Mamma

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Scena 5
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Ore 19.49, ponte di Seoul
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Sicheng stava piangendo, e le lacrime cadevano nell'acqua sotto di lui. Le sue gambe oscillavano oltre lo steccato che impediva alla gente di cadere nell'oceano oscuro, il legno che gli scavava la pelle goffamente. Seoul era bellissima di notte. Era calma e serena,  a differenza del solito tran tran quotidiano. Era immerso nei suoi pensieri, quando sentì delle braccia familiari coprirgli la vita, le mani appoggiate sulle sue cosce.

"Sicheng, mi dispiace tanto. Si sbaglia così tanto su di te-"

Sicheng interruppe Yuta "Hai sentito come mi ha chiamato?" la sua voce era monotona, senza traccia di emozioni. Yuta si aspettava di sentirlo triste, arrabbiato, qualsiasi cosa, ma le uniche tracce di emozioni erano le lacrime che cadevano sulle sue mani.

"Sì, e mi dispiace. Significhi tanto per noi-"

"Mi ha chiamato la sua mamma, Yuta" Sicheng ruotò sullo steccato, la sua schiena ora verso l'acqua. Le mani di Yuta non avevano mai lasciato le sue cosce, tracciando segni rilassanti sul soffice materiale dei jeans.

"La sua mamma! Hai idea di quanto mi renda felice?"
Sicheng stava piangendo, ovvio, ma Yuta fu sollevato dal fatto che fossero lacrime di gioia.

Yuta lo guardò, incredulo "È tutto ciò che ti è rimasto impresso?"

"Sì!" Sicheng strinse felicemente le mani di Yuta, intrecciando le loro dita "Amo quel bimbo così tanto..."

"Lo so" sussurrò Yuta, ruotando le loro mani, cosicché i polsi segnati di Sicheng fossero esposti. Liberò una delle sue mani dalla presa del ragazzo e tracciò ogni linea, posando su ogni taglio un leggero bacio. Sicheng era estasiato nel guardare Yuta. Era così dolce, così tenero nel toccare Sicheng. La sensazione fluttuante delle labbra di Yuta sul suo braccio indugiò, anche quando lo ritirò.

"Hai davvero pensato che lo facessi?" chiese Sicheng, la voce tremante e incerta.

"Davvero non lo so. Io- So cos'hai fatto, e solo, Dio! Non lo so, Sicheng, cos'avrei fatto se lo avessi fatto" Yuta appoggiò la testa sul petto di Sicheng, sentendo il muscolo nascosto sotto la sua felpa "Sei molto più di un babysitter, per noi. Sei la sua mamma, l'ha detto anche lui. Lo ami come faccio io, te ne prendi cura come faccio io..."

"E per te, invece?" chiese Sicheng, incerto, passando delicatamente le sue dita snelle tra i capelli di Yuta "Cosa sono, per te?"

"Sinceramente, non ne ho idea. Ho sempre saputo di essere bisessuale, ma dannazione, mi hai incasinato la mente ultimamente. E ancora non so dire se sia una cosa buona o meno. Non so esattamente cosa siamo adesso, ma ti vedo davvero come qualcuno che potrei amare" Yuta rise, la vibrazione mandò brividi lungo la spina dorsale di Sicheng "È bello dirlo ad alta voce"

"È bello sentirlo" disse Sicheng senza fiato, sentendosi improvvisamente costretto. Yuta alzò il capo, incontrando lo sguardo di Sicheng, dopo aver sentito il rapido alzarsi e riabbassarsi del petto del ragazzo.

"Non guardarmi così" borbottò Yuta, gli occhi vacillavano tra le labbra e gli occhi di Sicheng. Il ragazzo intercettò il suo sguardo, e roteò gli occhi, prendendolo per il colletto e collegando le loro labbra. Non aveva nulla a che fare coi primi baci dei film, non erano tocchi delicati o movimenti incerti. Era un bacio che si sarebbero scambiati due adolescenti eccitati. Le lingue intrecciate e i denti che si scontravano, le mani che vagavano e le labbra che si inseguivano, ma per i due era perfetto.

"Posso portarti a casa?" chiese Yuta, con le labbra gonfie e il collo color rosa acceso. Sicheng ci pensò per un momento, mordendosi inconsciamente un labbro.
"Non farlo" Yuta portò un dito al labbro di Sicheng, liberandolo dalla presa dei denti.

"Puoi, se vuoi farlo" Sicheng rispose in fine, interrompendo la gara di sguardi con Yuta. Non si vergognava della vita che conduceva, o di dove viveva, ma una parte di lui, giù in profondità, non voleva dimostrare che Irene avesse ragione. Anche se ce l'aveva.

Kun era mentalmente instabile, ma era forte. Non aveva fatto male a sé stesso o agli altri, non aveva provato a uccidersi o a combattere con qualcuno. Prendeva le pillole per la sua depressione bipolare e pensava agli affari suoi. Sicheng era il vero piantagrane. Era lui ad aver superato le dosi delle pillole del fratello due volte, era lui ad aver tentato di tagliarsi la gola. Era lui ad aver fatto uso di cocaina ed ad aver fumato. Era lui quello con un tatuaggio nascosto sulla caviglia, a forma di Saturno.

Ad essere onesti, quella era l'unica cosa che Sicheng non rimpiangeva. Quel tatuaggio aveva un significato per lui, anche se i suoi genitori lo avevano trovato pericoloso e stupido. Gli mostrava che c'era un mondo più grande al di fuori del suo, che era più grande della sua casa fatiscente, con un terribile vicinato che trattava droghe e prostituzione. Sicheng aveva avuto la giusta dose di entrambi. Nessuno sapeva della sua prostituzione, nemmeno Kun, e non aveva intenzione di dirlo a nessuno.

Era la parte del suo passato di cui si vergognava di più. Si vergognava di essere stato disposto a vendere il suo corpo, a dei vecchi uomini dal cuore spezzato, per guadagnare dei soldi da spendere per le sue amate droghe. Non voleva essere guardato dall'alto in basso da nessuno, specialmente Yuta. Non voleva che Yuta lo trovasse contaminato o disgustoso.

"Dove vado, piccolo?" Yuta lo spinse leggermente, gesticolando verso la strada divisa. Sicheng annuì nella direzione della sua casa e i due continuarono la loro passeggiata spensierata. Le loro mani si sfregarono una contro l'altra molte volte, ma nessuno dei due fece una mossa per unirle.

Quando arrivarono nella via di Sicheng, lui finalmente intrecciò le loro dita. La strada era offuscata, i lampioni erano rotti da secoli e nessuno si era preoccupato di aggiustarli. Alcuni ragazzi giocavano a basket in un cerchio consumato, mentre i genitori sedevano alle porte di casa, con sigarette o birra tra le mani.

"Attento, Sicheng!" il signor Kramer, il suo vicino, lo chiamò "Kun sta facendo di nuovo le sue cose!"
Sicheng sospirò stancamente.

"Che intende?" chiese Yuta, guardando a disagio l'uomo e Sicheng.

"Mio fratello ha aumentato la dose ultimamente, ed è un po', ehm, avventato? Sì, avventato è la parola giusta"

"Sono serio, ragazzo. Riusciamo a sentire le cose rompersi fin dal vecchio segnale di stop" il signor Kramer puntò in fondo alla strada, dove un segnale di stop appariva minacciosamente. Un ragazzino del vicinato lo aveva colpito con un pallone e da allora i bambini lo usavano come una sorta di sacco da boxe.

"Vuoi che ti aiuti?" chiese Yuta, cercando di entrare dalla porta dietro Sicheng.

"Andrà bene, dovresti tornare a casa da Rin" cercò di rassicurarlo Sicheng, ma il suono di vetro rotti allarmò Yuta "Per favore" supplicò in fine Sicheng.

Yuta accettò il consiglio e annuì, dando a Sicheng un bacio veloce. Il ragazzo chiuse la porta e si affrettò per la scala scricchiolante. Suo fratello giaceva in una pozza d'acqua, che sembrava essere mischiata ad una minima traccia di rosso.

"Kun, che c'è che non va?" gli chiese Sicheng, aiutandolo ad alzarsi e guidandolo al duro materasso.

"Continuano a tornare. Mi stanno cercando, Sicheng. Fallo smettere!" pregò, stringendosi a Sicheng come se la sua vita dipendesse da quello. Il ragazzo annuì soltanto, mettendosi comodo sul letto, accanto a Kun, facendolo lentamente addormentare.

E per la prima volta in giorni, Sicheng si addormentò sul suo scomodo letto, cercando di difendere la sua unica famiglia dai demoni che lo avevano consumato.

Daddy's babysitter - Yuwin [!TRADUZIONE!]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora