I due mercanti raggiunsero le rovine di Vesphirya al calar del sole e, malgrado fossero a conoscenza che in passato la natura avesse dato sfoggio della sua incredibile furia distruttrice, i loro sguardi non poterono che meravigliarsi e allo stesso tempo rattristarsi ovunque si posassero. Si trovavano di fronte a quello che si poteva definire l'autentico significato della solitudine ed ebbero come l'impressione di dispiacersene per la prima volta. Le case erano ridotte a cumuli di macerie, a tal punto che sarebbero risultate irriconoscibili a una prima occhiata, se di tanto in tanto non fosse sbucato tra i calcinacci qualche rimasuglio di una porta o di una finestra. Era assurdo solo tentare di immaginare a quale destino i Tekrott erano andati incontro un paio di decenni prima. Eppure, mentre il carretto li portava verso il centro della capitale, cominciavano a notare che c'era qualcosa di singolare. Qualcuno si era preso la briga di accatastare del ciarpame ai lati della strada, principalmente pezzi di enormi macchinari di cui i due perlagosiani ignoravano l'utilità.
«Adesso mi credi? La sabbia del deserto avrebbe dovuto inghiottire ogni passo calpestabile di Vesphirya in oltre vent'anni, invece è chiaro che qualcuno si occupa di tenerla pulita.» Spiegò euforico Ghiryon.
«Da non credere. Allora le voci sono vere. Qualcuno è sopravvissuto al Grande Cataclisma.» Sussurrò sbigottito il giovane.
La giumenta procedeva a passo d'uomo, attraversando un incrocio, quando Ghiryon con la coda dell'occhio vide una sagoma accovacciata ai piedi di una delle tante pile di cianfrusaglie a una ventina di passi di distanza. Era così impegnata a rovistare che non si rese conto di avere compagnia.
Il mercante tirò le redini e Winnifred si fermò, ben lieta di riposarsi dal lungo viaggio.
«Guarda, Davon!» Il mercante fece segno verso la creatura. «Ehilà!» Alzò la voce, ma non ricevette le attenzioni sperate.
«Forse faremmo meglio ad avvicinarci.» Suggerì l'apprendista.
«Buona idea.» Scese dal carro e Davon fece lo stesso.
«Mi chiamo Ghiryon, sono un mercante giunto da Perlagosh!» Si presentò l'uomo, incamminandosi verso il Tekrott. «Ho sentito parlare molto di lei durante i miei viaggi commerciali. Siamo giunti fin qui perché ho sentito dire che lei vende delle protoreliquie. Non si preoccupi, il denaro non è un problema...»
«Vediamo un po'...» Farfugliava tra sé e sé la creatura, alla disperata ricerca di qualcosa. Per come stava scavando tra i rottami, i due mercanti credettero si trattasse di una caccia al tesoro. «...Sono sicuro di averlo lasciato qui. Si, si! Proprio qui! O forse era qualche catasta più in là? Saranno passati dieci o quindici anni oramai, ma è difficile che la memoria mi giochi brutti scherzi. Sono vecchio e rimbambito, ma non per cose così importanti! Si, si! Non per cose così importanti!» Ripeté, scoppiando in una risatina stridula.
«Mi dispiace disturbare la sua...qualunque cosa stia facendo...ma...» Continuò l'uomo a pochi passi. «... Ma come le stavo dicendo, siamo giunti fin qui da Perlagosh. È tutto il pomeriggio che viaggiamo. La nostra giumenta è stremata...»
«Per i lunghi e scuri baffi di mia madre!» Sussultò per lo spavento il Tekrott, rendendosi conto della loro presenza.
«Mi perdoni.» Disse Ghiryon. «Non era nostra intenzione farle paura.»
«Sono un Tekrott troppo vecchio per questi colpi! Si, si! Per questi colpi!» Tornò a far sentire la sua risatina acuta. «Qual buon vento vi porta a Vesphirya? Non si vedono spesso forestieri da queste parti.» Si pulì le spesse lenti da aviatore sporche di polvere che nascondevano piccoli occhietti neri e lucidi. «Ecco dov'eri finito!» Esclamò raccogliendo un pezzo di ferraglia dalla catasta.
«Mi chiamo Ghiryon e lui è Davon. Molto piacere.» Disse il mercante.
«Il piacere è tutto mio. Mi chiamo Gårlev.» Rispose la creatura.
«Come le stava dicendo poco fa il mio maestro siamo mercanti di Perlagosh. Vorremmo acquistare delle protoreliquie.» Spiegò il ragazzo.
«Oooh! Conosco Perlagosh. Si, si! Ci sono stato quando ero soltanto un cucciolo. I miei genitori andavano ghiotti per il vostro cacio prodotto con il latte delle vostre kumelk.» Sollevò il muso allungato e ricoperto da una peluria grigiastra, simile in tutto e per tutto a quello di un roditore, e annusò l'aria con curiosità. «Deve esserci un moljern nelle vicinanze. Spero finisca in una delle mie tante trappole!» Si guardò attorno con attenzione.
«Non vorremmo essere troppo indiscreti, ma la notte è ormai alle porte e non abbiamo molto tempo a nostra disposizione. Dovremmo ripartire il prima possibile.» Spiegò l'uomo.
«Non starete davvero pensando di viaggiare di notte? Nefaste creature strisciano tra le dune con l'ausilio delle tenebre.»
«N-nefaste creature?!» Si allarmò l'apprendista che già tremava come una foglia.
«Non vorremmo disturbarla...» Rifiutò Ghiryon. «Troveremo riparo in uno dei tanti ruderi.»
«Sarebbe davvero sciocco da parte mia lasciarvi andare. Equivarrebbe a morte certa.» Scoppiò in una fragorosa risata e i due poterono osservare i due incisivi ingialliti da roditore. «E poi, a dirla tutta, sono due settimane che non ricevo visite. Sarebbe un vero sollievo la vostra compagnia. Si. Si. Un vero sollievo!» Ridacchiò Gårlev.
«Se la mette così...» Rispose l'apprendista, guardando il suo maestro. «Non ci permetteremmo mai di mancarle di rispetto rifiutando l'invito.»
«Per i lunghi e scuri baffi di mia madre! Allora seguitemi, vi faccio strada!» Si incamminò verso il carro dei due mercanti.
I perlagosiani seguirono le indicazioni del sopravvissuto e in pochi minuti raggiunsero la casa. L'aveva costruita nel bel mezzo della piazza principale di Vesphirya. Un ventennio prima i Tekrott ci organizzavano la Grande Fiera una volta l'anno. Era un evento a cui tutti i mercanti dei territori meridionali di Hitarcia non osavano mancare, poiché si trovavano merci molto difficili da reperire nei comuni bazar. Oltre a ciò, era un'occasione che tutti non volevano perdersi per nulla al mondo, perché, giunta la sera, si beveva, si cantava e si ballava allegramente per tutta la notte fino al sorgere del sole. Era assai comune che nascessero incredibili amicizie e perfino improbabili storie d'amore. Il vecchio Ghiryon aveva avuto modo di partecipare a una sola Grande Fiera, quando era un giovane apprendista come Davon.
«La vita è un cerchio...» Bisbigliò il mercante ripensando alla sua gioventù.
«Cosa?» Domandò il giovane.
«Nulla...» Rispose.
«Dobbiamo sbrigarci...» Disse il roditore, spalancando i due enormi battenti che costituivano l'ingresso. Li aveva ricavati da pezzi di lamiere in fibracciaio. Erano l'unico accesso di un'alta muraglia fatta con scarti di ferraglia incastrati gli uni con gli altri. «...Ogni minuto che passa diventa più pericoloso stare qua fuori!»
«Forza Winnifred!» Il mercante ordinò alla giumenta di affrettarsi a varcare l'entrata.
«Benvenuti perlagosiani.» Disse il sopravvissuto chiudendosi l'ingresso alle spalle. «Questo è l'ultimo luogo sicuro in tutta Vesphirya.»
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Hitarsia: i racconti perduti ©
FantasiHitarsia è un mondo ricco di misteri che getta diviso in cinque regni governati dagli esseri umani: Noromrad, Soromrad, Ostomrad, Vestomrad e Midomrad. Ma gli umani non sono le uniche creature che abitano queste terre e gli equilibri per mantenere l...