10.Seven times~

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Il maggiore era entrato nella stanza di Jungkook, aveva un paio di domande per lui da sbrigare in quei dieci minuti. Sapeva di doverci andare piano, ma sentiva di doverglielo chiedere, anche su consiglio della dottoressa Emma Kim e dello hyung Seokjin, che aspettavano fuori dalla stanza per sapere da lui cosa si erano detti.
"Quante volte ci hai provato, Kookie?" Domandò Jimin, con calma.
"Sette." Rispose il minore, pacato. "La prima e la seconda volta, mi sono ferito alle braccia, ma per mia sfortuna mi hanno trovato in tempo. La terza, un altro classico: overdose di medicinali, di quegli stupidi a-antidepressivi." La voce gli tremava, ma cercò di rimanere forte. "P-poi, ho provato ad annegarmi nella vasca di casa del mio tutore legale. La quinta volta, mi sono buttato dalla finestra di un palazzo, ma non ho avuto successo, sono finito in un fottuto cespuglio di merda e ho riportato solo ferite."
"Kookie, vedo come stai, se non te la senti non sei obbligato, possiamo parlarne un altro giorno..."
"La sesta volta, ho provato a bere più alcool possibile fin quasi a finire in c-coma etilico. L'ultima, lo sai..."
Scoppiò in lacrime, quel dolore lo teneva per sè da tanto, troppo tempo. Non aveva mai visto nessuno piangere in quel modo, Jungkook gli aveva appena letteralmente dato in mano il suo cuore spezzato.
Jimin, in un primo momento, non seppe cosa fare, ma poi si decise.
Raccolse quel fiore appassito e lo cullò tra le sue braccia, dopo avergli slegato le cinghie, sapendo come stava. Lo abbracciò delicatamente, accarezzandogli i capelli, tenendo le sue braccia avvolte attorno al petto del minore. Non voleva fare pressione sulle sue ferite, ma fu Jungkook ad aggrapparsi con la poca forza che aveva al suo corpo, come una barca alla deriva.
"N-non lasciarmi." Sussurrò, debole. "Io ti amo, ti amo, hyung. Sono un mostro che ti ama, un coglione e un pazzo. Vivo di medicinali, respiro l'aria di una stanza di ospedale e basta. Sono cattivo, tanto cattivo... potrei farti male con una carezza, ho paura di perdere il controllo. Io non voglio farti male, ho bisogno che tu stia bene, se stai bene tu posso stare meglio anche io. Ma come può un mostro farti star bene? Perchè davvero, è ciò che sono."
Il biondo gli accarezzò una guancia. "No, non lo sei. Sei stupendo, dolce e hai avuto tanto coraggio a raccontarmi del tuo dolore."
Gli prese il viso tra le mani, lasciando sulle sue labbra impresso un bacio che avrebbero ricordato entrambi.
"Questa è la tua vita, Jungkook." Jimin gli sorrise. "Meriti di non sprecarla. Mi dispiace se qualche volta ho fatto casini..."
"A me basta solo che tu stia qui." Il minore lo destabilizzò per un momento con i suoi grandi occhi color nocciola.
"Ma io sono qui, non me ne vado neanche se mi preghi in Turco."
"Perchè sei rimasto, hyung?"
"Perchè ti amo."
Lo strinse a sè, lasciandogli un bacio sulla fronte e poi uno sul collo.
"Signor Park, che fa qui?!" Una delle infermiere del reparto entrò di corsa. "Ma lo sa che questo è un paziente pericoloso? Cosa le è saltato in mente? Ha per caso drogato gli altri medici per lasciarla entrare?"
"Sono il suo ragazzo. E mia madre sarà presto la tutrice legale di Jungkook  manca solo da firmare qualche documento." Jimin fece un sorrisetto di sfida.
"Oh... ehm, mi scusi. B-buona giornata, signorino."

"Jungkook." Jimin era molto serio. "Lo sai che le tue braccia non sono fogli di carta? Non devi tagliarti... e nel tuo cervello non vi è alcun mostro, non hai necessità di combatterlo. Voglio che tu riesca a ricordare queste parole, sigillatele nella mente." Sussurrò, baciandolo delicatamente sulle labbra. "Perchè non devi avere paura. Di nulla, Jungkookie. Non spaventarti per la nostra relazione, nè per quello che credi di essere. Se è vero che queste mani possono ferire, sono le stesse mani che giocano con i miei capelli, che mi accarezzano le guance, che applaudono qualcuno quando fa qualcosa di buono. Le stesse mani che voglio intrecciare per sempre con le mie, non mi importa se tu ti senti un mostro, per me rimani un bellissimo umano, Kookie. Quindi, ora ti chiedo... su una delle tue bellissime mani, posso far sapere al mondo che sei mio con un anello?"
Jungkook annuì debolmente, aveva il viso rigato pian piano da sempre più lacrime. Presto le lacrime furono sovrastate dai singhiozzi, le sue braccia che si aggrappavano alla maglia di Jimin, e il biondo che gli accarezzava i capelli, ancora una volta era nella sua stretta sicura.
"Va tutto bene..." sussurrò il maggiore.
"T-tu davvero scegli me, vuoi dire al mondo c-che stiamo insieme?"
Il più grande annuì, strofinando il suo naso contro quello del minore. "Voglio dirlo a chiunque, Jungkook, non mi importa cosa penseranno, saranno nel torto perchè io ti conosco mentre loro si basano su stupidi stereotipi senza sapere nulla di te. In più, non mi va che ti rubino, sei il mio piccolo Kookie." Ridacchiò, mentre Jungkook si asciugava le lacrime e accennava un sorriso.
"So che non sono il massimo, non ho molti soldi." Spiegò Jimin, tirando fuori i due anelli: erano molto semplici, ma erano più che sufficienti per loro due, non erano pretenziosi in alcun modo. "Ma ecco, spero vadano bene."
Il minore annuì, porgendo la mano destra.
Voleva tenere la sinistra libera... il destino, chissà cos'aveva in programma per loro.
Una volta messi gli anelli a vicenda, i due si scambiarono un bacio, molto romantico e vomitevole come piaceva a Jimin.
"Ti amo Jiminie, grazie per esserti sempre preso cura di me e avermi trattato come un essere umano."
"Ti amo anche io Kookie, grazie per avermi insegnato ad amare qualcuno veramente, prima di te non avevo mai sperimentato l'amore e non avevo idea di cosa significasse, ma ora che ho te l'ho conosciuto e l'ho capito, ne sono felice. E sono felice di aver sbagliato stanza quel giorno, nessun errore è mai stato più giusto."

𝐓𝐡𝐢𝐬 𝐢𝐬 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐥𝐢𝐟𝐞-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora