𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 14

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Misi a fuoco la scena e mi stropicciai gli occhi.
'Agnese siamo arrivati' mi disse Alejandro, eravamo soli in macchina quindi presumo che gli altri erano già entrati in casa.
Scesi dall'auto seguita da Alejandro ed entrai in casa.
Era arredata davvero bene all'interno.
Andai in una camera qualsiasi e posai la mia roba.
'Allora Agnese ti piace la camera?' chiese Mattia facendo irruzione dalla porta.
'Si è molto carina' ammisi guardando l'interno.
'Noi vogliamo mangiare, abbiamo una fame assurda, e tu sei l'unica ragazza in questa casa, perciò...' iniziò lui facendo gli occhi a cuoricino.
'No, non cucinerò' lo fermai subito.
'Dai Agnese, l'unica speranza sei te, noi siamo delle capre' disse Mattia.
'E va bene' mi arresi subito, con Mattia era così, non c'era verso di contrattare, o accettavi o accettavi, era una testa dura, e quando si puntava su una cosa, era quella.
Scesi le scale insieme a lei e andammo in cucina dove c'erano tutti.
'Agnese cuciniii?' urló Kairi stupito.
'Sono obbligata' dissi sbuffando guardando Mattia.
'Fai la pasta?' chiese Alvaro.
'Ci provo' risposi.
Presi la pentola, ci misi l'acqua dentro e aspettai che bollisse.
Mentre facevo il sugo mi sentii uno sguardo addosso, mi girai e vidi Alejandro appoggiato alla porta che divideva il salotto e la cucina.
'Ei è successo qualcosa? Hai una faccia' chiesi.
'In realtà è da qualche giorno che sento che devo fare una cosa Agnese' rispose iniziando ad avanzare verso di me, mise una mano sul mio fianco e mi guardò negli occhi.
'Ho una voglia matta di baciarti da quel giorno all'ospedale, non mi ricordo se prima dell'incidente ci conoscevamo o meno, ma sento che tu ci sei sempre stata.' continuó lui guardandomi le labbra.
Il mio cuore fece una capriola, le mie guance si dipinsero di rosso, le gambe mi tremavano, e le farfalle nello stomaco in realtà ero elefanti.
'AGNESE' mi sentii chiamare dal salotto, dovevamo staccarci, ma il contatto visivo non si era sciolto.
Ad un tratto Mattia apparve dalla porta, appena vide la situazione fece marcia indietro imbarazzato, dovevamo staccarci, gli levai la mano dal mio fianco e abbassai lo sguardo.
'Alejandro non possiamo, finché non inizierai a ricordare non ti dirò e farò niente, mi spiace' dissi dispiaciuta.
'Ti ricordi quando ti sei trasferita dalla Francia 6 anni fa? Volevo fare amicizia con te, ma tu eri così scorbutica che eri andata via dicendomi in francese che odiavi gli spagnoli . Ti ricordi quando avevi scoperto che eravamo in classe insieme a chimica? Mi avevi guardato malissimo e mi avevi fatto il dito medio. Quando ti avevo visto a fumare la tua prima sigaretta nel cortile della scuola con Madison e ti avevo minacciata dicendo che lo dicevo ai tuoi? Mi avevi offeso così tante volte quel giorno che ci rimasi talmente male però davanti a te ridevo, non volevo farti vedere come stavo in realtà.
Ti ricordi due anni fa quando eri ritornata dalla Francia dopo esser andata a trovare i tuoi parenti? Io quel giorno mi trovavo davanti casa tua pregandoti di parlarmi in francese, perché trovavo sexy quella lingua, ma te rifiutavi sempre. Ti ricordi l'ultimo giorno di scuola quando ti ho messo in testa l'uovo? Mi avevi rincorso per tutto l'istituto, dicendo che i tuoi capelli biondi erano perfetti anche senza l'uovo. Io mi ricordo Agnese' ammise guardandomi nei occhi.
Ormai stavo piangendo, tutti i ragazzi sentendo questo discorso erano rimasti a bocca aperta, misi le mani dietro il collo e lo avvicinai a me, baciandolo davanti a tutti i nostri amici, fregandomene, perché lui mi piace, davvero tanto.
Avevo capito che Alejandro ricordava, all'inizio della conversazione faceva solo finta di aver perso la memoria, ma finalmente lui si ricordava tutto.


TADADAAAA

Il mio vicino//Alejandro RosarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora