Quella notte, Matteo venne tormentato da incubi mostruosi: si rigirava tra le lenzuola, madido di sudore, gemendo di dolore, mentre nei suoi sogni vedeva Omar allontanarsi sempre più da lui, fare l'amore con Luca, dimenticarsi di lui.
Si svegliò di soprassalto e con il fiato corto.Dalla finestra che si apriva sulla parete alla sua destra, attraverso le veneziane, iniziava a filtrare la luce del sole, annunciando l'inizio di un nuovo giorno.
Il giovane scostò le coperte, sedendosi sul bordo del letto, che strinse forte tra le mani, cercando di calmarsi.
Il cuore gli martellata nel petto, la gola era serrata da una morsa dolorosa e non riusciva a deglutire senza sentire come innumerevoli aghi penetrargli la pelle.Scosse le spalle e seguì l'odore del caffè sino al bar, scendendo al piano inferiore in pigiama: sapeva che gli abitanti del borgo che potevano concedersi il lusso di consumare il caffè fuori casa non si sarebbero presentati prima delle ore dieci, mentre quelli più mattinieri non avevano tempo per recarsi al bar, poiché la corriera che li avrebbe condotti in città partiva prima dell'apertura del locale.
Trovò sua madre intenta a mettere in funzione la macchina del caffè, pulendo i bracci preparando la prima bevanda del giorno, che ebbe cura di buttare via subito dopo, consapevole, dopo tanti anni di esperienza nel settore, quanto il suo saporaccio la rendesse imbevibile.
Montò i bracci ancora una volta, mentre Matteo prendeva posto in uno degli sgabelli sistemati a ridosso del bancone e iniziava a scorrere le notifiche del suo cellulare, rispondendo con occhi ancora gonfi di sonno ai messaggi dei suoi amici.-Buongiorno- disse Anna con tono sprezzante e il figlio si limitò ad alzare una mano nella sua direzione, continuando a comporre messaggi e leggere quelli che riceveva da Claudio e Diego, già svegli e in viaggio verso Roma, per presentarsi su i loro luoghi di lavoro. Alice si scusò brevemente con un messaggio composto con parole cariche di refusi, informando gli altri che quella mattina si era svegliata tardi e stava ancora aiutando i suoi genitori a impastare il pane per la giornata.
-Hai intenzione di continuare a non rivolgermi la parola?- gli chiese sua madre. Matteo bloccò la schermata e lasciò il cellulare sul ripiano del bancone: incrociò le braccia sulla superficie, nascondendo il viso tra di esse, ignorando apertamente le parole della donna. Aveva deciso di non parlare più con lei dal giorno prima: aveva smesso nel momento in cui si era chiuso in camera sua verso l'ora di pranzo e aveva continuato imperterrito durante tutto il resto del giorno, ignorando ogni tentativo da parte dell'altra di intavolare una conversazione con lui.
Era arrabbiato con lei, con Rashid, Omar e Luca, Paolo, ma soprattutto con se stesso: era arrivato alla conclusione, quella notte, tra un risveglio tormentato e l'altro, che se provava tanta gelosia nei confronti del suo ex poteva esserci solo un valido motivo a spiegarne il perché.
Non aveva avuto il coraggio neanche di ammetterlo limitandosi a pensare quella risposta, ma sapeva che stava lì, a premere contro il suo cuore e tutte le sue sicurezze, quando ormai era certo che fosse troppo tardi per cercare di cambiare quella situazione.La colpa era sua: non poteva rimproverare nessun altro per come erano andate le cose tra lui e Omar; però quello non lo aiutava, perciò iniziò a rivolgere la propria insofferenza verso tutti coloro che lo circondavano, iniziando proprio da sua madre, per poi passare persino attraverso i suoi amici, rivolgendo loro messaggi che contenevano frasi brevi e prive di interesse, apertamente ostili.
Cercava soltanto uno spiraglio dove intrufolarsi e scatenare la rissa.
E sua madre sembrava avergliene appena fornito uno.-Esatto. Preferisco evitare ulteriori pugnalate- sussurrò.
Anna gli diede uno scappellotto, per poi tornare a voltarsi verso la macchina del caffè, interrompendo il flusso del liquido all'interno delle tazzine. Matteo si massaggiò la nuca, rivolgendole un'occhiataccia.
Prima che potesse aprire bocca, però, sua madre gli servì il caffè e afferrò la zuccheriera.
-Lo prendo amaro, dannazione!- sbottò Matteo, ma sua madre lo zittì subito, spalancando appena gli occhi e nonostante suo figlio tenesse una mano alzata sopra la tazzina, quella prese a riempirla di cucchiaini stracolmi di zucchero: tre, per essere precisi.Matteo la osservò quasi sgomento, mentre Anna sembrava ripensarci, mettendo un altro cucchiaino di zucchero nel caffè, per poi mescolarlo con violenza: afferrò la tazzina per il manico, avvicinandola alle labbra del giovane.
-Bevi- ordinò.
-Non ci penso nemmeno- protestò Matteo.
-Bevi!- sbottò sua madre. -Così vediamo se almeno lo zucchero riesce a renderti meno stronzo, più dolce- il giovane batté le mani sul ripiano del bancone, con violenza, alzandosi dallo sgabello.Anna tornò a spalancare gli occhi e suo figlio si morse la lingua con forza per non doverle rispondere. Agguantò la tazzina e ne tracannò velocemente il contenuto, sentendo il gusto orribilmente dolce di quello che un tempo era stato caffè, rendergli la bocca pastosa, le papille gustative ricoperte di granelli di zucchero: trattenne a stento un conato di vomito, soltanto per orgoglio.
Si asciugò malamente le labbra con una mano, senza distogliere gli occhi da quelli della madre.
-Bene- disse Anna, voltandogli le spalle e riprendendo con le sue faccende.
Matteo si lasciò andare a un paio di smorfie di disgusto, afferrò un bicchiere da sotto il ripiano di vetro che si apriva in una parte del bancone e corse al rubinetto dell'acqua, riempiendolo e subito dopo bevendone il contenuto con avidità.Il giovane non poteva saperlo, ma sua madre sentì e riconobbe i rumori prodotti dai suoi gesti e si lasciò sfuggire un sorrisino soddisfatto, mentre continuava a volgergli le spalle.
-Tu e Rashid, eh?- le chiese sarcastico il figlio poco dopo e Anna si irrigidì subito, sentendosi impallidire per lo stupore. Si volse in direzione del figlio, voltandosi molto lentamente. Matteo rise soddisfatto dalla sua reazione e prese a torturarsi un labbro con un paio di dita.
-Da quanto va avanti questa storia?- le domandò.La donna tornò a prendersi cura della macchina del caffè, ma i suoi gesti divennero brevi e nervosi.
-Non c'è nessuna storia. Ieri è venuto ad aggiustare questa stupida lavastoviglie: mi dà sempre problemi- disse, dando un calcetto al piccolo elettrodomestico incastrato nell'armadietto posto sotto la macchina.
-Non era venuto per la lavatrice di sopra, quella nuova e già K.O.?- le chiese con tono canzonatorio. Anna gli rivolse un'occhiataccia, colmando il proprio pallore con un inequivocabile rossore che prese a scaldarle le guance e il collo.Mentre i due stavano ancora lì, a sfidarsi con sguardi e paroline ambigue, qualcuno prese a bussare con insistenza contro i vetri della porta d'ingresso.
Si volsero entrambi nella direzione del nuovo arrivato e Matteo aggrottò la fronte, alzandosi dallo sgabello, dirigendosi verso la porta.Trafelata, con gli occhi scuri spalancati e terrorizzati, i capelli nerissimi, ricci e molto più lunghi rispetto quelli del fratello, Maryam stava lì a battere pugni, richiamando la loro attenzione e suscitando in Matteo e Anna un'ansia spropositata per via di quella sua irruzione.
Il giovane aprì la porta e la ragazza si gettò tra le sue braccia: Matteo la strinse forte a sé, mentre Anna usciva da dietro il bancone, andando loro incontro.
-Che succede?- le chiese preoccupata.La ragazza scosse la testa con le lacrime agli occhi.
-Calmati, ragazzina e dicci cosa sta succedendo-
Maryam annuì alle parole della donna, asciugandosi le lacrime con le dita, mentre Matteo le stringeva la vita sottile, cercando di confortarla accarezzandole il centro della schiena con i movimenti circolari e lenti di una mano.-Luca vuole portarlo via!- sbottò all'improvviso. Matteo sussultò come se fosse stato colpito in pieno da una pugnalata al petto. Maryam non era stata esaustiva tramite le sue parole, ma il giovane corse subito con la mente a riempire i vuoti e le domande lasciate in sospeso da quella sua frase.
-In che senso?- le chiese Anna, poggiandole una mano su di un braccio, rivolgendole uno sguardo dolce.
-Luca se ne andrà il mese prossimo. Torna a studiare a Londra. Ha finito il suo cazzo di tour per i borghi italiani: dice che ha tanto materiale per il suo progetto e ha chiesto a Omar di seguirlo... di andare con lui a Londra-
-Suvvia, tesoro- disse Anna con un sorriso. -Sono certa che tuo fratello non potrebbe mai fare una follia di questo tipo. Lasciare tutto, la sua famiglia, gli amici, per trasferirsi con uno sconosciuto in un altro Stato... non scherziamo!-Maryam si scostò da Matteo, rivolgendogli uno sguardo carico di accusa: il giovane rabbrividì appena, senza riuscire a trovare abbastanza voce per dire qualcosa anche lui. Si sentiva così stordito dal colpo subito; confuso e instabile.
Non voleva che Omar scappasse via, che si lasciasse tutti loro alle spalle, andando a vivere in un altro stato.
Non voleva che lasciasse lui.
-Ha già deciso. Ce l'ha comunicato ieri sera: partono la settimana prossima. Ed è tutta colpa tua, Mattè!-
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UNSETTLED ~ Storia di amori e gelosie
RomantikMatteo è un ragazzo capriccioso: lo sa bene Omar, che con lui intrattiene una relazione ormai da diversi anni. Nonostante tutto, Omar ama Matteo, ma Matteo non ha idea di ciò che vuole davvero... almeno sino a quando non arriva Luca. E Luca sembra d...