L'ULTIMO SOPRAVVISSUTO: Seconda Parte

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Se per Ghiryon il viaggio di ritorno stava proseguendo in un malinconico silenzio, rimuginando sul destino avverso con cui aveva dovuto fare i conti, dato che dalla vendita di quelle pelli avrebbe di certo ricavato una notevole somma di denaro, non si poteva dire lo stesso della sua giumenta che al contrario aveva tratto giovamento da quella meschina ruberia, trainando il carretto con più facilità lungo la via del ritorno.

«Mi costa molto ammetterlo, ma avevi ragione da vendere. Non dovevo dare ascolto alle intriganti parole di quel forestiero.» Sbuffò il mercante, visibilmente tormentato da quanto accaduto.

«Cosa? Ho sentito bene?» Domandò sorpreso il giovane. Non poteva credere alle sue orecchie. «Ghiryon di Perlagosh, conosciuto come "lo spietato", sta dando ragione al suo apprendista?» Gli posò una mano sulla spalla. «Penso proprio che questa giornata non la dimenticherò mai!»

«Adesso non montarti troppo la testa!» Brontolò, scrollandosela di dosso.

«Ti sto solo prendendo un po' in giro.» Ridacchiò. «Con tutta franchezza non ti ho ancora ringraziato.» Aggiunse divenendo serio.

«Ma che vai farneticando...» Sussurrò imbarazzato. «Il caldo deve averti dato alla testa. Bevi un po' d'acqua prima che ti si frigga del tutto il cervello.»

«Parlo sul serio.» Insistette. «Se non fosse stato per te a quest'ora non saremmo qui a parlare. So che stai rimuginando sul gruzzoletto che avresti potuto guadagnare, ma guarda il lato positivo di questa faccenda. Siamo vivi e abbiamo ancora la possibilità di rifarci in futuro. Sono certo che una volta tornati a Perlagosh dimenticheremo ogni cosa e torneremo di nuovo a concludere ottimi affari.»

«Parla per te, ragazzo.» Sospirò angustiato. «Mia moglie mi ucciderà quando verrà a sapere che ho perso un carico così fruttuoso.»

La giumenta capì perfettamente dove Ghiryon stava andando a parare e nitrì agitata.

«Persino Winnifred sa in che brutto guaio mi sono cacciato. Ragazzo, se posso darti un consiglio, non prendere moglie.» Sussurrò, come se qualcuno potesse sentirlo.

«Non pensi di stare esagerando, Ghiryon?»

«Niente affatto!» Rispose pieno di convinzione. «Credimi se ti dico che all'inizio ti lusingano mostrandoti la parte migliore per illuderti che la vita insieme a loro sarà tutta rose e fiori, ma è soltanto uno specchietto per le allodole. La verità è che una volta che ti hanno in pugno, esigono da te sempre di più e sarà troppo tardi quando te ne renderai conto. A quel punto sarai troppo vecchio e stanco per cercartene un'altra.»

«La mia dolce Eleina non è affatto in questo modo! Lei è diversa.» Ribatté, pensando alla sua giovane amata.

«Sarà il tempo a darmi ragione, vedrai.» Le sue parole suonarono come una sfida.

«Se tua moglie è davvero come la descrivi allora sarebbe stato meglio se tu fossi morto per mano di quei manigoldi.» Scoppiò a ridere.

Il carretto giunse in prossimità di un bivio e il mercante fece fermare la giumenta.

«A meno che...» Rifletté.

«Che ti frulla per la testa?» Domandò il giovane.

«Forse c'è ancora una minuscola possibilità di liberarci da questo pasticcio...» Continuò assente.

«Ma di cosa stai parlando?» Replicò incuriosito.

«Chiudi quella bocca per un momento e lasciami controllare quanto denaro c'è rimasto.» Tirò fuori un piccolo sacchetto di pelle che aveva nascosto nei calzoni. Slegò il laccetto e lo aprì, cominciando a contare frettolosamente le monete. «Cinque, dieci, quindici, venti, ventitré monete d'argento e cinque monete d'oro.» Si fermò ancora un istante a pensare mentre osservava il vecchio cartello stradale di legno rovinato in mezzo alle due vie. «Non sarà molto, ma se mi impegno posso ancora concludere un buon affare.»

«Ghiryon, non dirmi che stai pensando davvero di fare una deviazione!»

Il mercante non proferì parola.

«È una follia e lo sai bene!» Insisté il ragazzo.

«Che cosa abbiamo da perdere?»

«Cosa abbiamo da perdere?» Ripeté meravigliato. «Sono secoli che quelle terre non hanno più nulla da offrire. Non per niente le chiamano le "sabbie dimenticate". Solo un pazzo oserebbe pensare che c'è ancora qualcuno che vive in quei luoghi desolati.»

«Per ben dieci lunghi anni, di bazar in bazar, ho sentito dire che c'è ancora qualcuno. Lo chiamano l'ultimo sopravvissuto.»

«Fandonie!» Esclamò. «È impossibile che qualcuno sia sopravvissuto al Grande Cataclisma. C'è ancora chi afferma che la terra tremò con tale furore che alcuni credettero che dalle sue viscere fosse emerso un drago elementale di dimensioni titaniche.»

«Questa si che sembra una balla bella e grossa!» Sogghignò il mercante. «Penso che se uno di quei mostri fosse uscito dalle profondità della terra tutti lo avrebbero visto! Sei proprio un ingenuo, Davon.» Gli diede un buffetto sulla guancia. «Pensaci un attimo: quale potrebbe essere lo scopo di mettere in giro una simile diceria?»

«Non saprei proprio... Un avvertimento per i forestieri?»

«Sciocchezze! Te lo dice il vecchio Ghiryon. Qualcuno vuole tenere i mercanti alla larga da quelle terre. Se così fosse significherebbe che si fanno degli ottimi affari con questo superstite.»

«Chi sarebbe l'ingenuo tra noi due? Ma ti senti quando parli?»

«Ascoltami...» La sua espressione divenne risoluta. «...Se c'è una cosa che ho imparato in questi vent'anni di commercio è che certe storie hanno sempre un fondo di verità. A volte bisogna ascoltare il proprio istinto. Non so in che altro modo dirtelo, ma il mio fiuto mi dice che devo inoltrarmi tra le rovine di quella città.» Puntò il dito in direzione di Vesphirya, la capitale dell'estinto regno dei Techirott.

«Ho paura che questa volta non farò ritorno a Perlagosh...» Si lamentò l'apprendista. «Non potrò più riabbracciare la mia Eleina.»

«Finiscila di essere sempre così melodrammatico!» Lo zittì Ghiryon. «Male che vada potremmo cercare in giro qualche loro gingillo o come diamine si chiamano.»

«Si chiamano protoreliquie...» Suggerì Davon.

«Giusto, proprio quelle!» Ritrovò il suo solito entusiasmo. «Sono certo che una di quelle mi farebbe fruttare un mucchio di monete d'oro e allora si che potrei tornare trionfante a casa! Mi stenderebbero un tappeto rosso. La mia reputazione tra i mercanti di Perlagosh crescerebbe a dismisura! Da brava Winnifred, hai riposato abbastanza. In marcia!» La cavalla nitrì e intraprese il sentiero di sinistra.

Davon sapeva fin troppo bene che non avrebbe potuto dire o fare nulla per far cambiare idea al mercante, per cui, rassegnato, accettò di assecondarlo nella sua ennesima avventatezza.

Hitarsia: i racconti perduti ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora