PARTE 1

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Simona era una vera peste. Una ragazzina bionda con l'argento vivo addosso. Sin da piccola combinava un sacco di pasticci, a casa, a scuola, ovunque si trovasse. La madre, Sara, le provó tutte con lei. Dalle ramanzine cercando di farle capire le cose con le buone, ai castighi non facendola uscire per giorni con le amichette o privandole l'uso della TV o del PC. A poco però servirono questi espedienti. Scaduto il termine del castigo, Simona tornava a farne di tutti i colori ma, nonostante tutto aveva un rendimento scolastico più che ottimo, il che bilanciava i suoi continui pasticci agli occhi della madre che si sentiva tranquilla da questo punto di vista. Le cose si complicarono quando, iniziate le scuole superiori, Simona inizió ad avere un calo nel rendimento scolastico oltre al non aver cambiato il suo modo di essere. La madre, abituata a certi standard decise di cambiare registro e di mettere subito le cose in chiaro con la figlia.

"Vedi di cambiare registro signorina. Passo sopra ai tuoi comportamenti indisciplinati solo perché hai sempre avuto ottimi risultati a scuola. Non costringermi a prendere provvedimenti". Le disse seria e decisa.

"Capirai, ho preso un 7 mica un 5". Rispose la figlia stizzita.

"Simona, non rispondermi con quel tono".

"Altrimenti?".

"Smettila, signorina. Guarda che le prendi". Non aveva mai alzato un dito sulla figlia e si rese conto che era la prima volta che metteva in campo una possibilità del genere.

"Sè, cosa sei matta?". A quell'ennesima risposta irrispettosa scattò verso la ragazza e l'afferrò per un polso.

"Adesso mi hai stufato". Disse furente trascinando la figlia verso il tavolo della cucina.

"Ferma, che fai?". Simona tentó di opporsi senza risultati.

Giunti al tavolo, la madre si sedette su una sedia e strattonò la figlia facendosela ricadere sdraiata sulle proprie ginocchia.

"Mamma! Non vorrai mica…..HAIH!". Il primo sculaccione le tolse le parole di bocca.

"HAIH! HAIH!". Incredula e troppo impegnata a resistere al dolore che provava non poteva che accompagnare ogni colpo con un gridolino. A nulla valsero le suppliche e le scuse quando le vennero abbassati i pantaloni e gli slip che indossava per esser sculacciata sul sedere nudo. Cosa che le fece aumentare l'intensità dei lamenti. Dopo svariati minuti la sculacciata finí, venne fatta alzare e spedita in camera sua a studiare non prima di ricevere l'ultima ramanzina.

"Da oggi si cambia musica. Vedi di rimetterti in riga altrimenti sai cosa ti aspetta".

Simona corse in camera sua per buttarsi sul letto, in lacrime carezzandosi le natiche colore cremisi dalle quali si sprigionava un calore che non aveva mai sentito ma con cui avrebbe avuto a che fare molto spesso da lì in avanti.

Infatti la madre di Simona inizió ad adottare misure disciplinari molto più ferree, soprattutto sull'andamento scolastico della figlia. Un voto sotto all'otto implicava sonore sculacciate ed, almeno in casa i comportamenti irrispettosi subivano lo stesso destino. Richiami dalla scuola o guai causati fuori casa di cui veniva a conoscenza implicavano l'utilizzo di spazzola o battipanni a seconda della gravità.

Questa strategia sembrò portare dei miglioramenti all'inizio ma, dopo un paio d'anni tra alti e bassi, Simona riprese il cammino verso la cattiva strada. I voti si abbassavano ed il comportamento diventava più irrequieto. Una sera, Simona stava prendendo una severissima sculacciata dalla madre per aver risposto male. Durante l'esecuzione, quest'ultima sentí il polso duolerle. Smise di colpire e mandó la figlia in camera. Mise il polso sotto l'acqua fredda e pensò se tutto ciò potesse continuare. Solo quel giorno aveva sculacciato Simona per ben tre volte: quando tornó da scuola per aver preso solo un 6 e mezzo in storia, un'altra qualche ora dopo per non aver sistemato la roba stirata negli armadi ed infine poco prima, per averle risposto in maniera maleducata. Era capitato di sculacciarla anche quattro o cinque volte in una giornata ma quello che aveva ottenuto era di iniziare a farsi male lei stessa. Concluse che doveva trovare un altro sistema. Inizió andando a parlare coi professori ma, non ebbe molte utili nozioni oltre a quelle che già sapeva. Poi provó consultando qualche altro genitore. Con alcuni non ottenne chissà quali rivelazioni, con altri che le erano affini come metodi potè scambiare qualche idea ma, alla fine anche quella si rivelò un nulla di fatto. Non sapeva più che pesci pigliare. I giorni passavano e Simona non migliorava nonostante le punizioni.
Una mattina, mentre era al supermercato si imbattè in una scena interessante. Una madre col figlio particolarmente rumoroso ed irrequieto stava facendo la spesa e ad un tratto il ragazzo buttó giù dagli scaffali alcuni articoli per poi scappare via tra le corsie. La madre gli urlò contro, attenta a non inciampare su quanto fatto cadere dal figlio.

"Brutto stupido, vieni qua! Ti va bene che sei maschio altrimenti finivi alle 4 Sorelle e poi vedi come ridi".

Incuriosita da quella frase si avvicinò alla donna per aiutarla a raccogliere la merce caduta.

"Anche lei vedo che ha un figlio discolo". Tentò di rompere il ghiaccio.

"Si guardi, mi fa dannare. Ha 13 anni ma si comporta come uno di 8. Ma a casa mi sente".

"Si figuri, la mia ne ha 16 e non è molto diversa, eppure anche noi facciamo i conti spesso".

"Ha una femmina? Allora la mandi alle Quattro Sorelle, vedrà che gliela raddrizzano".

"Ho sentito che ha nominato questo posto, cosa è di preciso?".

"È un istituto a circa un paio d'ore da qua, su in collina. Prendono solo ragazze dai 13 ai 21 anni. È una specie di collegio dove le educano e istruiscono coi loro metodi. Solo che è a numero chiusissimo. Si chiama Quattro Sorelle proprio perché prendono solo 4 ragazze all'anno". 

La madre di Simona ebbe uno sbuffo di sconforto a quelle ultime parole. Solo quattro all'anno? Sicuramente era già tutto pieno.

La donna le consiglió di cercare su internet per avere dettagli più precisi e le raccontó della figlia di un'amica che tornata da quel posto passò dall'essere una teppistella ad una signorina davvero per bene.

Incuriosita, una volta a casa si mise a cercare notizie su questo posto prima dell'arrivo da scuola della figlia.

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