Agreste mi farai impazzire!

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Adrien's pov

- Seria? - chiesi scioccato.

Marinette annuì squadrandomi da capo a piedi.

- Sta zitto - disse.

Ormai era un abitudine il suo "sta zitto".
Quando non me lo diceva mi preoccupavo seriamente.

Strinse ancora la corda e mi sfuggí un gemito.

- Mi stai facendo male...mi resterà il segno - gli feci notare.

Lei per tutta risposta mi piazzò una mano sulla bocca, con forza.

- Tu non hai nessun diritto - ringhiò - Niente, zero -

Annuii con la testa e le mi lasciò andare.

- Non ho altra scelta - disse colpendomi sul petto - Devo rientrare a scuola o chiameranno i miei genitori, loro torneranno e salta tutto - disse.

- Tu finisci nei guai...non io - gli ricordai.

Lei mi fulminò per l'ennesima volta e io mi morsi la lingua.
Dovevo stare zitto.

Temevo che prima o poi mi avrebbe preso a sberle senza pensarci troppo.
La stavo esasperando e portando al limite.

- Non ho capito perché non la sedia - non riuscii a trattenermi dal dire.

Marinette per tutta risposta mi stirò le ciocche di capelli facendo vedere le stelle.

Sigillai le labbra per non far uscire nemmeno un lamento. Temevo il peggio se mi fossi azzardato.

Giustamente vi starete chiedendo perché mi lasciavo sballottare da lei come una bambola ma, anche se Marinette era la metà di me, sapeva essere parecchio aggressiva la ragazza.
E io temevo per la mia salute.

Fatto sta che Marinette non mi aveva legato alla sedia come al solito, come faceva da quando mi aveva dato una botta in testa, ma mi aveva trascinato sul suo letto. Mi aveva legato le mani in alto, ai due lati della testiera del letto e le caviglie lo stesso, ai piedi del letto.

Lei sbuffò poggiando le mani sul mio petto.

- Starò via per ore, Adrien - disse quasi con espressione dispiaciuta - Non posso stare con il pensiero che mi cadi a terra con tutta le sedia e ti fai male -

Era più preoccupante che stesse in pensiero per me o che mi ignorava?

Non ne avevo idea.

- Sei strana Marinette - dissi sospirando.

Mi fulminò, di nuovo.

Prese un fazzoletto di stoffa che aveva in tasca e me lo mise in bocca spingendo per bene.
Mi lamentai e provai a muovermi ma aveva stretto e tirato per bene le corde e mi era praticamente impossibile fare anche un solo movimento.

Prese il nastro adesivo e me lo mise sul viso, bloccando così la stoffa che mi aveva messo in bocca.
Non che prima sarei riuscito a toglierlo senza l'utilizzo delle mani.

Lei sbuffò e fece di nuovo quel gesto che era diventato sua abitudine negli ultimi giorni, mi scostò le ciocche di capelli dagli occhi.

Marinette mi guardò con una strana espressione e sospirò.

- Mi farai impazzire Agreste... Non ci sono dubbi - borbottò per poi scendere dal letto e prendere lo zaino.

Mi guardò un' ultima volta poi scese dalla camera, chiudendo la botola a chiave.

Come se avessi avuto la possibilità di arrivarci a quella dannata botola!

Deglutii e sospirai con il naso.

Lei stava impazzendo è?

***

Marinette's pov

- Riprenditi! - esclamò Alya schioccandomi le dita davanti gli occhi.

Sbattei le palpebre e sospirai.

Aveva ragione.
Dovevo darmi una regolata.

In quattro ore di lezione non avevo prestato la minima attenzione.

Ero troppo impegnata a pensare ad Adrien.

Avevo paura che potesse liberarsi o che potesse strozzarsi.
In effetti avevo esagerato quella mattina ma davvero...mi stava facendo impazzire.

- Invece di pensare al prigioniero sexy che tieni in camera tua concentrati a lezione così potrai tornare prima da lui - mi fece notare la mia migliore amica.

Annuii ma le sue parole non ebbero nessun effetto sul mio cervello perché feci tutto tranne che seguire la lezione.

***

Rientrai in casa con il panico in gola e il cuore che batteva impazzito.

Mi fiondai in camera mia e gattonai sul letto fino ad arrivare al viso di Adrien.

Gli tolsi il nastro adesivo e lui aprì gli occhi.
Sospirai e gli tolsi il fazzoletto dalla bocca.

- Come stai? - gli chiesi.

Gli poggiai la mano sul petto e lo sentii accelerato.

- Mi è andata meglio altre volte - ammise facendo però un sorriso.

Ricambiai e gli liberai le mani.

- Slegati e scendi, ho fame - dissi.

Lui mi guardò in modo strano ma obbedì.
Si mise seduto e si liberò le caviglie.

Scese dal letto e mi seguí al piano di sotto senza fare storie.

Senza che gli dicessi nulla si sedette sullo sgabello, poggiando le braccia sul tavolo e massaggiandosi i polsi doloranti.

Gli stavano rimanendo i segni a forza di legarlo con quelle corde spesse.

Era stranamente silenzioso e mi osservava mentre preparavo da mangiare.

Forse aveva cominciato a capire che se collaborava potevamo andare d'accordo.

Ad un tratto lo sentii sospirare.

Alzai gli occhi al cielo e mi preparai.

- In che senso ti starei facendo impazzire? - chiese.

Mi voltai per fulminarlo ma lo vidi sorridere sfacciato.

- GIURO CHE TI UCCIDO ADRIEN! - urlai.

10 minuti, la pace era durata 10 minuti...

La mia cotta madornale!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora