Capitolo 4.

127 11 5
                                    

Jordan's pov
Sono ore che mi rigiro nel letto pensando a quel Bryson.
E se non avesse solamente pronunciato un nome a caso? E se questo Bryson esistesse davvero nella vita di Anna?
Eppure ho controllato la rubrica del cellulare e tutti i suoi social.
Nessuna traccia di un Bryson.
Questo nome mi tormenta. Ma Anna non mi farebbe mai nulla di riprovevole.
Mi fa sentire una merda solo al pensiero che io possa dubitare di lei. E che lei, al contrario di me, non esiterebbe mai a sospettare di me.

Mi giro e mi rigiro nel letto fin quando finalmente non mi addormento.

Annaliese's pov
*suono della sveglia*
Che fastidio.
Non c'è rumore più seccante della sveglia di prima mattina.
Mi stropiccio gli occhi e macchio le mani di nero, mascara.
Guardo il soffitto per qualche minuto e cerco di non riaddormentarmi.
Per distrarmi guardo il finestrone davanti a me, prende tutta la parete, è meraviglioso vedere tale visuale appena sveglia.
Oggi è anche una bellissima giornata di sole.
Mi alzo senza lamentarmi troppo e mi dirigo subito verso il bagno, inciampando nel tappeto. Mi guardo allo specchio e, come avevo intuito dalle mani sporche, ho ancora residui di mascara della sera prima.
Ho una faccia un po' sconvolta stamattina. D'altronde come tutte le altre mattine.

Lavo subito i denti, non sopporto avere la bocca secca a causa del sonno. Mi asciugo l'acqua colante dalla mia bocca con un'asciugamano e la ripongo nel cesto del bucato.
Mi guardo ancora allo specchio per capire cosa davvero non vada in me questa mattina.
I capelli!
Entro in doccia lasciando l'accappatoio sul gancio apposito ed inizio direttamente, senza struccarmi.
La manopola dell'acqua sempre approssimativamente al grado maggiore.
Inizio ad insaponare il mio corpo con una spugna in lino e mi si appannano gli occhi per il vapore.
È mai possibile che io non ricordi mai l'accaduto della sera prima?
Menomale che c'è sempre Jo con me.
Il tempo scorre come l'acqua sulla mia pelle, ed io intanto ho già lavato i capelli e passato anche una maschera districante.
Esco dalla doccia, infreddolita, prendendo l'accappatoio precedentemente appeso e mi asciugo.
In questa casa i riscaldamenti sono sempre al massimo, eppure io sento sempre freddo.
Eppure oggi, da come ho potuto vedere, c'è un sole splendente.
Vado in camera, tentando di non inciampare nuovamente nel tappeto, ed inizio a decidere cosa indossare.
Data la giornata apparentemente soleggiata, ho voglia di indossare un bel vestito.
Scelgo un vestito nero a mezze maniche con molti e piccoli fiorellini su di esso. È davvero un vestito semplice ma splendido.
Per non dare troppo nell'occhio con le gambe scoperte, indosso calze nere, ma trasparenti, e degli stivali dr Martens.
Sono molto soddisfatta dell'outfit di oggi, è davvero perfetto per questa giornata afosa.

Decido però comunque di completare l'outfit con una maglia nera aperta, con dei bottoni, in modo da metterla per arrivare a scuola.
Un filo di mascara e sono pronta.
Inserisco nello zaino il necessario e scendo in cucina.
Ma da quando non faccio una colazione completa?
Decido così di investire quei pochi minuti prima di andare nella preparazione di una colazione veloce, ma integrale.
Mangio così una tazza di yogurt e muesli, con accanto un bel bicchierone di succo di mela.
Mi sento molto più sveglia.
07.59
È meglio che mi muova.
Torno di sopra correndo e mi affretto a lavare i denti.
Scendo le scale, saltandone qualcuna, prendo lo zaino al volo appoggiato sullo sgabello in pelle dell'isola, e corro fuori.
Percorro il tragitto del mio immenso giardino e mi lascio il cancello alle spalle.
"Buongiorno Julio." Dico sorridente.
"A lei signorina Anna, oggi è proprio raggiante."
Mi dice gentilmente.
Ed aveva ragione, mi sentivo davvero bene, oggi la giornata era iniziata con il piede giusto. Non vedevo l'ora di vedere Jo.
Durante il tragitto prendo il cellulare, nessun messaggio da Jo, neppure il buongiorno, per cui decido di prendere io l'iniziativa.
Nel corso del viaggio, guardo fuori dal finestrino.
Osservo i genitori portare i figli a scuola, cosa che purtroppo i miei hanno potuto fare davvero raramente per il troppo lavoro.
Ma l'affetto, neppure il troppo lavoro è riuscito a farmi mancare. Mi amano ed io loro.

𝑻𝒉𝒆 𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒔𝒊𝒅𝒆.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora