Capitolo undici

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18/05/2020

Erano passati già cinque mesi da che ero diventato lo psicologo di Kirishima. Ogni giorno sentivo di amarlo ancora più del precedente. Ma il tempo a nostra disposizione era ormai finito.

***
Era quasi l'ora di cena, infilai una felpa e scesi.
Mio padre era dovuto correre a lavoro, quindi avevo tutta la casa per me.

Cucinai qualcosa di veloce e mi distesi sul divano per guardare un film, finché il telefono non iniziò a squillare.

Sbuffai rumorosamente e andai a rispondere.

«Pronto?»

«Salve signor Midoriya, sono il giudice Yamada, per domani è tutto pronto.»

«Domani?»

«Si, domani c'è il termine di quella cosa. Mi ha chiamato lei ieri per dirmi che domani metterete finalmente quello stupratore sulla sedia elettrica.»

Il telefono mi cadde dalle mani.

«Signor Midoriya? Hisashi è ancora lì?» riattaccai subito e mi accasciai a terra. Mi presi la testa tra le mani, dando sfogo ad un pianto isterico. Presi un grosso respiro, afferrai le chiavi della macchina e andai fino al Kokoro. Entrai dalla porta sul retro. Senza farmi vedere dalle guardie, andai nella stanza di Kirishima.

"K-kiri per favore, sv-egliati.."

"Mh, Izuku?" si stropicciò gli occhi "cosa ci fai qui?"

"M-mi dispiace io..credevo di poter cambiare il tuo futuro ma..il termine è do-mani"

Mi afferrò le spalle "calma, respira. Come fai a saperlo?"

"Ha chiamato il giudice. Mio padre ha..gli ha detto che domani finalmente tu morirai.."

"Bastardo.." disse a denti stretti "ma, perché sei qui? Se qualcuno ti scoprisse, finiremmo tutti e due nei guai."

"Avevo bisogno di un tuo abbraccio.."

"Vieni qui." mi strinse forte a sé. Mi sentivo così vulnerabile in mezzo alle sue braccia, mi sentivo piccolo, protetto, a casa "ti senti meglio?" alzai lo sguardo, i suoi occhi, nonostante fossero in penombra erano ancora più luminosi del solito.

"Grazie, davvero.." una lacrima rigò la mia guancia, ma il suo pollice la fermò prima che potesse cadere. Le sua mani, erano così morbide.

"Sono io che devo ringraziare te, per avermi fatto capire cosa significasse avere qualcuno che mette il bene altrui prima del proprio.." continuò con accarezzarmi la guancia "so che non è il momento adatto ma, avrei così tanta voglia di baciare le tue labbra."

Arrossii "puoi farlo, se vuoi.."

Si avvicinò ancora di più, passarono alcuni istanti prima che posasse le sue labbra sulle mie. La sua mano continuava ad accarezzare in modo delicato la mia guancia. Intrecciai le dita tra i suoi capelli. Lui approfondì il bacio. Le nostre lingue danzarono insieme. Ci staccammo, ripresi fiato.

"Kirishima, ti am-"

"Cosa sta succedendo qui?" le guardie, irruppero nella cella, seguite da mio padre.

"Izuku, tu non dovresti essere a casa?"

"S-si, io ero qui perché.."

"È colpa mia." si intromise il rosso "sono uscito di nascosto e l'ho chiamato dal telefono della direzione."

"Kirishima, ma.."

"No Izuku, non cercare di giustificarmi."

Mio padre lo prese per un braccio "tu vieni con me. Izuku, Taishiro ti accompagnerà a casa."

Take Me Home - kiridekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora