Capitolo 7

9.3K 457 53
                                    

"Sei nella merda, amico."

Per quanto mi ritengo fortunato ad avere amici come Liam e Stan che, nei momenti peggiori, danno sempre un consiglio, questa volta non riesco a smettere di guardarlo male quando Liam pronuncia questa frase.
"Sai Liam, me lo aspettavo da Stan, ma non da te." dico io stoppando la partita di GTA facendo leggermente spazientire Stan che, per passare il tempo, aveva deciso di giocare con me.
"Senti Louis, sai che io sono un tipo che pensa sempre in positivo ma questa è una situazione fuori dal normale, insomma, è omofobo, cazzo! È un fottuto secchione omofobo! La parola gay lo irrita ed è disposto a farsi picchiare fino alla morte piuttosto di pensare il contrario." dice Liam guardandomi mentre gira per la mia stanza e, in preda dall'ansia, ogni tanto afferra un qualcosa di piccolo, lo maneggia un po' e poi lo rimette, senza troppa grazia, al suo posto. Stan sbuffa con ancora la partita in pausa, poi dice:
"In poche parole, fa parte della rovina della società." e rimette in play.
"Come farai adesso?"la domanda di Liam è così perspicace che mi fa ridere "Secondo te Liam? Troverò un modo per convincerlo." dico io convinto mentre continuo a giocare. "Ah? Illuminami allora, come?" Liam si appoggia alla scrivania e aspetta una mia risposta, sono convinto che stia anche sorridendo come un idiota che conosce la risposta. Io metto di nuovo in pausa poi dico "Farò in modo di far smentire le voci sulla mia omosessualità. Ed è qui che entrerete in scena voi due." Liam strabuzza gli occhi e Stan non può non obiettare "Momento momento momento momento momento, 'voi due'?"
Ok Stan guarda troppo cartoni..ma lo comprendo.
"Sì, tu e Liam. Avete molto amici no? Voi dite a loro cose del tipo 'ehi il mio amico Tomlinson si è fatto una tipo ieri sera' oppure 'l'ho visto limonarsi..' poi vi inventate un nome. Quei cretini credono a tutto, ci cascheranno."
"Tu sei impazzito! Sai che a questa scommessa sta giocando anche Zayn? Io non voglio finire in una pozza di sangue per aiutare te che non fai altro che metterti nei guai con lui!" dice Liam con aria dura, quasi da padre che fa una ramanzina al figlio.
"Basta dire che non sei stato tu quello a vedermi." dico io sorridendo malefico, guardo Stan e lui sembra capire.
"Oh Louis, per essere un idiota a scuola, sei un fottuto genio." afferma lui.
"Io ancora non ho capito." dice Liam guardandoci confuso con le braccia incrociate.
"Oh Liam Liam Liam, sei così intelligente eppure non capisci queste cose?" mi alzo e mi dirigo verso di lui. Gli do una leggera pacca alla spalla destra e continuo "Devi soltanto dire ai tuoi amici 'sai ho sentito dire da Tizio che Caio ha visto Louis Tomlinson con una tipa' ti sembra difficile?" Sorrido, e Liam non fa altro che ridacchiare e scuotere la testa "Sei davvero un idiota, e se Zayn venisse a saperlo? E riuscisse a capire ,e lo farà, che abbiamo mentito? Che non c'è nessun Tizio che ha sentito e nessun Caio che ha visto? Chi finirà male?" Liam, non so come, quando fa un ragionamento intelligente, riesce a dare un tono al discorso, così strafottente, che anche un'idea sensata diventerebbe una stupidaggine. Ecco perché la mia 'illuminazione' pronunciata in quel modo da lui, non sembra più così efficace. Io resto immobile e guardo a terra, non riuscendo ad ammettere che non avevo ragione e che Liam aveva vinto, poi dice "Ecco Louis, non è che sia del tutto una cattiva idea." inizia "Ma il problema si presenta solo se Zayn, con la sua piccola 'mafia', riesce a scoprire la beffa." Io rialzo lo sguardo e quasi rassegnato chiedo "Allora cosa faccio?"
Non voglio rinunciare alla mia scommessa, equivarrebbe ad un 'mi arrendo, sei tu il migliore' per la seconda volta. E poi, avrei anche un secondo problema, quello del debito da ripagare. Vincere la scommessa è troppo importante per salvare la mia reputazione e la vita della mia famiglia. Dovremmo vendere tutto per pagare quell'irlandese e so che, se perderò, Zayn sarà capace di alzare la cifra per puro divertimento, lo conosco bene, si diverte a vedere famiglie intere che finiscono al verde e vanno a vivere sotto i ponti. Ma non accadrà, non questa volta, non con me.
"Non lo so Lou, se vuoi posso aiutarti a mettere da parte qualche soldo per ripagare il debito."dice piano, poi indica Stan "Anche lui può aiutartci col denaro, ma ti prego non metterti nei guai con Zayn, rifiuta la scommessa."
Dal suo sguardo capisco che è sinceramente preoccupato per me, ha paura di ciò che gli eventi porteranno alla luce e, ad essere sincero, anche io sono preoccupato. Stan,che ha ascoltato tutta la conversazione,si alza abbandonando il gioco e ci raggiunge mettendo le mani in tasca "Liam ha ragione, possiamo aiutarti a ripagare il debito, però cerca di non metterti nei guai con quel coglione di Malik, eh."
"Stan, Liam, so che siete preoccupati per me, ma io devo vincere questa scommessa! Potrei riavere tutto il rispetto che ho perso lo scorso anno, io mi sto distruggendo per colpa di quelle persone, per colpa di Zayn,e riavere il mio titolo di campione, anche se per poco, mi aiuterebbe ad avere leggermente più fiducia in me stesso, non ricordo nemmeno più come ci si sente ad essere trattati come esseri umani.." pronunciando questa frase mi rattristo, mi siedo sul letto e mi afferro la testa, ormai rassegnato. I due si guardando come se fossero in pena poi osservano l'orologio e dicono "Louis, ci dispiace molto, ma devi trovare un modo per uscirne." dice Liam prendendo la giacca "Sappiamo bene entrambi che Zayn non si fermerà facilmente, anche se tu riuscissi in qualche modo a smentire le voci, lui ne metterà in giro il doppio, ancora peggiori. Non farti ingannare da lui,fai quello che ritieni giusto." Questa credo sia la prima frase sensata che Stan abbia mai detto, così quando loro varcano la soglia per tornare a casa io li saluto con la mano desiderando solo di riposare dopo una giornata del genere.
* * * **********

Ho sempre creduto di essere bravo in educazione fisica, infondo è l'unica materia in cui prendo la sufficienza, ma ora, correre sotto la pioggia per arrivare in classe prima che quel vecchio professore smorto di Smith mi mandi per la millesima volta in presidenza, sento quasi i polmoni esplodere.  Eppure ero sicuro di aver messo la sveglia ieri sera! La mamma è andata via con le gemelle, Lottie è uscita senza avvisarmi e sono rimasto solo a casa, non ho fatto in tempo nemmeno a mangiare per venire in questa scuola di merda!
Corro fino ad arrivare davanti la mia classe e, completamente fradicio, bussò alla porta aspettando che qualcuno dica 'avanti' ma non sento la risposta perché la porta di apre da sola e ne esce Smith,apparentemente calmo,ma col volto arrossato e le occhiaie scure che contornavano gli occhi spenti.
"Alla buon ora, Tomlinson." dice aggrottando lo sguardo.
"Mi scusi signore, ho perso il bus e fuori piove a dirotto, ho dovuto farmela di corsa." rispondo io ancora col fiato pesante.
"E dovrei crederle perché..?" alza lo sguardo, osservandomi da testa a piedi, come per cercare un segno che mi incastri. Io mi sbalordisco e mi offendo, allo stesso tempo, è mai possibile che pensi sempre male?
"Mi sono svegliato tardi." dico semplicemente. Lui rimane in silenzio poi scuote la testa e annuncia "Un ragazzo della tua età che non ricorda alla mamma di svegliarlo presto, dove finirete tu e la tua stupida testa calda?!" Alle sue parole rimango in silenzio contenendo la rabbia, le risate dei miei 'compagni' in sottofondo mi irrita non poco così, senza nemmeno dargli la soddisfazione, giro i tacchi e mi dirigo in presidenza da mio padre, questa volta gli farò prendere provvedimenti, sono stanco di quel balordo.
Busso alla porta del suo ufficio, ignorando la sua nuova segretaria che mi strilla contro di aspettare.
Quando spalanco la porta vedo mi padre al telefono "Oh, ti richiamo dopo, buona giornata." riattacca poi mi dice "Non bussi nemmeno, figliolo?"
"Il signor Smith, licenziato, ora!" Non mi interessa se qualcuno può sentirmi e scambiarmi per un malato ma io sono furioso. "Cosa?" Chiede lui confuso.
"Ho detto, licenzia quello scarto di società, per la mia cazzo di sanità mentale!" Tremo dalla rabbia e ho il fiato pesante, Austin non dice nulla, si alza e dice alla segretaria di portare una coperta di riserva della scuola, mi fa sedere poi continua "Solita storia?"
"No, non è 'solita', è una sua fottutissima ossessione. Ogni cosa è un pretesto in più per incolparmi, sono solo arrivato in ritardo e mi ha messo in imbarazzo davanti a tutti, come se a lui non fosse mai capitato! Non lo voglio più tra i piedi, mandalo via tanto ormai ha una certa età, deve avere una pensione, per favore."
Lo dico tutto d'un fiato, ma lui non risponde, aspetta che la donna appena rientrata mi consegna la coperta e poi continua "Sai che non posso farlo così su due piedi per una cosa del genere. Non decidi tu." mi ferisce con le sue parole ma rimango a fissarlo.
"Louis.." Il tono con cui mi chiama non mi piace affatto, so che non mi dirà nulla di buono e ho paura di ciò che possa dirmi. "Stavo parlando con Johanna. Le..le ho detto della mia idea."
Sento un brivido o forse più una scossa, e mi immobilizzo sgranando gli occhi. "Tu cosa?" Sussurro.
"Le ho detto che la richiamo dopo per i dettagli, ora deve lavorare e devo farlo anche io."
"Non puoi cacciarmi. Non puoi obbligarmi ad andare via con la coda tra le gambe."dico piano.
"Non riesci nemmeno a tener a bada quel testone di Smith, sei qui da sei anni, dovresti sapere come funziona."
La mia mente si accende, devo pensare a qualcosa, una scusa magari, anche banale per convincerlo a darmi un'altra possibilità.
"Ti prometto che recupererò tutte le materie, prenderò almeno un 6 a tutto e verrò ammesso agli esami. Ma per favore non dare alla mamma un altro dispiacere del genere." rimaniamo in silenzio per qualche secondo poi dico "Lo hai detto anche tu che non se lo merita."

Quando esco dal suo ufficio è già ora di pranzo, sono rimasto lì tutto il tempo,ancora infreddolito e sconvolto dagli eventi, riesco a vedere solo Stan seduto infondo alla sala. Non prendo nemmeno il mio vassoio, non ho fame, mi dirigo verso di lui e lo saluto "Liam?" Chiedo io guardando intorno. "Credo sia in biblioteca. Aveva una ricerca da finire." dice lui sorseggiando il suo succo. "È successo qualcosa?"
"Solito. Ma, non voglio parlarne qui." divo semplicemente, non voglio dare alla gente un motivo in più per sparlare di me.
"Capisco" dice.
Il mio unico pensiero per il resto della giornata è sempre lo stesso 'devo recuperare tutto, ma come?' e la risposta non arriva mai. Quando arrivo davanti la classe di Stan e lo saluto, l'occhio mi cade su un banco.
Sulla schiena leggermente piegata in avanti per via dell'altezza, con i ricci che ricadono leggeri sulle spalle, con le mani grandi che sogliano un libro già consumato dalle sue dita, labbra carnose e rosee rovinate dai morsi auto inflitti, due occhi verdi che per un istante si perdono nei miei e forse proprio è in quell'istante che capisco cosa davvero voglio.
Lui.

Il Bullo e il Secchione// Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora