Giovanni si scoprì a lacrimare. Non ne aveva motivo, eppure quella sorta di malessere che l'aveva colpito si faceva sempre più forte, man mano che ricordava. Ricordò la cena, ricordò il dopo cena e la notte. Ricordò come, invisibile e irresistibile, aveva stretto le dita di un attore attorno al collo di una critica. Ricordò il terrore che aveva invaso due volti a loro modo belli, spazzando via il piacere. Ricordò la soddisfazione di esser riuscito ancora una volta a traviare e distorcere e rivoltare i desideri espressi contro quelli voluti. Ricordò di aver provato un certo orgoglio per aver battuto due esseri umani più svegli del comune, e nel farlo aver rappresentato una scena quasi poetica, l'eterna ricompensa offerta dall'artista al suo critico.
E il ricordo di quelle sensazioni, ora così aliene e orribili eppure un tempo così naturali e piacevoli, gli fece nascere un nodo nel profondo del petto, che risalì i polmoni e scosse la trachea.
