, senza preoccuparvi di figli. E potete dormire in un albergo, insomma, magari uscite da questa città e passate un weekend fuori casa, da soli. È meglio che iniziate adesso a ritagliarvi del tempo per voi, perché tra nove mesi non vi sarà praticamente più possibile.»

Mia madre sbatte velocemente le palpebre.
Mio padre è immobile e scioccato.

Eh, ci credo.
Penso di non aver mai parlato così seriamente in tutta la mia vita.

«Oh, beh, sì, è una buona idea» dice mia madre.

Mio padre si gratta il mento. «Già, non pensavo che sarebbe mai arrivato il momento di dirlo ma... Brianna, hai ragione. Sono commosso.» Fa finta di asciugarsi una lacrima immaginaria. «Però non voglio lasciarti a casa da sola di notte. Non si sa mai cosa potrebbe succedere e chi potrebbe entrare.»

Il sorriso che ho tenuto stampato in faccia per tutta la durata del mio discorso cresce ancora di più sentendo le parole di mio padre. Prendo il braccio di James e lo tiro verso di me, fino a quando non si trova al mio fianco. «Beh, potrebbero venire a dormire qui James, Connor, Skyler e Carly. Non sarò da sola a casa e ci divertiremo.»

James tenta di trattenere un sorriso vittorioso.
Gli tiro una gomitata sul fianco incitandolo a dire qualcosa. «Signor Lester, le prometto che io e mio fratello Connor proteggeremo le tre indifese ragazze a costo della nostra vita.»

Manco stessimo andando in guerra.

Mio padre ride. «Oh, ma se entrasse qualcuno in casa non sarei preoccupato per Brianna, ma per la persona che ha deciso di disturbarla. Una volta sono entrati dei ladri in casa durante una cena, e lei con la scusa del "stavo mangiando e mi hanno disturbata" li ha fatti svenire rompendogli una sedia di legno in testa.»

James si gira scioccato verso di me. «Tu sei completamente pazza» mi bisbiglia all'orecchio.

Rido e guardo i miei genitori. «Allora? Per voi va bene?» chiedo.

Si guardano e poi mi rispondono. «Certo.»

James mi guarda. «Tu sei un genio del male.»

«Lo so.»

Mai andare dal tatuatore se la sfiga ti perseguitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora