Pregiudizi

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- Guardami, per favore.- ripeté dolcemente al bambino che gli stava di fronte.
- Dove sono la tua mamma e il tuo papà?-
Il piccolo sembrava piuttosto sconcertato da quella domanda: continuava a guardarsi intorno con aria disperata.
Stava annaspando. Sudava freddo.
Tante fitte lancinavano quel corpo indifeso mentre si contorceva sotto lo sguardo dell'uomo.
Roberto chiamò un'ambulanza e il 112.

- Signor Biggiani, quando ha conosciuto il bambino?-
- Io non lo conosco. Ero su una panchina e lui si è avvicinato. Sembrava triste e credevo si fosse perso...- venne interrotto da un mormorio non molto silenzioso.
Lo diceva anche Giorgio Frastagna.
Il pedofilo.
- Dunque stava dicendo che il bimbo le si è avvicinato, e poi? Cosa ha fatto lei?-
- L'ho ignorato inizialmente.-
- Ma poi ha chiamato l'ambulanza.-
- Ha avuto un attacco di panico quando gli ho chiesto dei suoi genitori.-
- Non ha visto altre famiglie nel parco?-
- No, signore.-
- Ha idea di chi possa essere quel bambino?-
- No, non l'ho mai visto.-
- Ce ne accerteremo signor Biggiani. Firmi la sua deposizione e cerchi di rimanere in città.- concluse con algida gentilezza il Tenente Cartolano.
- Arrivederci - pronunciò Roberto, dirigendosi verso l'uscita della caserma.
- Spero di no.- aggiunse sottovoce, camminando lungo il marciapiede bigio.
Giornata frustrante.
Prima il capo alla fabbrica, ora questo.
Perché le persone giudicano troppo velocemente?
Dio, gli avevano dato del pedofilo.
La verità è che i pregiudizi ci sono e ci saranno sempre, nonostante lo si neghi.
Vengono sempre confusi con le prime impressioni.

Si sedette sulla poltrona alla fioca luce della candela...no, lui non possiede alcun oggetto del genere; era la sua fantasia...
Forse sognava troppo... Immaginazione da scrittore.

Come se lavorare dodici ore il giorno gli concedesse del tempo da dedicare alla scrittura.
Altro che stacanovismo.
Produrre gomme da masticare dal grano è una delle prime cose che si apprendono alla Brancovini.

Come si può credere che tutti gli scrittori scrivano fino all'alba, fumando sigarette e inalando più caffeina che acqua?
È questo che manipola i pensieri delle persone.
Scrittori che bevono fino a diventare esageratamente sbronzi.
Scrittori coinvolti in avventure realistiche quanto un drago volante.
È tutto così confuso.
Roberto. Che razza di nome mi hanno dato?
Ah già, i miei non sono scrittori: il nome non rispecchia e non è indice del mio carattere.
Cazzo.
Nessuna cosa gli andava per il giusto verso.
Eppure era lì, immobile. Non si teneva la testa tra le mani, né spaccava oggetti, come in quei dannati libri.
Non usciva nel mezzo della notte.
Non correva come un forsennato ogni mattina, prima del lavoro.
Si sentiva inadeguato, ovunque egli andasse.
Questa sensazione sembrava scaturire dalla sua anima.
E la cosa più terribile era non poter lottare contro il suo tormentatore.
Si può sconfiggere il vuoto?


I Colori della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora