Credo di avere la Sindrome di Stoccolma

1K 66 3
                                    

Adrien's pov

La osservavo mentre vagava per la sua camera sistemando le cose con una cura quasi maniacale.

Non potevo fare altro che guardarla, gli occhi fissi sul suo corpo, era tutto ciò che riuscivo a fare.

Non che potessi fare altro visto che ero legato alla sedia però... però...non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.

- Che c'è? - mi chiese girandosi a guardarmi accigliata.

Sollevai il capo per farle capire che non potevo parlare visto che mi aveva imbavagliato. Ma anche se avessi avuto la possibilità di parlare non gli avrei mai detto quello che mi stava passando per la testa.

Mi tolse la sciarpa dalla bocca, le ero grato per non aver usato di nuovo il nastro adesivo, stava cominciando a darmi fastidio sulla pelle.

- Che c'è? - mi chiese di nuovo.

Mi strinsi nelle spalle.

- Nulla - risposi - Ti osservavo, non che posso fare altro -

Mi osservò senza dire nulla.
Poi si mise dietro la sedia e mi slegò.

Portai le mani davanti e mi massaggiai i polsi doloranti.

Marinette prese la sedia girevole che usava per il computer e mi si sedette di fronte.

- Che vuoi fare? - mi chiese.

- In che senso? -

- Ti stai annoiando - disse.

E la sua era un'affermazione.

- Un po'? -

- Aiutami a studiare allora -

Fece ruotare la sedia e mi diede le spalle.

Ora, una persona normale, e io stavo cominciando a capire che non lo ero, ne avrebbe approfittato. Avrebbe colpito il suo rapitore alle spalle e sarebbe scappato ma io no, a quanto pare.

- Marinette? - chiesi.

- Mh? -

- Posso usare il computer? -

Lei si voltò a guardarmi. Dubbiosa.

- Voglio fare una ricerca, non ho intenzione di mandare nessun messaggio di nessun tipo - dichiarai.

Ed era vero, non lo facevo per dire a qualcuno che ero stato rapito, erano passate settimane da quando ero, effettivamente, scomparso.

E il mio desiderio non era ne quello di fuggire ne di avvisare qualcuno per farmi liberare.

Mi chiedevo ogni giorno che cosa avrei fatto quando Marinette mi avrebbe liberato.
Sicuramente non sarei andato dalla polizia a denunciarla.
L'idea non mi aveva mai sfiorato la mente.

Marinette mi guardò esitante.

- Va bene - cedette alla fine - Ma se ti becco a fare qualcosa che non mi piace...lo sai che me la paghi -

Mi misi una mano sul cuore.

Non ci pensavo nemmeno a farla arrabbiare.

Quando l'avevo fatto ci avevo rimesso: una volta mi aveva legato in ginocchio e costretto in quel modo per ore e l'altra volta mi aveva legato al letto, bloccato con le braccia e le gambe tirate allo spasimo.

Quando mi diede il via libera mi avvicinai alla scrivania con la sedia e mi misi davanti al computer.

Mi lanciò solo un'occhiata e mi lasciò fare.

C'era questa cosa che mi frullava per la testa.
Mi era venuto un nome in mente quando mi ero accorto che temevo il giorno in cui Marinette mi avrebbe liberato.

Digitai sulla sbarra della ricerca il nome: Sindrome di Stoccolma.

E infatti, era una sorta di disagio psicologico che sviluppavano le persone rapite o costrette contro la propria volontà. Chi veniva effetto da questa sindrome provava complicità verso il rapitore, aveva la tendenza a proteggerlo o ad esserci complice.

Per un po' avevo temuto di averla però...non ne ero del tutto convinto.
C'era qualcosa in Marinette che mi attirava come una calamita e avevo l'impressione che non si trattasse della Sindrome di Stoccolma.

E il muscolo involontario che avevo nel petto batteva in un modo che non avevo mai provato.

- Che stai... - mi chiese Marinette ma non fece in tempo a dire altro o io a rispondere che qualcuno si attaccò al campanello.

Sussultai e guardai Marinette.

Lei mi fulminò.

- Non provarci - quasi ringhiò.

Alzai le mani in segno di resa.

Si alzò dalla sedia e mi puntò un dito contro.

- Se osi solo fare un movimento o un suono... -

Avevo ancora la sciarpa che avevo al collo, quella che usava per imbavagliarmi, e la sollevai, mettendola sulla bocca.
E poi allungai i polsi nella sua direzione.

Marinette prese le corde e mi legò le mani davanti.

- Non...muoverti! - esclamò.

Aprì la botola e scese al piano di sotto.

Gettai un'altra occhiata al computer.
No! Non avevo la Sindrome di Stoccolma, decisamente.

                             ***
Marinette's pov

Aprii la porta di casa con il cuore in gola.

Stavo andando nel panico.

Chi poteva essere alla porta?

Aprii cercando di fare le cose rapidamente e tornare da Adrien.
Il modo in cui l'avevo legato non era affidabile, avrebbe potuto liberarsi senza problemi.

Purtroppo mi sbagliavo di grosso.

Angolo autrice:

Ciao a tutti!

Questo è un altro dei capitoli della revisione, quelli messi in più.

Spero vi piaccia.

E secondo voi chi è alla porta?

La mia cotta madornale!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora