Capitolo 2

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Sono in un pub a ballare con un bicchiere di whisky in mano, musica a palla che fa tremare la pista da ballo, gente che salta l'una attaccata all'altra, ragazze che si strusciano addosso ad altro ragazzi, coppie che si baciano con foga negli angoli bui della sala. Io sono al centro della pista, mentre dei ragazzi che neanche conosco mi ballano vicino: "Questa si che è vita!" Esclamo un secondo prima che il Dj alzi la musica.
All'entrata vedo un'ombra scura, cammina lentamente, ma non riesco a vederlo in faccia, è una figura alta, slanciata, robusta e vagamente minacciosa. D'un tratto una fitta dolorosa all'occhio destro mi fa piegare leggermente in avanti, provocando un rimbombo tra le pareti del mio cranio che mi stordisce appena. L'uomo continua ad avvicinarsi e le fitte si intensificano facendomi perdere la lucidità: "Ti prederò" dice "Pagherai con la tua vita, se necessario". Proprio quando un fischio mi annebbia la vista, sento un suono ovattato vagamente familiare, quello della campanella.
"Allora non era morto, signor Tomlinson. Sono felice che abbia finalmente deciso di prestare attenzione alla lezione." dice il prof di matematica facendo ridacchiare l'intera classe.
Quanto odio quell'uomo, è un vecchio somaro che crede di saper insegnare ma sa soltanto prendere in giro i suoi alunni e raccontare le imprese della sua noiosissima vita, per il resto potrebbe tranquillamente sembrare un inserviente ( anche se persino un bidello riuscirebbe a spiegare meglio di questo idiota).
"Non stavo mica dormendo, riposavo gli occhi." rispondo sfilandomi le cuffiette dalle orecchie; mi capita spesso di addormentarmi con le cuffie ancora addosso, le porto quasi sempre e credo che ormai le persone pensino che facciano parte del mio corpo.
"Molto divertente Tomlinson, ma non ha riso nessuno qui." risponde sorridendo soddisfatto, sistemandosi i piccoli occhiali tondi sul naso "Se magari mi degnasse di un po' d'attenzione, non prenderebbe voti vergognosi nella mia materia." Si alza dalla cattedra, cammina con aria di sfida verso di me, attraversando la classe, mi si ferma davanti, sorride perverso e poi parla: "Sa come si fa a punire i ragazzini pigri ed impertinenti come lei, Tomlinson?" Deglutisco silenziosamente, quest'uomo mi spaventa ma non lascio (e non lascerò mai) trapelare le mie emozioni davanti a tutti i miei compagni che mi stanno fissando "Si mandano in presidenza, a farsi dare una bella strigliata!" Cambia completamente espressione diventando paonazzo per la rabbia che sta cercando su trattenere; io lo fisso sconcertato per poi alzarmi ed uscire dalla classe senza apparir scocciato anche se lo sono e non poco.
La presidenza si trova al primo piano, vicino la stanza degli insegnanti, in fondo al corridoio domina una porta un mogano e una scritta incisa su una targhetta d'oro che dice "Presidenza: punirò chi dovrà essere punito".
Appena apro la porta un'ondata di profumo alla lavanda mi riempie le narici, e una musichetta in sottofondo calma i miei spiriti omicidi verso quel vecchio maniaco. "Prego, si accomodi lì." dice la segretaria indicando delle poltroncine grigie, "lei è?" mi domanda strizzando gli occhi per vedermi meglio, "Sono Louis Tomlinson, del 5ºC" dico sedendomi. La donna sgrana gli occhi e continua a guardarmi, squadrandomi da capo a piedi. " Lei è nuova?" domando io rompendo il silenzio imbarazzante, la segretaria però si limita ad abbassare gli occhiali a lunetta sul naso per osservarmi meglio. "Sono stata assunta temporaneamente. L'altra segretaria si è presa un mese di ferie." dice mentre posa lo sguardo sui miei tatuaggi, che ricoprono tutto il braccio destro, e sui piercing che ho sul labbro, orecchie e sopracciglio sinistro. " Cosa è successo a Tonya?" domando preoccupato. "Nulla di spiacevole, la signora Brown si è presa un mese per aiutare sua figlia col parto. Sapeva che sta per diventare nonna di un bellissimo bambino?" chiede sedendosi al suo posto, dietro una scrivania, sorridendo eccitata. "Sì, ne ero a conoscenza." rispondo io.
Dalla sua espressione schifata capisco che non mi sopporta; storce il naso e comincia a leggere la sua rivista. Solo quando si assolve nella lettura e la sua espressione facciale si rilassa, riesco a vedere meglio i suoi tratti: è una donna sui 50 anni, divorziata (visto che non porta una fede), ha la foto di suo figlio sulla scrivania ed è in perfetto ordine; capelli neri con sfumature grigie, alcune rughe le dipingono il viso e due enormi occhiaie le incorniciano lo sguardo spento. " C'è qualcun altro dentro?" le domando dopo un po'. "Sì, c'è un ragazzo del terzo anno, ha picchiato un compagno."
"Ah." Bene, quel tipo è stato mandato perché ha picchiato qualcuno ed io solo perché sto sul culo al professore! Diciamoci la verità, io dormo durante tutte le ore scolastiche, nessuno però mi ha mai mandato dal preside. ovviamente quell'idiota pensa che mandarmi qui serva a qualcosa, che possa calmarmi in qualche modo o che magicamente mi trasformi in Einstein, per questo ci finisco circa tre volte a settimana.
Rimango un altro paio di minuti ad osservare i rami degli alberi mossi dal vento, poi un ragazzo alto e scocciato esce dall'altra stanza: "Mi raccomando figliolo, la prossima volta risolvi a parole!" Urla il preside Troy Austin salutandolo con la mano. Il ragazzo finge un sorriso e poi esce senza degnare nessuno di uno sguardo.
"Oh Tomlinson! Guarda un po' chi si rivede!" Esclama lui ironico.
"Anche lei mi è mancato molto, preside Austin." rispondo. Mi sorride ridacchiando, posandomi una mano sulla spalla invitandomi ad entrare; mi accorgo un secondo prima di chiudere la porta che la vecchia segretaria mi sta ancora fissando.

Il Bullo e il Secchione// Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora