Il delitto aveva conquistato istantaneamente le prime pagine di giornali e riviste, grazie a un'efferatezza e una peculiarità spettacolari, ma era bastata una settimana perché scomparisse discretamente dalle cronache e dalle chiacchiere, grazie stavolta all'oramai accertata pazzia dell'omicida.
Perché aveva certamente perduto il senno il divino Arturo Campanini, attore senza pari negli ultimi cinque secoli, per strangolare Silvia Tordelli, stella nascente della critica. A vincere alla tesi della pazzia anche gli ultimi sostenitori di un ipotetico delitto passionale, evidentemente ciechi alle sempre nuove prodezze d'amore in cui il divo indugiava senza vergona, fu la notizia di come l'attore venne trovato dagli agenti in un profondo stato confusionale, alla ricerca di una qualche lampada della quale mai cessò di farfugliare.