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La vita al borgo sembrava tornata a scorrere lenta e sonnacchiosa.
Matteo si gettò a capofitto nel lavoro, ancora un po', in verità, risentito con i suoi amici per via del loro comportamento insensato e furioso con Paolo che continuava a contattarlo soltanto per insultare lui e Omar.

Le ingiurie del giovane avevano iniziato a dargli particolarmente fastidio: Paolo era sempre stato sboccato, per certi versi anche volgare, ma tutto quello era parte del pacchetto. Era sempre stato un tipo abbastanza fastidioso e lui l'aveva sempre accettato per come era fatto: per un certo periodo aveva anche creduto di essersi infatuato di lui e sapeva che nulla avrebbe cambiato del suo amico perché qualsiasi cosa avesse desiderato vedere mutare in lui, anche la più piccola e apparentemente insignificante, lo avrebbe reso una persona diversa da quella che era.

Tuttavia, non poteva negare la propria insofferenza, l'irritazione crescente nel leggere i suoi messaggi saturi di offese nei confronti di Omar: era un po' come se Matteo conservasse i lasciti del suo senso di protezione nei confronti dell'altro, e quelli continuassero ad accendersi alla minima occasione, con lo stesso ardore con cui lo avevano coinvolto quando era stato innamorato del suo ex.

-Ancora qua stai?- gli chiese Anna, entrando nella sua stanza senza neanche bussare.
-Buongiorno anche a te- mormorò il giovane, stropicciandosi gli occhi con una mano, allontanandosi dalla scrivania, colpendo appena il pavimento con i piedi. La sedia girevole lo condusse nei pressi del letto, proprio mentre sua madre svuotava sopra di quello il contenuto della cesta che reggeva tra le mani: pantaloni, calze, slip e un paio di t-shirt finirono sul letto sfatto. Matteo sollevò un sopracciglio con fare interrogativo.

-La tua biancheria pulita- rispose Anna. Il giovane alzò brevemente gli occhi al soffitto, prima di riportarli sulla madre.
-Potevo pensarci io- protestò.
-È questo il tuo ringraziamento a un mio gesto gentile?- lo punzecchiò lei, portandosi una mano al petto con fare teatrale.
-Volevi che lo lasciassi- sbottò Matteo, alzandosi dalla sedia e uscendo dalla stanza quasi di corsa.

Anna rimase per un paio di secondi a fissare la soglia della stanza del figlio, sentendo la porta di ingresso chiudersi con violenza, deducendo da quello che Matteo aveva preferito fuggire ancora da un confronto con lei, anziché affrontare a viso aperto quell'argomento.
Al sicuro dallo sguardo accusatore del figlio, lasciò che i lineamenti del suo viso si facessero più dolci, abbandonando la sua solita maschera di arroganza. Trasse un lungo sospiro, iniziando a piegare la biancheria di Matteo, riponendola nell'armadio con gesti meccanici.
-Questo era prima che mi rendessi conto che...- disse, rivolgendosi al nulla, ma anche davanti al silenzio della stanza, nella completa solitudine in cui si trovava in quel momento, preferì tacere il proprio pensiero, spaventata dall'assurda eventualità di essere udita.

Matteo serrò le lebbra e si allontanò piano dalla parete contro cui teneva le spalle poggiate: percorse il corridoio di casa con passo felpato, uscendo poco dopo. Non aveva voluto davvero origliare le parole della madre e si vergognava di quel suo comportamento, ma sentiva che qualcosa gli stava sfuggendo e non volendo chiedere aiuto, non desiderando mostrarsi debole agli occhi di qualcuno che lo conosceva, preferiva continuare a indagarsi in solitudine, nella speranza di trovare presto una risposta alla propria inquietudine.

Uscì dal retro del laboratorio, per evitare gli avventori della piazza e si nascose subito, sorprendendo due persone che bene conosceva, parzialmente nascoste dal grande albero che campeggiava poco più in là dall'uscita di sicurezza del locale.
Le due persone coinvolte sembrava non avessero udito la porta antincendio aprirsi e chiudersi con il suo inconfondibile tonfo, troppo prese com'erano in una conversazione dai toni morbidi e confidenziali.

Matteo si nascose dietro l'angolo più interno del palazzo, continuando a spiare i due, sentendosi come un ladro intento a rubare l'intimità altrui, provando una vergogna indescrivibile per ciò che stava continuando a fare.
Le persone in questione, che tanto avevano attirato la su curiosità, erano Luca e Omar.

UNSETTLED ~ Storia di amori e gelosieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora