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Se qualcuno avesse chiesto a Kirino Ranmaru cosa ne pensasse di Masaki probabilmente lo avrebbe ignorato; cosa doveva dire? Si conoscevano da poco, non parlavano quasi mai; erano due sconosciuti, probabilmente se non fossero stati costretti a convivere non si sarebbero mai incontrati.

Eppure ora Kirino era costretto a portargli il pranzo ed a controllare che Kariya non avesse una ricaduta.

Scosse la testa e maledisse il mondo per tutto, per poi dirigersi lentamente verso la camera da letto. Masaki era sul letto, sotto le coperte, il volto girato di lato verso la finestra.

"Ohi, ti ho portato da mangiare-"

"Non lo voglio"

Ranmaru si concentrò per non ucciderlo su due piedi "Sarebbe molto carino se-"

"Vattene"

"Bene, ma non venire a lamentarti se hai fame"

Kariya non si sprecò neanche a guardarlo uscire; stava morendo dentro, tutto stava andando a puttane, lentamente e dolorosamente. Calde lacrime uscivano dai suoi occhi, il labbro iniziava a tremare, il respiro era pesante e voleva urlare. Conosceva questa sensazione, l'aveva avuta molte volte, tuttavia era sempre con Hitomiko quando accadeva.

Si concentrò sulla regolarizzazione dei respiri, ma l'aria iniziava a mancargli.

Si buttò sotto le coperte, arrendendosi alle sensazioni; poteva sentirlo, il dolore, lo avvolgeva come due braccia calde. Sorrise ironico, aveva appena cacciato malamente l'unica persona presente in quella casa che potesse tranquillizzarlo. Senza volerlo iniziò a singhiozzare, le coperte si muovevano a scatti, a ritmo con il corpo di Masaki. Come al solito i ricordi si inserirono con forza nella sua mente; il suo pianto si fece ancora più rumoroso ed il dolore lo stava soffocando.

Ranmaru si sentiva in colpa, infondo capitava a tutti di avere una giornata no e quella di Masaki non era iniziata di certo col piede giusto. Si convinse a salire, per andare a scusarsi e magari ad instaurare un buon rapporto.

Così si ritrovò a bussare alla porta del turchese e non curante della risposta entrò.

Per poco non ebbe un infarto, notando le coperte muoversi a scatti, senza vedere nessuno.
"Kariya?"

Nessuna risposta

"Ohi"

Decise di avvicinarsi, ancora ignaro della situazione. Alzò le coperte.

"Ehy Kariya-"

Rimase senza parole, cosa doveva fare? Quell'idiota era rannicchiato su se stesso, le mani sulle orecchie con il corpo scosso dai singhiozzi. Provò a toccargli la spalla e Masaki reagì d'istinto allontanandola, chiudendosi a bozzolo ancora di più

Ranmaru si infilò sotto le coperte, attento a non toccarlo.

"Kariya, smettila"

Il turchese sgranò gli occhi all'udire quelle parole, avevano uno strano effetto su di lui, calmante. Il respiro rallentò ed i muscoli sembrarono sciogliersi. Kirino pensò che ora fosse una buona idea toccarlo, così lentamente avvolse una mano alla sua vita avvicinandolo a sé. Masaki si irrigidì ed era sul punto di allontanarsi quando percepì una strana sensazione al petto; come una morsa, ma piacevole. Decise che lasciarsi andare per una volta non avrebbe potuto nuocere a nessuno.

 Ranmaru immerse il suo viso nel collo dell'altro; poteva percepire la pelle stendersi per poi rilassarsi; sorrise felice di fargli questo effetto. Kariya si girò, puntando i suoi occhi d'oro, ancora gonfi dal pianto, in quelli blu dell'altro 

"Ti odio, lo sai vero?"

Il rosa sorrise "Io ti odio di più"

Masaki annuì, per poi chiudere gli occhi ed accoccolarsi al petto dell'altro.

Kurama non ricordava molto cosa fosse successo quella sera; sapeva di aver bevuto, anche molto, ma era abbastanza cosciente, reggeva l'alcool meravigliosamente

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Kurama non ricordava molto cosa fosse successo quella sera; sapeva di aver bevuto, anche molto, ma era abbastanza cosciente, reggeva l'alcool meravigliosamente. Tuttavia ad un certo punto i suoi ricordi sparivano, vuoto.

Era stato svegliato dalla luce che usciva dalle finestre aperte. Non aveva aperto gli occhi subito, le palpebre erano ancora pesanti, tuttavia mosse leggermente la gamba scontrandola con qualcosa. Non ci fece caso, troppo distratto dal dolore lancinante alla testa. Si mosse ancora un po' per poi constatare che, essendo disteso su un fianco, ogni suo tentavo di espansione era bloccato. Successivamente constatò di essere nudo, ma il mal di testa continuava a distrarlo dai problemi, dal fatto che era senza vestiti su un letto non suo, probabilmente.

Aprì pigramente gli occhi, sospirando; accettando passivamente tutte le informazioni che aveva raccolto; si scoprì il petto constatando che era pieno di morsi e, sedendosi, si rese conto che il suo fondo schiena era praticamente distrutto.

Buttò gli occhi di lato e, soltanto dopo aver visto la persona al suo fianco, realizzò cosa fosse evidentemente successo; si convinse a non urlare come una femminuccia ed a guardare i lati positivi. Era un maschio, per cui non poteva rimanere incinta,  conosceva la persona al suo fianco per cui non aveva fatto sesso con la prima che aveva incontrato, e Atsushi sembrava dormire, per cui non c'erano problemi.

Si alzò lentamente, attento a non svegliare l'amico, ed iniziò a rivestirsi, fregando i vestiti al viola dato che i suoi giacevano a pezzi sparpagliati sul pavimento. Conosceva la casa, per cui era abbastanza sicuro di poter uscire da lì senza essere scoperto da nessuno.

La testa stava minacciando di staccarsi e prendere il volo; poteva sentire come un martello che continuava a picchiarlo. Probabilmente era per questo che non aveva ancora ucciso nessuno, e con nessuno intende Minamisawa; com'era possibile che tra tutte le persone, proprio lui?

Sospirò e cercò di non pensarci; perché porsi un problema prima che questo si presenti?

Kurama si convinse, molto facilmente, a dimenticare l'accaduto; probabilmente era tutto un malinteso, non è che se ti trovi nudo col tuo migliore amico devi per forza esserci andato a letto.

Non era la prima volta che stavano senza vestiti, per cui non aveva senso saltare a conclusioni affrettate.

Norihito, non è successo niente di che, puoi benissimo andare avanti con la tua vita

Infondo non c'era speranza che un alpha ed un beta potessero fare quelle cose, l'azzurro non aveva mai capito l'esatta motivazione; tuttavia sapeva che era una questione di ormoni, per cui non bisognava allarmarsi. Quello che è successo (se è successo) deve avere a che fare per forza con l'alcool, non c'erano sentimenti o robe strane in mezzo. Non era scientificamente possibile.

Kurama annuì, come a voler testimoniare i suoi pensieri, infondo bastava far finta che tutto non fosse accaduto, qualsiasi cosa sia successa.

I hate everything about you //Ranmasa//MinakuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora