Capitolo 9

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È ora di pranzo e sto morendo di fame, ad Ivan, invece, non sembra interessare minimamente. Velocizza il passo come se avesse fretta, lo sguardo fisso davanti a sé e la tranquillità che lo contraddistingue. Sono sicura che quest'ultima gli passerà non appena aprirò bocca. Lo squadro dalla testa ai piedi, la sua magrezza mi preoccupa parecchio, ha bisogno più di me di mangiare.

-Ivan, non credi sia il caso di fermarci? È ora di pranzo e abbiamo camminato molto-.

Alla parola "pranzo" ho notato un breve sussulto.

-No.- Risponde evitando di guardarmi in faccia -Non sono stanco-.

Bisbiglio un "okay", vuol dire che mangeremo camminando, anche se non stravedo per questa opzione. Inizio a frugare nella borsa alla ricerca di cibo, sotto alla coperta abbastanza voluminosa trovo un contenitore con dentro dell'insalata di riso e una forchetta di plastica.

Glielo porgo: -So che è freddo e sarebbe meglio mangiare qualcosa di caldo data la temperatura di questo posto, ma ci accontenteremo-.

Ivan guarda brevemente il contenitore con la coda dell'occhio per poi continuare a fissare il vuoto davanti a sé.

-Non ho fame, grazie-.

-È da ieri a mattina che non mandiamo giù qualcosa di solido. Non è normale che tu non abbia fame dopo un giorno che non mangi. Sempre che ieri tu abbia mangiato qualcosa-. Continuo a notare le sue ossa sporgenti.

Il ragazzo si ferma all'improvviso, il suo viso a pochi centimetri dal mio.

-So cosa vuoi dire. Non sono anoressico, okay?-.

-Bene,- gli rispondo, nervosa -allora mangia se non vuoi diventarlo-.

Si avvicina ancora di più, sento il suo fiato sulle mie labbra e i suoi occhi penetrare intensamente nei miei.

-Non mi obblighi a fare ciò che non voglio-.

Si volta e ricomincia a camminare, mentre io rimango immobile.

-Neanche io- urlo per farmi sentire -quindi mi fermo qui-.

Per fargli capire che faccio sul serio, mi siedo sulla neve bagnata con le spalle appoggiate ad un maestoso e spoglio albero.

Ivan si gira e nota che mi sono fermata nuovamente e sono decisa a rimanere lì. Ritorna indietro controvoglia e si accomoda accanto a me. Mi guarda attentamente facendomi sentire a disagio, ma ora sono io ad ignorarlo. Quando parla, però, non posso fare a meno di rivolgergli la mia attenzione.

-Sei furba. Sapevi che non ti avrei lasciata sola-.

Faccio spallucce e gli porgo nuovamente il contenitore. Non so se sia il metodo giusto, in ogni caso, sembra funzionare.

Ivan prende il recipiente tra le mani e lo osserva come fosse un oggetto estraneo e pericoloso. Appoggia una mano sulla bocca in segno di rifiuto, il contenitore adesso è appoggiato sulle sue gambe. Lo prendo e lo apro mettendolo subito nell'esatta posizione in cui lui l'aveva lasciato. Poi estraggo il mio dalla borsa e comincio tranquillamente a mangiare senza controllarlo, ma mantenendo un contatto con il suo corpo. Le nostre braccia si sfiorano.

Capisco quanto per Ivan sia difficile superare questo ostacolo. Per lui era stato già complicato bere il tè offerto da Dimitra, aveva sempre cercato un minimo contatto con me. Inizialmente mi guardava, poi aveva posato la sua mano sul mio braccio. Comincio a pensare che Ivan abbia questo problema a causa mia. Se fosse una conseguenza dell'essere costretto a stare lontano da me?

Dopo averci pensato a lungo, comprendo la sua posizione, si era davvero allontanato con l'unico scopo di difendermi, non perché volesse farlo.

Nonostante sappia che per Ivan sia stato molto doloroso, non riesco a non essere arrabbiata. Sono comunque offesa dal suo comportamento, poteva dirmi la verità, sarei partita subito con lui per salvare questo strano pianeta. Invece no, aveva preferito non intromettersi nel rapporto con i miei genitori, ma in questo modo mi ha fatto soltanto del male e credo non se ne renda nemmeno conto. Pensa che non me ne importi nulla di lui, ho finto disinteresse e ci è cascato senza alcun dubbio.

Kanden - Il Pianeta Dei Poli OppostiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora