Capitolo 16

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BOSCO, POLO A

(Aura)

Qualcosa non va. Si volta e si avvicina a me con fatica, è quasi piegato in due con un braccio tenuto saldamente sul fianco destro. Non indossa più il suo maglione celeste, deve esserselo tolto.

Mi dirigo verso di lui per facilitargli il lavoro. Devo capire subito cosa gli è successo perché l'agitazione mi sta divorando. 

-Ivan!-. Tento di abbracciarlo, ma lui mette una mano davanti a sé respingendomi. Mi guarda fisso negli occhi, ha un'espressione strana.

-Promettimi di rimanere calma-.

Quelle parole sortiscono l'effetto contrario. Il mio cuore aumenta il numero dei suoi  battiti.

Ivan toglie lentamente il braccio dal fianco scoprendo una macchia di sangue sulla sua camicia bianca. Perdo fiato e scuoto la testa, ma la situazione peggiora non appena abbasso lo sguardo sulle mie mani. Sono insanguinate e nella mano destra ho un pugnale altrettanto sporco di liquido rosso. Ho ferito Ivan! Fisso le mie mani colpevoli con un'espressione terrorizzata sul volto.

Scuoto impercettibilmente la testa. 

-No, no, no, no, no...-. Non riesco a dire nient'altro.

-Che succede? Perché guardi le tue mani?-.

Lascio cadere il pugnale, poi le mie gambe cedono e rimango per terra in ginocchio. Sto tremando come una foglia. Non so come sia potuto succedere, ma ho fatto del male ad Ivan, alla persona che amo di più al mondo. Sono un mostro.

-Cosa ho fatto?!-. Scoppio a piangere con quella sensazione di panico che non vuole lasciarmi libera. Non riesco più a guardare Ivan e la ferita che gli ho procurato.

Il ragazzo si abbassa con fatica, ma io indietreggio con prontezza.

-Lasciami!-.

-Cos'hai Aura?-. È preoccupato e non sembra capire ciò che sta accadendo. Perché fa finta di niente? -Rispondimi, per favore!-.

-Sono un mostro. Ti ho fatto del male!-.

Il sangue continua a gocciolare sia dalle mie mani che dalla sua ferita. Il suo viso si contrae in una smorfia di dolore.

-Tu non hai fatto nulla Aura!-.

-Perché neghi?- urlo con voce spezzata dal pianto -Non lo vedi il sangue sulle mie mani?-.

-Quale sangue?-. Chiede Ivan con aria sorpresa, quasi terrorizzata.

Guardo per terra, il pugnale non c'è più. Non può essere sparito da solo. Poi il mio sguardo passa istintivamente sulle mie mani ora pulite. Le analizzo attentamente, non c'è neanche una goccia di sangue. Sollevata da questa novità, dirigo lo sguardo sul fianco destro di Ivan convinta che non ci sia nessuna ferita, ma mi sbaglio. 

Il ragazzo approfitta di questo momento di distrazione per avvicinarsi a me e appoggiare la mia testa sul suo petto.

-Tranquilla, non è successo nulla-. Sussurra accarezzandomi i capelli.

Dopo essermi tranquillizzata, recupero la borsa e il maglio e faccio sedere Ivan con la schiena appoggiata al tronco di un albero. Voglio medicargli la ferita anche se non ho molti strumenti per farlo. 

Il ragazzo tenta di nascondere le smorfie di dolore per non farmi preoccupare troppo. So che sopportare anche il freddo non deve essere piacevole, ma devo tamponare la ferita. Gli appoggio la coperta sulle gambe e inizio a sbottonagli la camicia. Anche se fa una certa impressione, la ferita non sembra molto profonda. Non sono un'infermiera, quindi potrei benissimo sbagliarmi. 

Kanden - Il Pianeta Dei Poli OppostiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora