Sembrava una giornata d'inverno come le altre.
Il cielo cupo e gelido, gli alberi spogli e le vie isolate.
Alcuni cumuli densi e gravidi d'umidità fluttuavano nel cielo, ma l'aria era così gelida che era più probabile che si trasformassero in neve.Era sempre stata in ottima salute, ma quel giorno, in modo del tutto insolito, avvertì una fitta atroce al petto. La testa le pulsava, il respiro era irregolare e, dopo aver cercato invano un punto d'appoggio, perse l'equilibrio e si accasciò sul suolo ghiacciato.
Si era sentita strana per tutta la giornata, ma non voleva rinunciare ad un corso per una semplice sensazione. Si era ripetuta: "Passerà presto, concentrati."
Invece, ora si trovava ad arrancare sul suolo ghiacciato, senza nessuno che potesse aiutarla.
Era completamente sola.
Candidi fiocchi di neve iniziarono a cadere, posandosi delicatamente sul suo viso tirato dal dolore. Pensò di avere un infarto ed il panico si insinuò dentro di lei, consumandola come un ospite indesiderato. Tentò di chiamare aiuto, ma la voce le si mozzò in gola.
La vista si offuscava, aveva perso completamente le forze e le speranze. Era una sensazione sgradevole ed angosciante. Era giovane, conduceva una vita sana e pacata, per Dio, era impensabile che stesse avendo un infarto!
Ad un tratto, da lontano, riuscì a scorgere delle ombre; sembravano due uomini... era insolito vedere delle persone, solitamente quella strada era sempre deserta, ma in quel momento, non le parve così strano, anzi lo trovò estremamente provvidenziale. Voleva solo che qualcuno la soccorresse, che chiamasse un'ambulanza. Si trascinò verso di loro, provò a chiamarli e a farsi notare (seppur inutilmente, poiché la sua voce non ne voleva sapere di uscire), e fu in quel momento che vide qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere.
Sangue.
Molto sangue.
Mentre si trascinava verso quelle figure, vide l'uomo più alto lanciare qualcosa che le cadde vicino. Era la testa mozzata di un uomo, gettata e abbandonata in un lago di sangue scuro. La testa, oltre ad essere stata brutalmente separata dal corpo, era anche stata recisa in due, con il volto tumefatto, chiunque fosse era irriconoscibile.
Vomitò.
Sentiva un ronzio tremendo, lo stomaco pervaso dagli spasmi e in preda ad un orrore viscerale si pose una domanda. "Dov'è il corpo?"
Con sgomento alzò lo sguardo e scrutò l'orizzonte. Vide il corpo, ma sarebbe stato molto meglio se non l'avesse mai visto. Martoriato e dilaniato, giaceva ai piedi di un uomo mascherato, vestito interamente di nero. Anche la sua maschera era nera, ma aveva sull'occhio destro una grande stella blu, ora screziata di rosso. Senza accorgersene, la voce che fino a un attimo prima non voleva uscire, fece il suo ingresso trionfale, facendola gridare a pieni polmoni. Quella stessa voce che fino a poco prima le serviva per invocare aiuto e attirare l'attenzione di quelle figure indistinte, ora sarebbe stata la causa della sua morte.
Se fino a poco prima la sua presenza era rimasta velata, ora scorgeva era in bella vista e non ci volle molto per vedere nitidamente quell'uomo avanzare verso di lei. Inizialmente a passo lento, poi prese a correre, brandendo la sua arma. Si avvicinò e la colpì.
Dopodiché, il buio.
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Innamorata del mio assassino
Adventure#15 in azione 19/12/2017 La strada isolata, l'aria pungente...ho bisogno di aiuto. C'è una persona...o forse due..? Attirare la loro attenzione fu il mio più grande sbaglio. Forse però, fu anche il più bello.