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Il giorno seguente, Matteo uscì di casa abbastanza presto, nonostante non avesse chiuso occhio per quasi tutta la notte, correndo in direzione della palazzina dove viveva Omar, subito dopo aver appreso dalla madre che proprio quel giorno, Luca Rasi si sarebbe trasferito nell'appartamento al terzo piano.
Ricordava ancora, con un certo sgomento, lo strano sguardo che quello aveva rivolto al suo compagno e impazziva all'idea di saperli a vivere a un piano di differenza l'uno dall'altro.

Luca si sarebbe trovato a stare a contatto con troppa facilità con Omar e quella consapevolezza lo mandava fuori di testa.
Mentre si avvicinava nei pressi della sua destinazione, con il fiato corto a causa della corsa, vide Paolo uscire dalla casa di Alice, tenendo tra le mani un sacchetto di carta: lei e la sua famiglia erano i panificatori del paese. Pane, pasta fresca, biscotti, torte e altre leccornie venivano prodotte direttamente dentro il soggiorno di casa, che comunicava con la cucina, dalla quale arrivava in strada un odore delizioso, di pietanze in cottura, fuggendo da quella attraverso le finestre che si aprivano direttamente sulla strada.

-Ehi!- lo salutò Paolo e Matteo si fermò subito, sentendo il cuore balzargli in gola. Ricambiò velocemente il saluto dell'altro, abbassando gli occhi al suolo per non rischiare di ricambiare il suo sguardo, provando un certo disagio nel trovarsi da solo in sua presenza.
Cercò di girare intorno al giovane e superarlo, ma quello lo trattenne per un polso, richiamdo la sua attenzione.
-Tutto bene?- gli chiese e Matteo, suo malgrado, si trovò a fissarlo in viso.

Come se l'altro fosse una specie di incantatore, rimase paralizzato, sentendosi annegare dentro gli occhi dell'amico: era come essere risucchiato all'interno di un pozzo senza fondo, precipitando verso l'abisso, mentre il respiro si esauriva nella paura.
Scosse la testa, tentando di sfilare il polso dalla mano dell'altro, percependo il calore di quel tocco contro la pelle, come se le dita di Paolo fossero diventati dei tizzoni ardenti in grado di ustionarlo.
-Bene- rispose secco, senza riuscire a interrompere il loro contatto: si rese conto che non voleva farlo e rimase immobile in attesa che quella situazione seguisse il suo corso.

-Tu e Omar avete fatto pace?- gli chiese Paolo e Matteo si sentì arrossire, ripensando alla notte precedente e finì per annuire in risposta a quella domanda. -Sono contento- continuò il giovane, mollando la presa sul suo polso.
Matteo si odiò nel sentirsi improvvisamente triste e amareggiato per la fine di quel contatto, ma non poteva impedirsi di provare quei sentimenti e nel rendersi conto che tali erano i pensieri che tanto lo avevano confuso nell'ultimo periodo - dei sentimenti veri e propri, non solo pensieri fugaci come aveva ipotizzato sino a quel momento -, iniziò ad agitarsi. L'altro se ne accorse e aggrottò la fronte preoccupato per l'amico.

-Ultimamente litigate spesso- disse Paolo e Matteo sbuffò.
-Sono cose che capitano, nulla di che-
-Ho visto Omar molto triste-
-Anch'io lo sono stato- lo interruppe il giovane, rivolgendogli un'occhiataccia.
Paolo fece un passetto indietro, allontanandosi da lui e Matteo dovette costringersi a restare fermo per non accorciare di nuovo quella distanza tra di loro.
Voleva toccarlo. Abbracciarlo, baciarlo.
Il senso di colpa arrivò subito, prendendo a tormentarlo.

-Mi dispiace che le cose tra di voi non vadano bene. Io e Omar siamo amici; lo siamo anche noi... Non so come spiegarlo. Non voglio farti pensare che se qualcosa dovesse succedere tra di voi ti abbandonerei schierandomi dalla parte di Omar. Però, penso che sarebbe inevitabile per me avercela un po' con te-
-Non capisco dove tu voglia andare a parare- disse Matteo, infastidito da quelle parole.

Non lo aiutava continuare a fissare gli occhi castani dell'altro, indugiare con lo sguardo tra i suoi lineamenti, sulla curva dolce delle labbra, sul disegno deciso della mandibola, sul collo così sensuale, desiderando di riempirlo di baci e morsi in preda alla più sfrenata passione. Deglutì sonoramente, cercando di trasformare quella dolorosa tensione sessuale in rabbia, ripetendosi nella mente le parole che Paolo gli aveva appena rivolto.

-Mi dispiace, te lo ripeto, ma di una cosa sono sicuro. Omar ti ama: lo vedo da come ti guarda, come se ti venerasse. Se la vostra relazione dovesse finire, sarebbe per colpa tua, Mattè, e non so se potrei perdonarti di avergli spezzato il cuore- disse Paolo, incrociando le braccia sul petto, lasciando che il sacchettino che teneva in mano battesse contro un suo gomito, producendo un rumore che parve divenire assordante per Matteo, quasi come uno sparo.
Sussultò, consapevole di quanta ragione fosse annidata tra le parole del suo amico. Non sapendo che altro fare oppure dire, si limitò a stringersi nelle spalle, cercando di riprendere il suo cammino verso casa del suo compagno.

Stranamente, Paolo lo affiancò, prendendo a camminare con lui.
-Mi segui?- gli domandò Matteo, con tono sprezzante.
-No. Sto andando da Omar. Mi ha chiesto di comprare un paio di cornetti da portare al nuovo vicino, per dargli il benvenuto- a quelle parole Matteo si sentì come pietrificare, i muscoli si irrigidirono sotto la pelle, facendolo bloccare di colpo.
-Stai scherzando?- gli chiese furioso e Paolo si volse appena nella sua direzione, rivolgendogli uno sguardo indecifrabile, mentre continuava a camminare.

Matteo raggiunse l'altro con una piccola corsa, sentendo il cuore riprendere a battere velocemente nel petto e quella volta non fu colpa della sua attrazione nei confronti dell'amico.
-Sta fraternizzando con il nemico?- chiese e Paolo si lasciò andare a una risata sprezzante.
-Il nemico? Ma ti senti quando parli? Che cazzate vai sparando?-
-Non lo conosciamo! Potrebbe essere un poco di buono-
-In realtà è uno studente. Starà qui per qualche mese, cercando di ricostruire la storia del borgo-
-Ma a chi potrebbe mai interessare una roba del genere? Ti sei davvero bevuto 'sta balla?-
-Ma che ti importa se sia vero meno? Che ti cambia?-
-Secondo me è un cazzo di latitante che si sta nascondendo qui-
-Facile nascondersi all'interno di paesino che conta meno di cento anime e credere di passare inosservato. Certo, il tuo pensiero non fa una piega- ribatté ironico Paolo.

Matteo sbuffò e decise di tacere: avrebbe voluto tempestarlo di domande su Luca Rasi, ma preferì non indispettirlo ulteriormente. Quello era arrivato in paese meno di ventiquattro ore prima e il suo amico sembrava saperne già tanto sul suo conto: certo, era anche parte del suo lavoro assicurarsi delle buone intenzioni altrui, dato che era uno dei due carabinieri del loro paesino; ma sperava solo che una tale curiosità nei confronti del nuovo arrivato non avesse colpito anche Omar.
Matteo si sentiva di potere nutrire tutti i dubbi del mondo riguardo i propri sentimenti verso di lui, ma Omar era suo. Non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.

Svoltarono a sinistra, iniziando la piccola salita che li avrebbe condotti alla loro destinazione: arrivarono lì nel giro di un paio di minuti.
Matteo si avvicinò alla porta della palazzina, tirando le chiavi fuori dalla tasca ed entrarono dentro, per poi salire al primo piano.
L'edificio era stato diviso in tre appartamenti: al pianterreno Anna aveva sistemato gli ambienti, rendendo quel luogo una specie di grande sgabuzzino dove riporre tutte quelle cose di cui non aveva idea di che fare, ma delle quali non voleva sbarazzarsi. Aveva reso un unico appartamento quelli del primo e secondo piano, collegandoli tramite una scala interna e lì abitavano Omar e la sua famiglia; mentre del bilocale al terzo piano aveva preso possesso il nuovo nemico di Matteo.

Non sapeva per quale motivo, effettivamente, si sentisse tanto minacciato da lui: certo era che non lo voleva vedere ronzare intorno al suo compagno. 
Stava per bussare alla porta di casa Demir quando Paolo tornò a strattonarlo per un polso. Matteo gli rivolse uno sguardo interrogativo, rendendosi conto di quanto l'altro fosse incazzato con lui.
Paolo gli si fece pericolosamente vicino, tanto che l'amico fu in grado di sentire il profumo del suo dopobarba solleticargli le narici.

Matteo percepì il panico tornare a rendergli confusi i pensieri, mentre Paolo azzerava la distanza tra di loro, poggiando brevemente le labbra sulle sue. Il giovane quasi urlò per lo stupore, ma non si ritrasse, troppo sconvolto da quell'inaspettato risvolto della situazione.
-Allora?- gli domandò Paolo subito dopo, sempre più arrabbiato.
-Cosa?- balbettò Matteo, incredulo.
-Sei davvero innamorato di me?- gli chiese a bruciapelo.

Il giovane spalancò gli occhi, compiendo un passo indietro, alzando le braccia verso di lui, cercando di tenerlo lontano da sé.
-Ti ho visto, Mattè. Mi sono accorto di come mi guardi e te lo dico già da adesso: mi fa schifo il pensiero che tu possa lasciare Omar per me. Non te lo perdonerei mai e sì, in quel caso non avrei nessun senso di colpa nel decidermi di schierarmi dalla sua parte. Finiscila con 'ste cazzate e torna in te!- disse, cercando di non urlare, dopodiché suonò il campanello di casa Damir, voltandogli le spalle.

UNSETTLED ~ Storia di amori e gelosieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora