9) Lacrime e vendetta.

668 43 13
                                    

New Jersey, gennaio 1945.

La missione in Austria permise all'Agente Patriot di salire alla ribalta, raggiungendo una fama paragonabile a quella dell'eroico Captain America: i giornali decantavano le gesta di quel duo di supersoldati, senza sapere quanto effettivamente fossero super, e tessevano le lodi di quella donna venuta dal nulla, ma resasi comunque utile per la difesa del paese. Perché sì, Elaine Collins era prima di tutto una femmina e solo dopo un soldato pronto a sacrificarsi per la sicurezza del popolo americano.
Fu quindi naturale l'offerta di Steve che ne seguì, ovvero unirsi agli Howling Commandos per poter combattere insieme e concretamente quella guerra infinita che aveva ormai visto la morte di migliaia di innocenti.
Eppure la risposta non arrivò subito perché, se da una parte Elaine moriva dalla voglia di essere d'aiuto in quel maledetto conflitto mondiale, dall'altra era consapevole che non avrebbe più avuto alcun contatto con la sua famiglia e non era certa d'essere pronta a un passo simile. Non in quel momento, perlomeno, con le sue compagne d'avventura tornate ai rispettivi campi di addestramento da ormai svariati mesi, lasciandola smarrita in mezzo a uomini maschilisti e invidiosi.
Bastò però un solo incontro con Benjamin - che non vedeva da prima della partenza per l'Austria, quando, sotto le righe, l'aveva lasciato - per farle prendere la decisione giusta, una delle più drastiche della sua vita dopo l'arruolamento nell'esercito.
Tuttora, al solo pensiero, sentiva la pelle accapponarsi laddove le mani del soldato l'avevano stretta; Elaine ricordava con una precisione disarmante le parole che si erano scambiati prima che Benjamin cercasse di violentarla.
«Leader Collins!» l'aveva apostrofata una sera come tante altre, ricomparendo per la seconda volta al campo Lehigh come fosse una sorta di punizione divina creata ad hoc per Elaine. L'uomo fece ben attenzione a calcare il grado della ex fidanzata per rimarcare la differenza tra i due perché, se nella realtà dei fatti erano entrambi sergenti, lei restava comunque una femmina. «Che piacere rincontrarti!»
Elaine si bloccò sul posto, lanciando uno sguardo affranto alla porta del suo dormitorio distante pochi metri, e poi si voltò con l'espressione più neutrale del suo repertorio: era inutile avere paura di un uomo del genere, la missione affrontata superava di gran lunga qualsiasi possibile discussione con Benjamin e non aveva intenzione di farsi rovinare ulteriormente il sonno.
«Buonasera, sergente Ellis» rispose lei, mantenendo la stessa formalità con cui era stata richiamata. «Come mai di nuovo qui?»
«Servivano alcuni documenti per il soldato Ward, altrimenti non ci lasciano partire» spiegò vagamente lui, allargando le braccia a mo' di difesa quando realizzò lo sguardo indagatore a cui era soggetto. «In più, volevo complimentarmi per la missione di recupero: ho letto gli articoli sui giornali e ho sentito i racconti di alcuni soldati, davvero strabiliante per due come voi!» proseguì con il tono di voce di chi sta parlando solo per fare bella figura, senza metterci del vero sentimento. Fu comunque ben attento a lanciare una frecciatina a Steve Rogers, incapace di accantonare il pensiero che fosse anche sua la colpa dell'allontanamento di Elaine.
«Be', grazie, ora vado» aveva risposto frettolosamente la sergente, troppo stanca per poter anche solo pensare di instaurare una conversazione con chiunque.
Dopo quell'innocente frase, i ricordi della donna si confondevano tra loro, mischiando la realtà dei fatti con ciò che lei stessa ci aveva inconsciamente ricamato sopra quando rielaborò l'accaduto nel buio del suo dormitorio - ora troppo grande e silenzioso per una persona fragile come lei, incapace di trattenere le lacrime.
Di una cosa, però, era certa: Benjamin aveva tentato di abusarla sessualmente. Ed Elaine non poteva fare a meno di sentirsi sporca, di provare vergogna nel risentire sulla pelle del petto il tocco delle mani dell'ex fidanzato nonostante il suo cuore le dicesse che non aveva alcun motivo di sentirsi così a disagio con se stessa.
«Non preoccuparti, sono qui io, sei al sicuro» cercò di rincuorarla Steve poco più tardi, quando lei, riuscita a sfuggire dalle grinfie di Benjamin, si era rifugiata da lui, ignorando il coprifuoco e l'imbarazzo. «Fai respiri profondi, segui me.»
I due supersoldati rimasero stretti in un abbraccio perlopiù silenzioso, dove l'unico capace di formulare qualche frase coerente era Rogers - anche se il groppo in gola rendeva il tutto più difficile -, ma cercò comunque di dire il meno possibile, lasciando all'amica la possibilità di sfogare tutto il suo disagio.
Fu solo dopo molto tempo che Steve s'azzardò ad asciugare le ultime lacrime che rigavano le guance di Elaine, ora assopita sulla sua spalla con le braccia mollemente strette attorno al busto possente del soldato, e sospirò nel vedere l'espressione corrucciata che aveva ancora in viso.
In quel momento, immerso nel buio e con la tristezza a pesare anche sulle sue spalle, avvertì una dolorosa stretta al cuore: ormai, la felicità di Elaine influenzava anche la sua - esattamente come succedeva con James.
Steve la riscosse dal torpore in cui era finita perché sarebbe stato scomodo per entrambi essere beccati insieme l'indomani mattina e strinse le labbra in una linea sottile nel vedere la smorfia che le attraversò il viso per un istante, le fece un piccolo sorriso d'incoraggiamento prima di sussurrarle: «Conviene che tu vada nel tuo dormitorio adesso, è tardi.»
«Umh, scusami» borbottò lei, rimettendosi in piedi frettolosamente, con l'unico intento di nascondersi sotto le coperte del suo letto.
Si vergognava così tanto del suo crollo psicologico che a stento riusciva a guardare in viso l'amico, ma allo stesso tempo sapeva che non l'avrebbe mai giudicata e fu proprio per questa sua profonda certezza che, prima di raggiungere l'uscita dell'edificio, diede voce alla drastica decisione appena presa.
«Accetto la tua proposta, considerami parte degli Howling Commandos» disse Elaine, il tono di voce leggermente sfalsato dal groppo che le stringeva la gola in modo fastidioso, risoluta come poche altre volte nella sua vita.
Se doveva morire in quella maledetta guerra, soffrire a causa delle decisioni altrui, preferiva farlo davanti al nemico anziché nelle retrovie e con questo pensiero visse l'ultimo anno: sprezzante della morte e accompagnata da uomini - non solo soldati, ma esseri umani - coraggiosi e fedeli, Elaine aveva eseguito gli ordini più impensabili, scontrandosi più volte con l'HYDRA, organizzazione filonazista sempre più spietata e precisa nei suoi contrattacchi.
Era stata una sciocca a credere che bastasse un'esplosione per debellarla e l'ultima dimostrazione ce l'aveva sotto gli occhi in quel momento, mentre i dolori le sconquassavano il corpo e la tristezza le pesava sul cuore come un macigno impossibile da risollevare da sola.
Ora era Steve Rogers a disperarsi nella sua stanza, seduto scompostamente sul letto sfatto - che la ospitava da giorni a causa di una pesante intossicazione alimentare -, la fronte poggiata sulla spalla di Elaine e le braccia strette attorno alla vita dell'amica.
Lei, ancora incapace di proferir parola, si limitò ad accarezzargli i capelli spettinati mentre osservava la schiena dell'uomo scossa dai singhiozzi: Steve era un uomo grande e grosso, coraggioso e ostinato, ma al tempo stesso terribilmente fragile e tutti i suoi tentativi di tenerlo nascosto erano vani davanti alle lacrime che gli sgorgavano dagli occhi.
Il sergente Barnes era morto. James l'aveva abbandonata.
«Sei proprio bella, lo sai? Neanche la ferocia della guerra riesce a toglierti questo tuo strano fascino e la cosa è proprio inquietante» le aveva detto uno degli ultimi giorni passati insieme, il tono scherzoso di chi vuole fare una confessione ma, temendone le conseguenze, sonda prima il terreno con qualche battuta.
Eppure, avessero ceduto ai loro sentimenti, non ci sarebbe stato alcun imbarazzo: condividevano le giornate da più di un anno e quell'innocente colpo di fulmine scattato nel 1943 s'era velocemente evoluto in un sentimento molto più forte, ma sempre mascherato in amicizia. Un'amicizia a cui non sembrava credere nessuno se non i due diretti interessati, però mai una parola di troppo era stata fatta sull'argomento, lasciando gli innamorati a indugiare in adoranti sguardi fugaci e frasette ricolme di sottintesi che ben poco li potevano aiutare.
Ora Elaine, con Steve a pesarle addosso mentre cercava di riprendere fiato dopo uno dei pianti peggiori della sua vita, si pentiva amaramente del suo stupido contegno e della sua incapacità di cogliere la palla al balzo quando aveva avuto la possibilità di cambiare le carte in tavola.
«Smettila, James!» aveva sussurrato lei, dandogli una leggera pacca sulla spalla, anche se avrebbe voluto sentirselo ripetere ancora e ancora, perché proprio non si stancava mai della sua voce. «Non ti fa onore raccontare bugie.»
Il sorriso che le rivolse, Elaine ne era sicura, lo avrebbe ricordato per sempre, eppure non era quello il momento opportuno per lasciarsi abbandonare ai malinconici ricordi degli ultimi mesi. Non aveva tempo di piangersi addosso in quel momento, ormai James era diventato un angelo e a lei restava da prendersi cura dell'animo distrutto di Steve.
«Ehi, va un po' meglio?» domandò piano Elaine, accarezzando con delicatezza la guancia libera dell'uomo. Al tatto la pelle dell'uomo sembrava rovente e le lacrime gli si erano ormai asciugate sul viso, lasciandolo con gli occhi gonfi e rossi.
«Mh mh» mugugnò lui in risposta, rimettendosi a sedere con la schiena dritta. Lo sguardo dell'uomo vagò per la stanza spoglia, priva di vita da quando le altre tre WAC se n'erano andate, come se stesse cercando di raccogliere quella poca forza d'animo rimasta per riuscire a formulare una frase compiuta.
«Ti ho bagnato tutta la maglietta» fece notare Steve, abbozzando una risata del tutto priva di felicità.
«Ma che mi interessa della maglia!» sbottò Elaine e si allungò in avanti per dargli una leggera pacca sulla spalla. Una fitta allo stomaco le fece storcere la bocca, ma si affrettò a sostituire l'espressione infastidita con un sorriso condiscendente. «Ora dimmi, però, cosa mi stai nascondendo? Ti conosco abbastanza bene da sapere che non può finire così.»
Steve parve sorpreso d'esser stato smascherato con tanta facilità, però si rese conto che era stato sciocco da parte sua credere di riuscire tenere nascosta la sua voglia di rivalsa: l'HYDRA gli aveva portato via l'unica costante della sua vita e lui non vedeva l'ora di far sparire Teschio Rosso dalla faccia della Terra, anche a costo di morire lui stesso nel tentativo.
«Bisogna studiare i dettagli, ma ho intenzione di andarmelo a prendere. Tempo di capire come muoversi e rimetto tutto al suo posto.»
«Ovunque tu vada, vengo anch'io» pontificò Elaine, incrociando le braccia al petto con l'espressione irremovibile di chi è disposto a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo.
Aveva perso la possibilità di dare il suo contributo nel recupero di Arnim Zola - forse, se fosse stata presente, James non sarebbe morto e Steve avrebbe avuto ancora il sorriso in viso - e adesso non poteva neanche concepire l'idea di rimanere al Lehigh quando il suo migliore amico era chissà dove a rischiate la vita.
No, non lo avrebbe più lasciato da solo.
«No, non posso rischiare di perdere anche te. In più stai male, devi riposare» si oppose Steve, visibilmente nervoso.
«Smettila, Rogers! Sarai pure invincibile, ma non puoi pretendere di fare tutto da solo. Io sono qui con te, per te, e non accetto l'idea che tu possa andare chissà dove da solo» si difese tutto d'un fiato Elaine, per poi fare una breve pausa per recuperare il respiro. «Sai bene come sono cresciuta, non ho paura di morire se è per una buona causa.»
«Elaine...» biascicò lui in risposta, allungando una mano verso il viso dell'amica, ma lei fu ben svelta ad afferrargliela prima che la potesse anche solo sfiorare.
«Steven!» lo richiamò all'ordine. «Non pensare neanche minimamente di farmi una predica, io vengo con te punto e basta.»
«James non me lo perdonerebbe mai se ti succedesse qualcosa» sussurrò lui in difesa, la voce traballante a causa della nuova ondata di lacrime che ora gli offuscava la vista. 
"Gli piacevi così tanto" avrebbe voluto aggiungere, ma non era suo compito svelare l'amore del suo migliore amico. Non in quel momento quantomeno, avevano ancora troppi drammi da affrontare prima di poter piangere tutta la tristezza che ormai da anni si portavano addosso.
«Questo non dovevi dirlo» sbottò la donna. Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra socchiuse e il cuore sembrò saltare un battito al solo pensiero di James: era stato un vero colpo basso. «Fai prima a rinunciarci, non cambio idea.»
Steve sospirò pesantemente, senza distogliere lo sguardo rattristito dal volto dell'amica, e dovette rassegnarsi alla possibilità di averla accanto a sé nel vendicare il sergente Barnes. Non che gli dispiacesse la cosa, dopotutto Elaine era uno dei soldato di cui più si fidava negli Howling, ma saperla al sicuro gli avrebbe senza alcun dubbio alleggerito il cuore.
Egoisticamente, non voleva rimanere da solo in quel mondo fatto di guerra e ipocrisia.
«Riuscirò mai ad averla vinta con te?» le chiese con un mezzo sorriso stanco.
«Nella prossima vita, forse.»
Senza nemmeno rifletterci su, come fosse un gesto naturale, unirono le mani e intrecciarono le dita, ricercando nel tepore altrui il conforto di cui avevano tanto bisogno in quel momento.
Le carte in tavola erano state ribaltate, la voglia di rivalsa dei due supersoldati aveva raggiunto livelli inimmaginabili e la possibilità di mettere un punto a quell'infinito conflitto mondiale diventava sempre più allettante.
Perché si sa, mai svegliare il cane che dorme.






┉ ┉ ┉

Ehilà!
Okay raga, lo so che è un capitolo super incasinato, ma lo adoro così com'è perché, dal mio punto di vista, niente sembra avere senso quando si perde qualcuno a cui si è molto affezionati.
Un po' mi spiace di non aver dato molto spazio alla coppietta, lo ammetto, però credo che, facendo così, il loro prossimo (ops!) incontro sarà molto più sentito.
Mancano due capitoli più la scena bonus e poi questa prima parte si conclude, spero di riuscire a pubblicare tutto prima dell'esame di anatomia. Aiuto.

Senza paura »Bucky Barnes [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora