New Jersey, aprile 1943.
Il Dipartimento della difesa, dopo fin troppi incontri, aveva approvato senza riserve la partecipazione di una ventina di WAC nell'operazione Husky e per tale motivo, coloro che erano state scelte, sarebbero rimaste nei campi di addestramento finché non si fosse stilata una lista delle più capaci e meritevoli.
Per quanto l'opinione pubblica - soprattutto maschile - cominciasse a storcere il naso all'idea di un'unità di combattimento femminile, il governo aveva ormai compreso che la guerra in corso necessitava di ogni possibile combattente onde evitare di soccombere al dominio nazi-fascista e tutti i pregiudizi sulle volontarie erano finiti nel dimenticatoio, sostituiti da importanti lodi mediatiche.
Era passato quasi un mese da quando Elaine aveva messo piede per la prima volta nel campo Lehigh e poco meno di tre settimana dal rifiuto categorico dato al dottor Erskine: le sue capacità fisiche avevano subito un notevole miglioramento - nel salto in alto era aumentata di ben sei centimetri - e la mira era diventata così precisa da riuscire a colpire perfettamente un bersaglio da una decina di metri. Gli stessi progressi erano stati archiviati dalle sue tre commilitoni che, finalmente sottoposte a un addestramento strutturato con criterio, avevano ritrovato il piacere di eseguire gli ordini di un superiore perché consapevoli dei futuri risultati.
Elaine uscì dal refettorio e trasse un respiro profondo nel tentativo di scacciare dalle narici l'odore disgusto della colazione di quella mattina composta da pane, uova strapazzate alla bell'e meglio e del puzzolente formaggio sconosciuto. Perlomeno aveva abbastanza calorie per affrontare l'intensa giornata composta da pulizie dei gabinetti e allenamento pomeridiano sfiancante - come l'aveva definito il colonnello Phillips il giorno prima.
«Buongiorno, sergente Collins» la salutò proprio il suddetto, quasi calcando il nuovo grado ricevuto dalla donna per merito suo. Le rivolse un sorriso di circostanza mentre si guardava attorno alla ricerca di occhi curiosi, indagatori, più attento a non rendere palese la simpatia per una sua sottoposta che a non sembrare sospetto.
«Buongiorno a lei, colonnello» replicò la donna, ricambiando la cortesia. L'era servito ben poco tempo per entrare nelle grazie del suo superiore: un sorriso qui, un saluto là, il doppio dell'impegno negli allenamenti da lui sovrintesi così da spiccare su tutti gli altri ed era riuscita a scoprire almeno la metà dei progetti a cui il governo stava lavorando. La sua non era stata una mossa premeditata, ma l'era venuto così naturale estorcergli qualche informazione che aveva assecondando il suo sesto senso senza opporvisi troppo.
Proprio grazie a ciò aveva scoperto di un particolare progetto che coinvolgeva uno studio del dottor Erskine e solo Dio sapeva quanto morisse dalla voglio di porre ulteriori domande sull'argomento.
«Come procedono le ricerche sul progetto Rebirth?» chiese in un soffio, ben consapevole di quanto il colonnello fosse loquace di prima mattina.
«C'è ancora qualche problema con il candidato. Erskine ha proposto già da un po' un tale Rogers, quello mingherlino, ma sono sincero quando dico che è una scelta davvero pessima» si lasciò sfuggire l'uomo prima di lasciarsi andare a un profondo sbuffo. Davvero non riusciva a comprendere la fissazione di Abraham per quel ragazzino di Brooklyn quando, anche solo lì al campo, c'erano decine di candidati più prestanti. «Mi raccomando di non spargere la voce, eh. Comunque, già che ci siamo, per oggi voi WAC siete dispensate dalle pulizie.»
Quel giorno la fortuna era dalla loro parte, si ritrovò a pensare Elaine mentre un gran sorriso le incurvò le labbra: pulire i gabinetti era senza ombra di dubbio una delle cose più disgustose che aveva dovuto affrontare nel periodo di permanenza al Lehigh data la pressoché assente educazione dei commilitoni e rimandare quel supplizio di un paio di giorni era una vera manna dal cielo.
Le sue compagne avrebbero gioito almeno quanto lei, ne era certa.
«Ha la mia parola, non dirò nulla a nessuno. La lascio alla sua colazione, buona giornata, colonnello» concluse Elaine, accennando un saluto con la mano, e senza attendere una sua risposta si avviò verso l'edificio che faceva da dormitorio alle WAC.
Quel Rogers, doveva ammetterlo, non era ancora riuscita a inquadrarlo per bene. Certo, l'aveva notato un paio di volte durante gli allenamenti e, dal profondo del cuore, si sentiva di dare ragione al suo superiore: il ragazzo era così magro e dall'aspetto malaticcio che sembrava un miracolo la sua entrata nell'esercito, ma qualcosa in lui, probabilmente l'espressione sempre serena o la grinta che metteva in ogni cosa, l'aveva conquistata.
Non ci aveva mai parlato - era sempre così chiuso e schivo che non c'aveva neanche provato concretamente -, ma sembrava un tipo simpatico, dai sani principi morali.
"Non come quel pervertito di John" sbuffò Elaine, mettendo finalmente piede dentro al dormitorio. Per sua fortuna, trovò tutte e tre le sue compagne ancora lì.
«Ragazze!» esclamò per attirare la loro attenzione. Osservò con un pizzico di stupore come ognuna di loro voltò di scatto la testa nella sua direzione, inconsciamente pronte a entrare in azione. Elaine scacciò con un cenno della mano ogni loro dubbio o preoccupazione e si affrettò a comunicare la notizia. «Oggi niente pulizie, ci pensano gli uomini!»
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Senza paura »Bucky Barnes [sospesa]
FanfictionElaine aveva imparato ad accantonare la paura quando si trovava tra i suoi colleghi: suo padre era stato bravo a insegnarle, fin dalla più tenera età, che non doveva temere nulla in guerra, neanche la morte. Eppure, davanti alla Fine, tutte le sue c...