Incoerenze

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- Credi sia facile vederti così e non poter fare niente, eh?-
Distolse lo sguardo dal ragazzo, mordicchiandosi le unghie.
- Ma a te che importa? Te l'avevo detto che non sono una brava persona.-
- Sì, lo sei. Smettila di contrastarmi solo per sentirti dire che sei fantastica.-
- Ah sì? Credi che io lo faccia per questo? Che io sia così… ipocrita? Ma tu cosa ne sai, eh, cosa ne sai?-
- Cosa ne so… ahah… Me lo chiedi pure? Dopo tutto quanto?-
- La smetti di prendermi in giro? Non te l’ho mica chiesto io di starmi vicino. E sai perché l’ho fatto? Proprio per questo; perché sapevo che me l’avresti rinfacciato!-
- Sono così spregevole per te? Cosa ti costa sfogarti eh? Per una volta smettila di tenerti tutto dentro e parla, porca puttana!-
- Mi costa tutto! Non voglio che la gente pensi che io sia solo un problema! Anche se… in effetti… lo sono. Però non si tratta solo di questo! E poi cosa dovrei dire? Fammi capire.-
- Yumna…-
- Sì, grazie. Lo so come mi chiamo.-
- In verità avresti dovuto dire “Franco…” con tono esausto.-
La ragazza sorrise, involontariamente.
- Lo sai anche tu che non sono prevedibile.-
- Già… beh… allora?-
- Allora cosa?-
- Non mi dici niente?- disse accompagnando le parole con con un’alzata di spalle, come per incoraggiarla.
- Che ti devo dire? Sai praticamente tutto… -
- Non fare così…-
- Così come, scusa?-
- L’indifferente-
- Io? Indifferente? Ma quando mai!-
- Ma perché? Perché continui a insistere? Lo sai che non me ne andrò!-
- Senti, non mi va di parlare. Punto e basta.-
- Come vuoi... Però ricorda che quando tutti ti hanno lasciata io sono rimasto!-
- Me lo stai rinfacciando? Lo sai anche tu che posso stare benissimo anche da sola, se voglio. Ciao.-
Perché?
Non ho paura della morte.
Perché era così difficile esprimersi con le persone?
Non riusciva a spiegare quello che stava prendendo posto dentro alla sua mente. I suoi sforzi erano vani e, sinceramente, era anche stanca di parlare.
C’erano, però, quei momenti pieni di brio in cui lei amava dissolversi e la presenza di qualcuno al suo fianco non le sarebbe stata sgradita.
Sapeva che era impossibile.
Nessuna persona, neanche quella più paziente del mondo, avrebbe sopportato i suoi cambiamenti, le sue riflessioni e i suoi silenzi.
Perciò si limitava a simulare una falsa felicità… o una sorta di gaiezza leggera.
Il fatto è che era piena di pensieri contrastanti, un ossimoro vivente, incoerenza pura.
E se fosse successo adesso?
Come avrebbe potuto gestirlo?
Di cosa sarebbe stata capace?
Era in subbuglio per questi timori-purtroppo- fondati.

Ma era così irrazionale! Come potevano pretendere che lei gestisse una così grande cosa da sola?
A lei non dispiaceva fare le cose da sola; per niente.
Si fortificava con i commenti spregevoli che le rivolgevano, e con i loro rifiuti alle sue richieste. 
Ora sapeva di poter riuscire qualunque cosa da sola.
Al suono della campana uscì dalla scuola e percorse i quindici minuti che la separavano dalla stazione.
- Yumna ! – la chiamò l’amica.
- Aida! Come stai?-
- Bene, dai. Tu? Hai visto che questo sabato c’è la liberazione?-
- Sì, ma tipo…credo che passeranno alle nove da noi, se partono dal centro.-
- Credo di sì, al massimo ti scrivo e ti dico appena ci liberano.-
- Apposto, allora. Mm... novità?-
- Niente gita a Londra quest’anno.-
A Yumna non sfuggì il lieve sorriso che si era formato sul viso dell’amica. Decise di non approfondire la questione, pur morendo dalla curiosità di saperne di più.
- Avevamo una versione di latino stamane.-
- E com’è andata? Era lunga?-
- Era di sedici fottutissime righe. Ah, e ce l’ha fatta fare in un’ora e mezza, con dieci gradi.-
- Ma è illegale! Dovevate uscire.-
- Esatto, dovevamo. Ma siamo al classico, non all’ Ipsia.-
Le due ragazze continuarono a scambiare due chiacchere anche sull’autobus finché Aida non fu arrivata alla sua fermata.

Che bella giornata… Ci manca solo sta squintilinata di compiti di greco e matematica.























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