5) Il Soldato - parte 1.

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Sam Wilson si rivelò essere l'unica fonte di salvezza per il trio di fuggitivi, fu tanto gentile da accoglierli nel suo modesto appartamento e diede anche il suo incondizionato appoggio al capitano per quella missione assurda in cui s'era imbarcato.
Per Elaine fu una sorpresa non da poco scoprire che c'era proprio Sam dietro il progetto EXO-7 dell'Air National Guard di cui aveva sentito parlare profusamente nel breve periodo passato a lavorare per l'Air Force. I due trovarono quindi un terreno comune su cui instaurare un primo rapporto, per poi scoprirsi con lo stesso sottile senso dell'umorismo che faceva alzare gli occhi al cielo a Natasha.
L'indomani dalla fuga rocambolesca dal campo Lehigh, i quattro agenti riuscirono a rintracciare Jasper Sitwell poco dopo un incontro con il senatore Stern - entrambi infiltrati dell'HYDRA nello S.H.I.E.L.D. da ormai così tanto tempo da saperne ogni trucchetto - e, di conseguenza, fargli sputare il rospo riguardo il progetto Insight di cui sicuramente sapeva qualcosa.
Bastò una spintarella perché l'uomo svelasse tutta la verità, raccontando di come l'algoritmo sarebbe stato capace di interpretare il passato delle persone per comprendere la possibilità che diventassero delle minacce: non avevano più tempo per impedire all'HYDRA di rendere operativo il Progetto e da lì a pochi giorni gente come Bruce Banner, Tony Stark e Stephen Strange non avrebbero più potuto salvare il mondo.
Elaine impiegò tutta la sua buona volontà per non far volare Sitwell giù dal tetto una seconda volta appena lo sentì nominare il nipote e un sospiro le sfuggì dalle labbra quando si rese conto che, per quanto ci provasse, i guai sembravano non volerla mai abbandonare, neanche nei periodi in cui si prendeva una pausa dalle missioni.
Eppure, nonostante fosse consapevole di star rischiando la sua stessa vita in quel momento, non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro. Migliaia di persone stavano per morire - o, peggio ancora, scomparire - e c'avrebbe messo anche l'anima pur di salvarle: era arrivato il momento di prendersi un po' del peso dell'Universo sulle spalle, aiutare chi fino a quel momento le aveva permesso di farsi i fatti suoi in giro per il mondo. Lo avrebbe fatto per Fury, Tony, Elayne, Jason, Alan e tutti i suoi parenti rimasti in vita.
«Certo che avere due scudi in macchina è ingombrante» si lamentò Natasha mentre cercava di porgere a Steve il suo senza disturbare la guida di Sam. Nelle ultime ventiquattro ore la rossa sembrava aver abbandonato quel suo tipico contegno da ex assassina tutta d'un pezzo, preferendo tentare un minimo di rapporto con Elaine - con Wilson ancora non voleva averci a che fare, quindi rimaneva soltanto la sergente e se la fece andar bene -, e rimase piacevolmente stupita nel trovare in lei una buona ascoltatrice. Alla fin fine, ragionò Natasha, i due supersoldati non erano poi così diversi, avevano solo un modo alquanto differente di esporre le proprie idee.
«Possiamo sempre buttare fuori dal finestrino il suo» propose Elaine, indicando Steve con un cenno del capo. «Il mio è molto più carino senza tutti quei colori!»
«O, molto più semplicemente, il tuo serve per nascondersi nell'ombra come sempre hai fatto» intervenne Sitwell, ormai consapevole di non avere più alcuna chance di uscire vivo da lì e per cui tanto valeva cominciare con i suoi tipici insulti velati. Bastarono quelle poche parole per guadagnarsi un'occhiata di fuoco da parte delle due donne che lo affiancavano ed Elaine fu svelta a colpirlo accidentalmente sulla coscia destra, facendogli scappare un lamento infastidito.
«Da che pulpito, eh?» sbottò Sam, lanciandogli un'occhiata annoiata dallo specchietto retrovisore centrale.
L'infiltrato dell'HYDRA fece per rispondere a tono - ferito nell'orgoglio da quell'accusa infondata -, ma un tonfo deviò la sua attenzione sul tetto dell'automobile e un paio di secondi dopo l'uomo volò letteralmente fuori dal finestrino, finendo sotto le ruote di un tir della carreggiata opposta.
Elaine si sporse appena verso il vetro ridotto in frantumi nel tentativo di scoprire che diamine fosse successo, le bastò vedere un avambraccio artificiale scomparire velocemente verso l'alto per comprendere che si trattava proprio del Soldato d'Inverno.
«Oh porca puttana!» si lasciò sfuggire nell'esatto momento in cui Natasha si spinse sui sedili anteriori nel tentativo di proteggere Sam e Steve dai proiettili che crivellavano il tettuccio.
Fortunatamente, l'ex sergente fu svelta nel raccogliere le gambe al petto e alzare lo scudo sopra la testa creandosi una protezione più che sicura.
L'improvvisa frenata dell'auto fece ruzzolare in strada l'assalitore e i quattro guardarono a occhi sgranati - chi più, chi meno: di certo Natasha conosceva meglio di tutti gli altri le capacità dell'uomo - come riacquistò equilibrio in pochi secondi, arrivando a fermarsi completamente un centinaio di metri più avanti di loro.
Elaine, nonostante la vista un po' sfocata, poté quindi trovare la conferma alla descrizione fatta da Steve qualche giorno prima. Il Soldato era un uomo alto, ben piazzato, con il braccio sinistro artificiale e nessuna voglia di essere gentile con loro. Non che si potesse aspettare diversamente, sperava quantomeno di non doverlo affrontare in mezzo a una strada trafficata da civili! Almeno, però, aveva la possibilità di farlo fuori, ucciderlo con la stessa precisione da lui utilizzata per Fury.
Natasha fece appena in tempo a estrarre la pistola che un fuoristrada li tamponò violentemente da dietro, finendo per spingere l'auto in avanti finché non fu a pochi metri dal Soldato d'Inverno.
«Giuro che li uccido tutti» sbottò con rabbia Elaine, massaggiandosi la schiena dolorante a causa del contraccolpo. Sam le borbottò qualcosa che non riuscì a capire, troppo intenta a osservare l'assalitore saltare sul tetto della loro macchina ormai distrutta, e si voltò di colpo quando il lunotto posteriore andò in frantumi, riempiendole di schegge i capelli malamente raccolti.
Mentre Wilson alla guida cercava di fermare, o quantomeno deviare, la loro assurda corsa, Collins s'affrettò a prendere la pistola che teneva ancora sulla cinta, tolse il blocco e sparò un paio di colpi sulla porzione anteriore del tettuccio. Natasha approvò la mossa con un cenno del capo intanto che cercava di raccattare la sua arma dal pavimento, ma l'umore generale cambiò ancora quando il volante fu letteralmente strappato via dalle mani di Sam.
«Non ci credo» si lamentò il suddetto con gli occhi spalancati fissi sul buco nel parabrezza.
Un altro leggero tonfo fece capire ai quattro agenti che il Soldato s'era spostato, finendo sul cofano del fuoristrada che li stava ancora inseguendo.
L'automobile sbandò verso sinistra, lo scontro con il guardrail di cemento armato fece esplodere la ruota anteriore rendendo il veicolo una vera e propria mina vagante a cui bastò una spintarella della macchina inseguitrice per finire in aria.
«Elaine, come in addestramento!» urlò Steve, dando una gomitata alla portiera. La donna capì al volo: afferrò lo scudo con la mano destra, con una spinta di piedi si posizionò dietro al capitano e al suo via sfondò lo sportello con un poderoso colpo, ritrovandosi pochi istanti dopo a scivolare sull'asfalto tiepido della strada fin troppo trafficata per una mossa simile.
Osservò con occhi sbarrati le scintille alzarsi dal suolo, terrorizzata all'idea che i suoi vestiti potessero prendere fuoco. Ci mancava solo quella!
Si rialzò in piedi a fatica, ancora stordita dal forte rumore prodotto dal metallo che sfregava al suolo, e le ci vollero un paio di secondi per notare l'assenza di Sam e il Soldato d'Inverno con un'arma puntata dritta contro Steve. Per un attimo le sembrò di tornare al 1943, quando un ben più magro Rogers si gettò addosso alla granata inesplosa per salvare i commilitoni dalla detonazione e anche questa volta Elaine gli corse incontro istintivamente, maledicendolo con tutta la forza che aveva in corpo.
Le scappò un grido di sorpresa quando lo vide sbalzare via, precipitando giù dall'autostrada sopraelevata, e non fosse stata sotto mira sarebbe subito corsa ad accertarsi delle sue condizioni. Il rumore sordo di un altro incidente stradale la fece rabbrividire da capo a piedi, ma si obbligò ad accantonare la paura per ricercare rifugio dietro a un'automobile abbandonata accanto al guardrail.
«Tu vai di là, mira ai tipi dietro di lui» le ordinò Natasha, prendendo all'istante le redini della situazione. Elaine eseguì subito, sporgendosi dalla fiancata destra del veicolo quel tanto da avere una buona visuale dei cinque assalitori, e non appena realizzò la tipologia di armi utilizzate dagli avversari comprese che la sua nove millimetri non aveva alcuna chance. Riuscì a colpire di striscio soltanto l'uomo dietro al Soldato, ma ciò servì solo ad attirare su di sé tutte le sue attenzioni.
«Via, via, via!» gridò ancora Natasha, buttandosi dall'altra parte del guardrail giusto in tempo per schivare il proiettile esplosivo a lei indirizzato.
L'onda d'urto colse Elaine di sorpresa e la obbligò a fare qualche passo indietro per riacquistare l'equilibrio, tempo che rese possibile un ulteriore avvicinamento del Soldato e suoi scagnozzi.
«Merda» sibilò la giovane, schivando per un pelo l'ennesima raffica di proiettili diretta alla sua testa, e senza pensarci due volte si buttò anche lei nell'altra carreggiata, più che attenta a mantenere lo scudo all'altezza delle spalle per proteggersi. «Maledetti tutti quanti!»
Si fermò a un passo dal baratro, per un istante incapace di buttarsi sulla strada sottostante - paradossalmente aveva più paura della caduta che dei proiettili degli avversari -, ma le bastò notare il Soldato d'Inverno ricaricare la propria arma per fare l'ultimo passo. E per fortuna, dato che un istante dopo fu di nuovo mitragliata.
L'impatto con il suolo mozzò il respiro a Elaine che si ritrovò stesa a terra con lo scudo a pungolarle dolorosamente la schiena all'altezza dei reni, si tirò in piedi con fatica e studiò l'ambiente attorno a sé con attenzione: alcuni civili stavano ancora sgombrando la strada, alla sua sinistra Natasha era quasi pronta a sparare verso i suoi assalitori fermi sul cavalcavia mentre a destra lo scudo abbandonato di Steve sembrava invitarla a raggiungerlo. Di Sam, purtroppo, non c'era più alcuna traccia.
"Che disastro" si lamentò lei tra sé e sé, sperando con tutto il cuore di non dover già dire addio a quel nuovo amico che sembrava miracolosamente viaggiare sulla sua stessa linea d'onda.
L'ennesima ondata di proiettili colpì il suolo laddove Natasha stazionava fino a pochi secondi prima ed Elaine comprese al volo che quello era il suo unico momento per agire: con lo sguardo fisso sulla strada soprastante, raccolse in fretta e furia lo scudo di Steve e si precipito verso l'autobus disteso su una fiancata, aiutando poi una famigliola a sgombrare l'ambiente per portarla al sicuro nella via traversa all'incrocio.
Quando tornò al mezzo ribaltato trovò il capitano a supportare un giovane zoppicante, Elaine sospirò rasserenata - nonostante la situazione non fosse affatto delle migliori - e ringraziò il Cielo che non fosse morto: il loro rapporto s'era deteriorato, ma ciò non significava che avrebbe superato, o accettato, la sua perdita senza problemi e al momento non si sarebbe potuta permettere distrazioni, non con un assassino dell'HYDRA da uccidere.
«Tu, per favore, aiutalo» ordinò Elaine all'ultimo civile rimasto, obbligandolo a prendere in consegna l'uomo ferito alla gamba, per poi fargli cenno di velocizzare il passo. «Muovetevi, avete tempo cinque secondi per uscire vivi, su!»
A dirla tutta, sapeva d'aver sparato una gran cavolata poiché prevedere le mosse di quel commando era pressoché impossibile visto che non si facevano scrupoli ad attaccarli in mezzo a una strada, ma l'unico modo approssimativamente sensato per sgombrare il bus sembrava quello di mettere ancora più paura alle persone.
«Nat e Sam?» chiese Steve, passandosi una mano sulla fronte sudata e sporca di polvere.
«Natasha è riuscita a colpire il Soldato, ma di Sam non so nulla.»
Un sospiro tremante sconquassò il petto del capitano. «Dobbiamo dividerci...» riprese a parlare lui, ma le parole gli morirono in gola quando una raffica di proiettili cominciò a perforare la parete dell'autobus che avevano davanti. Senza pensarci troppo, Steve cercò una mano di Elaine e se la trascinò dietro nella fuga rocambolesca verso il lunotto posteriore, per poi sfondarlo con una forte spallata e uscire all'aria aperta.
«Mi hanno beccata» si lamentò lei, atterrando al suolo con un gemito. Una fitta di dolore le percorse il polpaccio sinistro appena azzardò un passo in avanti, strinse i denti per cancellare quel fastidio martellante dalla gamba e senza aggiungere una parola fece cenno a Steve - ora visibilmente preoccupato per la sua salute - di uscire allo scoperto, pronta a subire la nuova ondata di proiettili.
E così fecero. Una accanto all'altro con gli scudi alzati davanti al viso, avanzarono verso i quattro agenti dell'HYDRA come fossero un corpo unico, deviando i colpi sempre più violenti a causa della progressiva vicinanza. Un aiuto arrivò anche dall'alto, fortunatamente: Sam, rimasto sulla sopraelevata, era riuscito a mettere fuori gioco uno degli ultimi assalitori rimasti e a impossessarsi della sua arma.
«Il Soldato è di là, mi sembra stia inseguendo Natasha» li ragguagliò Sam non appena l'ultimo uomo fu atterrato da Steve. Un proiettile gli fischiò a pochi centimetri dall'orecchio destro, facendogli alzare gli occhi al cielo. «Mi occupo io di quelli rimasti, voi andate.»
Elaine annuì più a se stessa che agli altri due mentre con la testa era già altrove, il pensiero fisso sullo scontro che anelava come fosse l'obiettivo ultimo della sua vita e forse era davvero così: aveva visto troppa paura nei volti dei civili lì passanti, così come sapeva quanto dolore avesse portato la morte di Fury - non solo a lei, ma anche a Natasha e Steve - e la voglia di lasciare il Soldato impunito rasentava lo zero.
I due supersoldati si affrettarono verso la parte opposta dell'incrocio, laddove le urla terrorizzate non si risparmiavano, ma gli agenti dell'HYDRA sembravano sbucare da dietro ogni auto abbandonata, obbligandoli a rallentare ulteriormente la corsa.
Però non c'era tempo da perdere perché per quanto Natasha fosse brava, il Soldato era su tutt'altro livello, rendendo per nulla scontata la sopravvivenza della donna.
«Riesci a occupartene tu?» quasi urlò Elaine per farsi sentire, abbassandosi in avanti per schivare un pugno diretto alla sua faccia.
«Sì, vai!» rispose Steve, lanciando lo scudo contro l'assalitore che si ostinava a infierire sulla collega. Aspettò che lei glielo ritirasse indietro prima di aggiungere un frettoloso «Stai attenta».
Patriot gli rivolse un sorriso mesto, quasi triste, e riprese a correre verso quella sua meta indefinita segnalata soltanto dalle grida della gente comune che proprio non riusciva a comprendere la verità dei fatti, ignorando quanto la loro stessa presenza fosse un pericolo in più per tutti.
Avvertì distintamente una stretta al petto quando vide il Soldato d'Inverno lanciare Natasha contro un'automobile semicarbonizzata, facendola finire in un punto cieco della strada, e accelerò la corsa appena realizzò che la russa non si stava rialzando, nonostante la ferita sul polpaccio bruciasse come sotto un ferro rovente. Non era quello il momento di cedere al dolore, poteva farlo più tardi, a casa sua.








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Ehilà, popolo di Wattpad!
È da un po' che non mi faccio sentire, ma credo sia arrivato il momento di tornare con le mani in pasta... sono pronta a scrivere ancora di Elaine e Bucky!
Godetevi questa prima parte, stanno per succederne delle belle!

Senza paura »Bucky Barnes [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora