Capitolo 5: Eleonora

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Ritornato ai miei vecchi ambienti, mi ritrovo sull'uscio di casa quando rivedo Eleonora, la mia vicina: ragazza caparbia, con uno spiccato senso di sarcasmo e uno strano interesse morboso per la storia inglese.

Solo due appartamenti condividono il terzo piano, ovvero il mio e il suo. La conobbi per la prima volta quando traslocai insieme a mia madre e mia nonna (fortunatamente lei abita al piano superiore).

È una ragazzetta così dolce, corpo esile, occhi marroni, lunghi capelli neri ma anche un'infinità, come se volessero rappresentare la sua bontà d'animo: ovvero troppi per una persona sola.

Quando anche lei iniziò a frequentare il liceo, andammo ogni giorno a scuola insieme. Uscivamo con lo stesso gruppo, frequentavamo insieme il corso di teatro e senza contare anche le uscite occasionali infrasettimanali, in cui né io nè lei potevamo mai mancare. Insomma, col passare del tempo iniziammo a nutrire interessi l'uno per l'altra. Tant'è che dopo un tempo relativamente breve, ci mettemmo insieme.

Non mi pento di essermi messo con lei. Non pretendeva tanto, io men che meno. Ogni tanto lei se ne usciva con le sue frasi dubbiamente fraintendibili ed io onestamente mi astenevo dal rispondere, non volevo certo fare una gaffe.

In comitiva non era per nulla imbarazzante, era davvero divertente avere quella chimica, quella complicità. Capire di esserci per qualcuno e viceversa.

Ricordo un capodanno passato insieme in cui eravamo in un magazzino che la comitiva aveva deciso di affittare, dove (non chiedetevi come sia successo) ci siamo spogliati tutti, e abbiamo iniziato a giocare a pallavolo, ovviamente eravamo ancora in mutande.

In fin dei conti non è stata una cosa poi così strana!

Greta voleva assolutamente fare cose sconce con Davide, anche se Beatrice li teneva sott'occhio. Sebbene Greta fosse una delle più piccole, era anche una delle più perverse.

"A quei tempi" (l'anno scorso) non eravamo ancora il gruppo sbandato che siamo adesso. La spesa l'aveva fatta Alice, ecco perché alla mezzanotte brindammo con del succo d'ananas.

Alla fine della serata ci sedemmo in cerchio, ancora in mutande, Davide con la chitarra in mano cantava "counting stars" dei "one republic" con l'aiuto di Eleonora che ha una voce semplicemente meravigliosa.

Nel mentre Beatrice si teneva con la testa posta sulla spalla di Davide, mentre che Greta le tirava un'occhiataccia.

Giulio e Cristina erano praticamente in procinto di procreare, tant'è che ogni tanto si sentiva un'eco da parte di qualcuno del gruppo che diceva "Datti un contegno Giulio!"

Intanto suo fratello Gabriele filosofava insieme a Valentina, che in quel periodo non faceva ancora uso di sostanze. Valli a capire i classicisti!

Poi c'erano Marcello e Lorenzo (sempre in mutande) che provavano i loro nuovi skate, naturalmente scalzi.
Io invece ero concentrato sulla gote di Eleonora, appagato e soddisfatto di quella serata.

Solo che col passare del tempo, le cose iniziarono mio mal grado a peggiorare, già a gennaio avevo perso qualsiasi tipo di interesse per lei, le cose erano diventate noiose, anche in comitiva. Quindi mi allontanai senza dire niente.

Dopo una settimana che non uscivo con nessuno, ella bussò alla mia porta, nel suo viso non vi era nient'altro che sconforto e preoccupazione. Non l'avevo mai vista in quello stato. Pensai tra me e me: "sono stato davvero io a ridurla in questo modo? Io ho fatto stare male una persona? La mia esistenza ha condizionato negativamente una persona?"

Non riuscivo a parlare, anche se lei era solo desiderosa di risposte e spiegazioni. Il fatto è che in quei giorni non andai più a scuola con lei, mi svegliavo volutamente prima per evitarla. Poi non le scrivevo più, senza neanche più risponderla. Lei mi conosceva, ma non abbastanza da poter visto questa parte di me, quella apatica.

L'eroe deviato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora