32. Appuntamento.

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CHAT: Il trio magico✨

Xavier, Jordan e Shawn.

Shawn Froste:

Ragazzi
[07:18.]

Ho bisogno di parlarvi.
[07:18.]

Jordan Greenway:

Sei incinto?

[07:19.]

Shawn Froste:

....No.

[07:20.]

Jordan Greenway:

Allora non m'importa.

[07:21.]

Shawn Froste:

Ho un appuntamento.

[07:21.]

Jordan Greenway:

CHE COSA

[07:22.]

Xavier Foster:

CHE COSA MI STAI DICENDO

[07:24.]

Shawn Froste:

Sí.
Con Axel.
Axel Blaze.
Vi prego, ho bisogno di vestiti e- per favore venite qua ad aiutarmi.

[07:25.]

Xavier Foster:

Dacci dieci minuti.

[07:25]

Shawn lanciò il telefono sopra al letto, con il cuore che batteva all'impazzata. Sentiva una strana sensazione al petto; aveva paura di far tardi nonostante l'appuntamento fosse alle 09:30. Ma che ci poteva fare?
Guardò in modo insistente l'orario, e quando sentí bussare corse verso la porta scendendo a due a due le scale. Si gettò contro di essa e la aprí velocemente.
Vide Jordan e Xavier entrambi con una borsa gigante, e corrugò la fronte.
«Cosa sono quelli...?»
Indicò con l'indice i due borsoni.

«Vestiti! Hai detto che ti servivano, no?»
Sorrise Jordan, avvicinandosi a lui, tutto contento.
«C-Cosa...? D-Davvero?»
«Certo!»
«E anche io ne ho portato un paio!»
Sorrise Xavier, indicandosi la borsa. Shawn li guardò, quasi emozionato per tutta quella gentilezza, e gli si fiondò addosso, abbracciandoli forte. «Grazie!» Urlò, e i due si guardarono straniti, ma subito dopo ricambiarono.

«Su, su, ora andiamo in camera tua e ci spieghi tutto.»
Sorrise Jordan, salendo le scale. «E anche perché questa cosa pesa!» Sbuffò, incamminandosi. Sapeva perfettamente dove doveva andare, e Xavier lo seguí sorridendo, come del resto Shawn. Entrarono in camera sua e i due ospiti si sedettero sul letto, contenti.

«Okay, ora racconta.»
Disse Xavier, e Shawn prese un grosso respiro.

«Ehi, Shawn.»
Si sentí chiamare mentre stava lavorando al loro progetto nel laboratorio di chimica. Iniziava a sistemare tutto, e si infilò i guanti lentamente. Si girò verso Axel, come per spronarlo a parlare.

«Dimmi, Ax.»
Sorrise, anche se non poteva vederlo, perché aveva la mascherina. Si chinò, iniziando a contare quante gocce del liquido rosso dovessero entrare nella boccetta. Aveva imparato che il liquido non veniva messo né mentre guardavi dal basso, né dall'alto, perché non dovevi rischiare di metterne di meno o di metterne di più. Va tutto versato mentre guardi orizzontalmente la cosa, mettendoti di fronte la boccetta. Con precisione professionale, assottigliò gli occhi; voleva che fosse perfetto.

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