Elaine spalancò gli occhi d'improvviso e se ne pentì all'istante: un'indicibile fitta di dolore le attraversò la tempia destra per poi fermarsi, pulsante come solo una ferita aperta sa essere, sopra l'arcata sopraccigliare e neanche la mano utilizzata alla bell'e meglio come protezione dalla fitta trama della grata era in condizioni migliori.
L'ultima cosa che ricordava era la mano del Soldato d'Inverno stretta nei suoi capelli e il bruciore spiacevole della pelle che si squarcia a seguito di una forte botta, fortunatamente quel poco di lucidità rimasta l'aiutò a limitare i danni, suggerendo di interporre una mano tra la sua testa e la passerella.
Fece leva sulle braccia appesantite dalla fatica, si sedette con cautela e una goccia di sangue scese a imperlarle le ciglia dell'occhio destro, offuscandole ancora di più la vista annebbiata.
Avrebbe voluto piangere, in quel momento, urlare tutto il suo disappunto, la rabbia per essersi rivelata non abbastanza neanche questa volta, ma dovette accantonare tutto quando vide Steve scivolare a terra pochi passi più in là.
«Oh no. No, no, no!» sussurrò Elaine, appena mise a fuoco il chip ancora ben stretto in una mano. Mancava pochissimo all'effettiva acquisizione degli obiettivi, ne era convinta, e se non si fosse sbrigato sarebbero tutti morti.
Provò ad alzarsi in piedi, ma il dolore alla testa s'acuì così tanto da farle lacrimare copiosamente gli occhi, allora gattonò fino al pannello di controllo mantenendo la mano ferita poggiata all'altezza del cuore, così da far assorbire il sangue nella divisa.
«Sei viva» sospirò il biondo, appena lei gli fece avvertire la propria presenza con un delicatissimo tocco sulla gamba. Sembrò bastargli quella misera constatazione per dargli la forza necessaria ad allungarsi verso l'alto e inserire l'ultimo chip, si aggrappò poi alla colonna centrale per riacquistare la posizione eretta e obbligò Elaine a fare lo stesso, supportandola con un braccio attorno alla vita nonostante lui non fosse messo meglio. «Charlie bloccato.»
«Dille di sparare adesso» gli suggerì lei e Steve eseguì, senza alcun ripensamento. Ci vollero un paio di secondi perché il primo colpo centrasse una fiancata dell'Helicarrier e i due supersoldati dovettero reggersi alla balaustra della passerella per evitare di perdere l'equilibrio a causa delle esplosioni sempre più frequenti.
«Dobbiamo aiutarlo» disse il capitano, facendo cenno con la testa verso il Soldato d'Inverno ora intrappolato sotto un'arcata di titanio uscita di sede.
«Ma ti ha quasi ucciso» protestò Elaine, senza però distogliere lo sguardo dall'uomo schiacciato contro la cupola di vetro. L'era difficile in quel momento, con la tempia a pulsarle violentemente, provare pietà per lui o anche solo desiderare di aiutarlo.
«È comunque Bucky, Elly.»
«No, non lo è più!» sbottò lei arrabbiata, voltandosi di scatto verso Steve. Alzò la mano destra fin sotto il suo naso per mostrargli la trama della grata sotto i loro piedi impressa a sangue sul palmo e poi gli indicò le varie macchie rosse che si stavano espandendo a vista d'occhio nella sua divisa dai toni chiari. «James non ci avrebbe mai fatto del male, neanche sotto tortura!»
«Fai come vuoi, allora» tagliò corto Steve e l'espressione dispiaciuta sul suo viso bastò per far sentire Elaine a disagio, nonostante fosse piuttosto convinta della sua posizione.
Guardò quindi il compagno scivolare con cautela giù dalla passerella, strinse la presa sul cordone metallico più alto per mantenersi in equilibrio e tentò di riacquistare la mobilità delle dita della mano destra, ben consapevole che una bella fasciatura di almeno due settimane non gliel'avrebbe tolta nessuno.
Il respiro cominciò a diventarle pesante nel vedere la difficoltà con cui Steve liberò il Soldato d'Inverno dal blocco di titanio, istintivamente si sporse in avanti appena vide l'assassino rimettersi in piedi e le sfuggì un'esclamazione carica di rabbia quando riprese ad attaccare.
Sentì il cuore andarle in mille pezzi davanti a quella scena: due delle persone a cui più teneva si stavano battendo in uno scontro totalmente impari, con il Soldato che infieriva senza sosta sul Capitano ormai sfinito, incapace quasi di reggersi in piedi, e non c'era più tempo da perdere. Qualsiasi sua ferita o dolore passava in secondo piano al solo pensiero di Steve steso a terra, privo di vita; non lo avrebbe mai permesso.
«No, per favore, no» mormorò Elaine quando un altro pugno fece vacillare il biondo. Si passò la mano buona sugli occhi gonfi per cacciar via le prime lacrime e la stanchezza sempre più pressante, lanciò un'occhiata alla cupola sotto di sé - laddove le macerie avrebbero reso il suo atterraggio alquanto spiacevole - e si buttò giù con le palpebre chiuse, quasi sperando che se non avesse visto il suolo venirle incontro non si sarebbe fatta male. Fortunatamente per lei, questa volta le andò bene.
«Stai zitto!» urlò il Soldato d'Inverno, colpendo ancora una volta Steve. Un brivido corse lungo la spina dorsale della donna nel sentire quella voce perché per quanto fosse colma di rabbia, restava comunque quella di James.
"Forse Steve ha ragione" rifletté Elaine mentre raccattava al volo il proprio scudo infilato sotto un grosso pezzo di titanio. Magari, se avesse trovato le parole giuste, sarebbe riuscita a fargli riportare a galla qualche vecchio ricordo dei tempi di guerra, quando combattevano fianco a fianco senza mai dubitare l'uno dell'altro.
«Non combatterò contro di te. Sei mio amico» parlò Steve, lasciando cadere elmetto e scudo fuori dall'Helicarrier, ed Elaine comprese che non c'era proprio più tempo.
Corse a perdifiato verso i due uomini, quasi inciampò su un pilastro passato inosservato a causa dell'ansia di raggiungerli - con l'unico risultato di perdere nuovamente la presa sullo scudo, che questa volta abbandonò -, e si buttò addosso al Soldato d'Inverno dopo che questi riuscì a spingere Steve a terra, con l'unico intento di finirlo a suon di pugni in viso.
Patriot si ritrovò dunque con le braccia strette attorno al collo del Soldato e il petto poggiato alla sua schiena, si meravigliò nell'avvertire quanto velocemente stesse battendo il suo cuore dato che, finora, sembrava avesse combattuto senza troppe difficoltà: quel contatto pressoché sconosciuto la fece rabbrividire all'improvviso, ma non le impedì di piantare bene i piedi a terra e tirarsi indietro, sperando bastasse per soffocarlo.
«James fermati! Lascialo stare, è il tuo migliore amico!» gli gridò nelle orecchie, per poi spostarsi tutta verso destra per evitare la mano artificiale diretta alla sua testa.
«È la mia missione.»
«No, stai sbagliando!» insistette Elaine, ora con le mani ben strette attorno al collo dell'uomo. Urlò tutta la rabbia che aveva in corpo quando riuscì finalmente a vedere il volto di Steve e strinse ancora più forte appena lui le fece un piccolissimo cenno di diniego con la testa: no, non avrebbe mai accettato una cosa simile; come poteva rifiutarsi di combattere per la propria vita? «Ci siamo con-» tentò di fargli ricordare, ma fu interrotta quasi sul nascere dalla presa ferrea sul suo avambraccio sinistro che permise al Soldato di buttarla schiena a terra poco più in là.
Elaine si rialzò in piedi come se nulla fosse, lo sguardo indiavolato fisso sull'uomo che credeva di poter salvare, e avanzò ancora, senza realizzare che le esplosioni a cui era ancora soggetto l'Helicarrier avevano squarciato la cupola in più punti: riuscì appena a vedere il Soldato colpire Steve ben sei volte - paradossalmente il rumore dei pugni fu l'unico che sentì in quel momento - prima che il suolo le mancasse da sotto i piedi, si aggrappò con forza all'intelaiatura ancora intatta ma la mano ferita non sembrava voler collaborare in alcun modo, obbligandola a reggersi solo con la sinistra.
«James!» urlò disperata, realizzando soltanto in quel momento la presenza del fiume sotto di lei. Sapeva perfettamente che nessuno avrebbe risposto alla richiesta d'aiuto, eppure le venne naturale gridare quel nome, quasi sperasse di trovarsi in una bella favoletta in cui il principe corre a salvare la fanciulla in pericolo.
Era davvero pronta a morire, questa volta? Aveva davvero senso accantonare ogni paura? La risposta la diede il suo stesso corpo, facendole scivolare la presa sull'intelaiatura.
Elaine mantenne gli occhi ben aperti durante la caduta, grossi lacrimoni cominciarono a rigarle le guance arrossate e imbrattate di sangue quando l'ennesima deflagrazione colpì l'Helicarrier e cercò di rilassare ogni muscolo prima di precipitare nel fiume. La cosa che più la spaventava non era la morte stessa, bensì l'immensa distesa d'acqua pronta ad accoglierla di nuovo tra le sue braccia come settant'anni prima.
Le venne d'istinto annaspare alla ricerca d'aria, ma più ci provava, più le acque del fiume si insinuavano nei suoi polmoni, rendendole difficoltosa anche la risalita.
Aveva fallito ancora, si ritrovò a pensare con lo sguardo fisso sui detriti incagliati sul fondale, solo che questa volta il prezzo da pagare era triplo: James sarebbe rimasto un assassino nelle mani dell'HYDRA, Steve era morto e lei stessa non avrebbe vissuto abbastanza da dargli un'ultima carezza sul volto deturpato. Tanto valeva rimanere lì, lottare contro la Vita per evitarsi ulteriori delusioni.
Il pensiero corse a Tony, Elayne, Harry e tutte le altre persone che ce l'avevano messa tutta pur di farla sentire amata e protetta e solo in quell'istante realizzò quanto fosse sempre stata egoista: non si era mai chiesta come loro avessero vissuto l'arrivo in famiglia di un fossile come lei, se si fossero mai stancati di doverle spiegare cose per loro basilari e ancora una volta si disse che questa morte, bene o male, se la meritava.
Evidentemente il suo destino era quello, morire circondata dai sensi di colpa e da acqua gelida.
Però, anche questa volta, si sbagliava. Una mano si strinse attorno al suo braccio destro con una forza che la fece mugolare di dolore - nonostante le sembrasse più una visione che una vera stretta, quella - e non oppose resistenza quando cominciò a essere trascinata via, consapevole che ne avrebbe soltanto sofferto.
Tossì convulsamente quando riemerse dall'acqua, così forte da avvertire fitte sull'intera gabbia toracica, e gli spasmi che l'aiutarono a riempirsi di nuovo d'aria i polmoni la fecero accasciare sulla riva del fiume. Ormai il suo corpo era così stanco e provato che non riuscì neanche a reggersi sui gomiti, obbligandola a rigettare l'acqua da stesa al suolo.
La gola bruciava come se avesse bevuto un'intera tazzina di caffè bollente, le tempie pulsavano con più forza di prima a causa del debito d'ossigeno e le mani vagavano sul terreno umido della riva alla disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi, riuscendo soltanto a trovare ciuffi d'erba e piccole radici. Elaine chiuse gli occhi all'ennesimo rigurgito di acqua e acidi dello stomaco: rimanere in vita si stava rivelando ben più difficile che lasciarsi andare.
Un verso a metà tra una supplica e un'esclamazione sorpresa le montò in gola quando avvertì un braccio stringerla attorno alla vita per poi tirarla su a gattoni, aiutandola a riprende fiato.
Appena la testa smise di girare, Patriot s'azzardò a voltare la testa verso l'alto e le braccia cedettero di nuovo sotto il suo peso quando incontrò due iridi azzurre che conosceva fin troppo bene.
«No, vattene!» esclamò d'istinto, spingendosi in avanti per sgusciare via dalla presa del Soldato d'Inverno. Lui la lasciò andare, forse ferito dal terrore che l'era passato in viso, ma Elaine non andò molto oltre: complici le forze sempre più esigue, si gelò sul posto appena vide Steve steso sulla riva a pochi passi da lei e un violento singhiozzo le scivolò fuori dalle labbra bluastre.
«James...» quasi invocò la donna, di nuovo in lacrime nel vedere il suo migliore amico ridotto così.
Questa volta James la raggiunse e lasciò che si aggrappasse ai suoi vestiti per rimettersi in piedi: non ricordava tutto, sarebbe stato da sciocchi credere che potesse riacquistare subito memoria dell'intera sua vita passata, eppure il volto di Elaine era stato una delle prime cose a tornargli in mente dopo le ultime parole di Steve e ora non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare.
«Non è morto» appurò la sergente, appena mise a fuoco il petto che si alzava e abbassava ritmicamente, e per un misero istante le sembrò d'esser ancora con gli Howling Commandos. Si aggrappò con forza al braccio destro di James e alzò nuovamente lo sguardo sul suo viso, questa volta senza alcuna paura. «Reggimento?» gli chiese in un sussurro, un modo banalissimo per verificare se quello era proprio Barnes.
«Centosettesimo.»
Bastò quella misera parola perché il sollievo le scaldasse il cuore e involontariamente un sorriso si fece spazio sul suo viso. C'erano voluti più di settant'anni, ma alla fine Captain America e Agente Patriot erano riusciti a salvare il proprio compagno d'armi.
«Cos'hai intenzione di fare adesso?» insistette Elaine, cominciando a guardarsi attorno con attenzione nel tentativo di individuare le possibili squadre di recupero.
«Me ne vado» rispose lui e fece un passo indietro nel tentativo di sciogliere la presa sul suo braccio. Di certo non l'avrebbe toccata con la mano artificiale.
«Vengo con te» dichiarò la donna, imitando il suo spostamento. James scosse il capo con un'espressione contrita a incurvargli le sopracciglia scure e anche lui, per un singolo istante, sembrò tornare indietro ai tempi della Seconda Guerra Mondiale quando Elaine - mantenendosi sempre fedele al carattere ereditato dalla madre - s'intestardiva su missioni di poco conto. «Non ho intenzione di lasciarti da solo!»
«Sei ferita, hai bisogno di cure» s'oppose lui, spostando lo sguardo sulla fronte della compagna dove i tagli avevano smesso di sanguinare.
«Sono sopravvissuta a cose ben peggiori» tagliò corto Elaine, stringendo poi la presa sull'avambraccio di James quel tanto da fargli capire che non aveva intenzione di cambiare idea. Come poteva, dopotutto, tirarsi indietro proprio adesso, abbandonandolo a chissà quale difficile destino? Lei era stata fortunata, i suoi famigliari l'avevano aiutata a inserirsi nella società del ventunesimo secolo, e ora voleva ricambiare il favore. «Muoviti, fai strada. Abbiamo molte cose di cui parlare.»
A passo lento, quasi strascicato, i due soldati si incamminarono verso la boscaglia malcurata della riva: Elaine rimase volontariamente un metro e mezzo più indietro, permettendosi quindi di abbracciare con lo sguardo la figura imponente di James, e il suo cuore fece una capriola.
Forse non tutto era perduto.Angolo autrice.
Fate ben attenzione ai dettagli: non era lei la sua missione, bensì soltanto Steve!
Inoltre ci tengo ad avvisarvi che questo è il penultimo capitolo di questa seconda parte.
Un saluto ^-^
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Senza paura »Bucky Barnes [sospesa]
FanfictionElaine aveva imparato ad accantonare la paura quando si trovava tra i suoi colleghi: suo padre era stato bravo a insegnarle, fin dalla più tenera età, che non doveva temere nulla in guerra, neanche la morte. Eppure, davanti alla Fine, tutte le sue c...