Il Bullo e il Secchione// Larry Stylinson

Capitolo 6

Sono le quattro del pomeriggio e fuori non c'è altro che vento e pioggia, io sono sdraiato sul letto a pancia in giù, con una gamba ed un braccio a penzoloni e la faccia spiaccicata contro il cuscino. "Ma come mi è saltato in mente?"dico io pentendomi della scelta. Non ho la minima idea di chi sia quel ragazzo lì, è un secchione e sicuramente lui e il suo gruppo di amichetti nerd si cagano sotto solo sentendo il mio nome.

Fatto sta che, mi sono mentalmente imposto, domani andrò a parlarci, cercherò di attaccare bottone senza sembrare un maniaco pervertito o un assassino mestruato, e gli parlerò, se ha un minimo di intelligenza capirà che ho solo buone intenzioni. Una domanda che mi assilla da tutto il giorno però è 'Perché Zayn mi ha chiesto di portarlo a letto e non di picchiarlo fino a farlo piangere?' Ha sempre ragionato così, vedere due persone fare a botte, per lui è lo spettacolo più bello che il mondo possa offrire, ha avuto questa possibilità servita su un piatto d'argento, vedere un nerd preso a botte dal sottoscritto non capita spesso, ma ha preferito altro. Perché? Che poi se ci faccio sesso sono io quello che ci ricaverà qualcosa di bello, lui, massimo, potrebbe mettere una telecamera e riprenderci ma poi cosa di più? Secondo me c'è qualcosa che non va.

"Louis! La cena è pronta!" Sento mia mamma chiamarmi dal piano di sotto, insieme al mio nome pronunciato da lei sento anche piccole voci acute e squillanti, saranno sicuramente le gemelle.

"Arrivo!" Rispondo io alzandomi pigramente dal letto, trascino i piedi con la grazia di un elefante e poi apro la porta, esco dalla camera e scendo le scale. Non ho mai amato i momenti di riunione della mia famiglia, c'è sempre tensione e timore nell'aria quando entro e mi siedo a tavola, per non parlare dell'imbarazzo che ci circonda in continuazione per via di Lottie e dei suoi discorsi stupidi sulla scuola ed i ragazzi e persino sui discorsi riguardanti gli omosessuali, accompagnati da un silenzio assordante che mi fa sentire ancora di più i loro sguardi puntati su di me.

Sono passati sei mesi da quando mi sono reso conto di appartenere all'altra sponda, e all'inizio nessuno ma proprio nessuno l'aveva presa bene. Mio padre aveva avuto una crisi di nervi, maledicendo gli dei per aver messo al mondo un figlio omosessuale, ricordo che aveva urlato qualcosa simile a " l'unico figlio maschio che ho e che non è nemmeno mio, doveva per forza venir fuori ricchione?" poi aveva mandato a quel paese un po' tutti ed era andato via; mia madre invece era stata leggermente più comprensiva, mi aveva sorriso, accarezzato il volto e detto " non preoccuparti io ci sarò sempre, non conta il tuo orientamento sessuale." ma non le credo affatto visto che spesso la vedo triste. Tralasciando le mie sorelle che, essendo più piccole, non hanno ancora l'età giusta per capire questo genere di cose, le uniche persone che hanno accettato il mio modo di essere sono stati ovviamente Liam e Stan. La situazione è diventata problematica quando sempre più persone avevano iniziato a scoprire il mio segreto, non so come, e non so chi sia stato a mettere in giro voci, ma pian piano tutti si sono allontanati da me, avevano paura che li contagiassi, come se l'omosessualità fosse una malattia. Poi è arrivato Malik, la sua scommessa, la mia sconfitta ed ora sono qui a cercare di mandar giù il boccone amaro dell'invidia, dell'odio e del ribrezzo che quelle persone mi hanno inflitto.

"Boo, non mangi?" dice mia madre, tutti smettono di parlate attendendo una mia risposta.

Solo quando tutti posano lo sguardo su di me mi rendo conto che non ho toccato cibo.

"Scusa, non ho molto appetito oggi." dico io calmo e un po' messo a disagio dai loro gelidi sguardi.

"Se non mangi il dolce posso prendere io il tuo pezzo?" Lottie non aspetta nemmeno la mia risposta sa già che è in sì, così io mi alzo e mi dirigo nella mia stanza mente lei esulta, so per certo che è solo lei l'unica felice in quel momento.