L'ULTIMO SOPRAVVISSUTO: Prima parte

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Il sole era alto nel cielo e i suoi raggi erano talmente roventi che i due mercanti di Perlagosh erano esausti e accaldati, pur non avendo fatto altro che rimanere seduti sul loro carretto trainato dalla loro fedele giumenta

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Il sole era alto nel cielo e i suoi raggi erano talmente roventi che i due mercanti di Perlagosh erano esausti e accaldati, pur non avendo fatto altro che rimanere seduti sul loro carretto trainato dalla loro fedele giumenta. L'estate era alle porte e nella loro regione, le temperature arrivavano a toccare temperature davvero cocenti, poiché vivevano nei vasti e tropicali territori meridionali di Hitarcia.

«Se non fosse stato per l'affare concluso con queste meravigliose pelli di elderhørn, ora starei rimpiangendo di essermi fidato di quel forestiero incontrato sulla strada per Rocca Smeraldo.» Esclamò Ghiryon, il mercante più anziano, un uomo basso e grassoccio che aveva le mani in pasta nel commercio da una ventina d'anni.

«Personalmente avrei pensato che non avessi più le rotelle al posto giusto!» Ribatté Davon, il suo giovane apprendista. «Spingersi così lontano dalle solite rotte commerciali è rischioso, specie per raggiungere queste terre.» Aggiunse.

«Che vuoi dire?» Domandò interdetto l'uomo, asciugandosi la fronte abbronzata e madida di sudore con un panno di stoffa.

«Ho sentito dire che la criminalità sia fuori controllo da quando il sovrano è morto. Si vocifera che sia stato suo figlio a ingaggiare un assassino per eliminarlo e che una volta giunto al potere si sia rivelato uno spietato tiranno. Esige tributi così alti da aver ridotto il suo popolo in miseria. Se così fosse non potrei biasimarli se fanno quello che fanno.» Spiegò seccato.

«Non credi sia un po' troppo tardi per farmelo sapere?» Domandò infastidito. «Comunque...» Si ricompose, conservando via il fazzoletto. «...Oramai ci siamo dentro. Cosa vuoi che ti dica? Sai bene come la penso. Chi non risica non rosica, mio caro Davon.» Sospirò il mercante guardando il sentiero protrarsi oltre la giumenta. Non lo dava a vedere, ma era preoccupato.

«Sarà...» Disse il giovane gettando un'occhiata tra le fronde degli alberi.

«A proposito...»

«Cosa?» Tornò a rivolgere le sue attenzioni su Ghiryon.

«Ti ho detto mille volte che durante una contrattazione non devi farti coinvolgere da quello che ti raccontano.» Il suo tono divenne di rimprovero. Non era più quello di un amico, bensì di un maestro.

«Ma quello straniero sembrava davvero bisognoso. Senza quel denaro non avrebbe potuto accaparrarsi i materiali necessari per riparare la sua fattoria.» Davon divenne paonazzo nel tentativo di giustificarsi.

«Si sarebbe inventato qualsiasi cosa pur di estorcerci qualche moneta in più. Sei proprio un ingenuo figliolo. Quando imparerai a non fidarti di nessuno?» Si abbandonò a una fragorosa risata.

«Questa volta ti sbagli! So riconoscere quando qualcuno mente.» Mise il broncio e distolse lo sguardo.

«Davon, te lo ripeterò ancora una volta e spero che questa sia quella buona. Nel duro lavoro del mercante non c'è spazio per le emozioni...»

«...Perché ogni moneta risparmiata è una moneta guadagnata.» Lo interruppe facendogli il verso. Aveva sentito quella frase così tante volte da conoscerla a memoria, eppure non riusciva comunque a digerirla. Quelle parole avevano la capacità di provocargli il voltastomaco. Conosceva fin troppo bene la povertà e per questo aveva una naturale propensione a voler aiutare chiunque desse anche soltanto l'impressione di trovarsi in difficoltà.

«Peccato che sei più bravo a dirlo che a farlo.» Tirò con forza le redini della giumenta.

«Ma che ti prende?!» Esclamò il ragazzo, protesosi pericolosamente in avanti per via della brusca frenata.

«Abbiamo compagnia...» Sussurrò il mercante incupendo lo sguardo.

A circa una trentina di piedi di distanza cinque briganti bloccavano il passaggio sul sentiero battuto. Due di essi impugnavano un arco corto e se ne stavano ai lati della strada con le frecce puntate contro i mercanti. Gli altri tre invece, preceduti da un uomo alto e robusto con un'orribile sfregio sul volto dalla pelle scura, si stavano avvicinando con le spade sguainate.

«Guardate un po' cosa abbiamo qui...» Ghignò il capo dei delinquenti.

«Mi sa proprio che si sono persi.» Gracchiò il secondo, causando la fragorosa risata del terzo.

«Non siete di queste parti. Da dove venite, mercanti?» Domandò il leader.

«P-perlagosh, signore.» Rispose l'apprendista.

«Zitto, Davon!» Esclamò il mercante, dando una rapida occhiataccia al giovane.

«Sono sicuro che avete fatto degli ottimi affari al bazar di Rocca Smeraldo. Non è così?» Chiese il brigante, cercando la complicità dei suoi sottoposti.

«Mi dispiace contraddirvi, ma non abbiamo trovato le merci che stavamo cercando.» Replicò Ghiryon.

«Questo mi rattrista molto, vecchio. Non è così, ragazzi?»

«Puoi dirlo forte!» Rispose uno dei due.

«Dovete capire che se volete tornare a Perlagosh con le vostre gambe, dovrete pagare un pedaggio.»

«Un pedaggio?» Ripeté il mercante, fradicio di sudore.

«Proprio così. Un pedaggio.» Affermò con un ghigno. «Sono certo che se ci lasciate dare un'occhiata nel retro del vostro carro potremmo venirci incontro.»

«Come già detto, non abbiamo concluso alcun affare.»

«Allora non vi dispiacerà se diamo noi stessi una controllata.» Guardò il compagno alla sua sinistra. «A meno che non hanno qualcosa da nascondere. Non lo credi anche tu, Trugh?»

«Perché non gli tagliamo la gola e lo scopriamo, capo?» Suggerì.

«Questa si che è una bella idea!» Sollevò in una frazione di secondo la spada e la puntò verso Davon che sgranò gli occhi color ambra e deglutì per il terrore.

«Vi prego, vi prego!» Si arrese Ghiryon agitando le braccia obese. «Prendete quello che volete dal carro. Abbiamo un carico di pelli con cui potrete fare una fortuna, ma vi scongiuro non fateci del male.»

«Siamo gente per bene, vecchio. Con chi credi di parlare?!» Il suo sguardo si fece spietato e un brivido attraversò la schiena del mercante. «Controllate se stanno dicendo la verità, forza!» Si rivolse ai suoi sottoposti che si fiondarono subito sul retro del carro. «Se là dietro non ci sono le pelli di cui parli...» Continuò, avvicinando pericolosamente la lama alla gola del giovane. «...Vi farò rimpiangere di avermi incontrato.»

Uno dei due briganti tirò fuori un coltellaccio e si apprestò a squarciare il telo che celava le merci. Diede un'attenta controllata e, dopo aver confermato con un cenno al suo capo che il mercante aveva detto la verità, divise con il suo compare il bottino. Una volta caricate le pelli sulle spalle, con fatica sparirono nel fitta vegetazione sotto lo sguardo rammaricato del mercante.

«Devi ringraziare il tuo maestro per non aver mentito.» Disse il fuorilegge ritraendo la spada. «È stato un vero piacere fare affari con voi!» Si voltò ridendo per poi incamminarsi nella boscaglia seguito dai suoi compari armati di arco.

Hitarsia: i racconti perduti ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora